La maggioranza già non c’è. A due giorni dal voto decisivo in Aula sul Mes, Italia viva prende le distanze. E così Davide Faraone, capogruppo del partito di Matteo Renzi al Senato, decide di non firmare una risoluzione congiunta che gli altri partiti che sostengono il governo hanno depositato. Una risoluzione stringatissima, forse l’unica su cui si potesse trovare uno straccio d’accordo che non mandasse in subbuglio il M5s, proprio nel giorno in cui Giuseppe Conte viene a riferire alle Camere alla vigilia del Consiglio europeo che dovrà dare il via libera definitivo alla riforma del trattato del Fondo salva stati. “Sentite le comunicazioni del presidente del Consiglio, il Senato le approva”: questo il senso del testo redatto dal dem Andrea Marcucci, dal grillo Ettore Licheri e da Loredana De Petris di Leu, e già consegnato agli uffici della presidente di Palazzo Madama, Maria Elisabetta Casellati, depositato in tutta fretta per ottenere che sia il primo testo a essere messo in votazione in Aula dopo il discorso del premier.
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