MILANO – La fabbrica dei miliardari hi-tech in Borsa continua a sfornare, con buona pace del Covid, nuovi Paperoni. La pioggia d’oro caduta giovedì nelle tasche dei fortunati soci di Airbnb (balzata del 120% nel giorno del debutto al Nasdaq) è solo l’ultimo capitolo di un 2020 da record per le nuove quotazioni tecnologiche e di quattro decenni in cui le aziende più innovative sbarcate a Wall Street hanno riscritto la mappa della ricchezza Usa. Rivoluzionando – dal Bill Gates a Jeff Bezos e Elon Musk – la classifica dei Re Mida nazionali ma regalando fortune anche gli investitori più pazienti.
Le new entry azionarie di quest’anno, in effetti, hanno quasi tutte avuto un esordio scoppiettante. Parlando solo delle ultime arrivate sul listino, Snowflake (software) ha chiuso la prima seduta con un +111% e 70 miliardi di capitalizzazione, Doordash (consegna cibo a domicilio) +80%, Zoom – la regina delle videoconferenze- +72%. Briciole, a voler essere pignoli, rispetto al +924% messo a segno a Shanghai da QuantumCTek, la prima azienda cinese di tecnologia quantistica a entrare in Borsa.
Al di là di queste partenze al fulmicotone, destinate magari a sgonfiarsi dopo poche settimane, i tesoretti più grandi accumulati a Wall Street in questi anni sono quelli garantiti dai maratoneti dell’hi-tech. Ovvero gli investitori grandi e piccoli che hanno puntato anni fa su quelli che oggi sono i colossi del Nasdaq e hanno avuto la pazienza di tenere in portafoglio le loro azioni.
Le formichine che hanno conservato quelle di Amazon, per dire, possono solo dire grazie a Jeff Bezos: la società è stata quotata nel 1997 come libreria online mettendo a segno – il buongiorno si vede dal mattino – un +31% nella prima seduta. Da allora non ha mai smesso di correre. E chi ha messo mille euro nella società 23 anni fa, si trova oggi in tasca 1,7 milioni. Mica male.
Ancor meglio è andata ai cassettisti che conservano da sempre titoli Microsoft. Loro hanno dovuto avere più pazienza (il titolo è sbarcato sul listino nell’86) ma alla fine sono stati ripagati con gli interessi. Bill Gates già nel 1987 è diventato a 32 anni il più giovane miliardario della finanza a stelle e strisce e i mille euro di 34 anni fa dei suoi soci sono oggi lievitati a oltre 2 milioni.
Qualche patema in più l’hanno avuto invece i fedelissimi di Facebook. Il social network di Mark Zuckerberg ha debuttato in Borsa nel 2012 a 38 dollari ma è scivolato rapidamente fino a 18. Chi ha tenuto duro, però, è stato ripagato con gli interessi visto che in otto anni l’investimento si è moltiplicato per sette. Una partenza falsa è stata anche quella di Uber, scesa del 7,6% al debutto prima di risalire (ma non troppo) la china.
Le stelle dell’hi-tech in Italia si sono invece spesso rivelate delle meteore, specie quelle nate nell’era della bolla della new economy. Allora, per dire, Tiscali era balzata in pochi mesi da 46 a 900 euro, arrivando a valere in Borsa 13 miliardi, più della Fiat. Oggi vale 150 milioni.