Un dg molto poco discreto
E’ il 7 settembre 2020. Simone Olivieri, il direttore dell’Università per stranieri, ha pochi giorni per mettere in piedi una sessione straordinaria di esame di lingua italiana per Luis Suarez. Olivieri è entusiasta all’idea di avere nella sua università il calciatore e già si prefigura una collaborazione gomito a gomito con la Juve per tutte le pratiche come quella di Suarez. Il club bianconero, sulla partecipazione di Suarez all’esame, ha chiesto all’Ateneo discrezione. L’8 settembre i giochi appaiono fatti, la sessione è organizzata per il 17. Ma il direttore è sopraffatto da un’incontenibile eccitazione, colta dalle cimici piazzate dai finanzieri nel suo ufficio.
Alle 10,56 entra un altro collega. “Ti volevo raccontare una cosa però mi devi fare giuramento di sangue”, esordisce Olivieri. “Non hai idea su chi mi chiama fra un po’. Un personaggio sportivo. non ti è difficile arrivarci”. Sono trascorsi pochi minuti e la cosa sembra già di dominio pubblico, infatti l’interlocutore lo anticipa: “Suarez? Deve andare a comprare di corsa la certificazione?”.
Alle 13,42 è l’ora di Barbara, altra collega: “Senti una cosa urgente…”, le dice il direttore “allora, quello che ti sto dicendo è coperto da assoluta riservatezza… ehhh, sono in contatto con i vertici della Juventus per far prendere la certificazione linguistica a Suarez”.
“Stai tranchilla porqué lo estudio in l’avion”
Suarez ha avuto con una settimana di anticipo il pdf con le domande d’esame e la foto, raffigurante uno scenario di Assisi, che avrebbe dovuto descrivere in italiano davanti alla commissione. La sua preparatrice didattica, la professoressa Stefania Spina, alla vigilia del test chiama Lorenzo Rocca, l’esaminatore.
Spina: “Allora Lorè mi raccomando, adesso te mando il pdf del testo su cui ha lavorato, lui se lo porta in aereo. Glielpho mandato io tutto con le cinque parti, con la desrcizione delle domande. Quindi lui studia que’, l’avremo ripetuto forse venti volte. Lui ovviamente parla in spagnolo eh, tu l’hai visto, però…”
Rocca: “Sì, sì, sì, però…”
S. : “Tu segui i binari di quello, me raccomando non uscì da quello”
R. : “No, no, no…”
S. : “In ogni caso lui domani viene, mi raccomando Lorè non gli fa, non usci’ da quelle immagini, da quelle cose che già…”
R. : “No, tranquilla”.
Poco dopo, alle 20.27 del 16 settembre, la professoressa Spina chiama un’amica, Daniela Gambini, per confidarsi
Gambini: “Come palleggia il ragazzo? Dicce questo che ce interessa”
Spina: “Che lui me parlava in spagnolo praticamente perché lui ce provava a parlà italiano…lui guarda, era n’A1 preciso (il livello più basso, ndr), un principiante assoluto”.
G.: “Già”
S.: “E ovviamente noi dovevamo fallo passa per B1 e allora praticamente gli ho scritto il testo del… lo abbiamo fatto insieme eh?, perché l’ho fatto esercità…oh, abbiamo fatto 10 ore quindi insomma alla fine n’è manco poco”
G.: “No, alla fine no”
S.: “Insieme abbiamo costruito questo testo, gliel’ho scritto, gliel’ho mandato, gli ho detto ‘Luis studia questo, vai lì’, e lui oggi mi ha detto ‘stai tranchilla porché io lo estudio in l’avion”
I giornalisti non gli devono fare domande
In realtà, alla vigilia dell’esame, nessuno all’Ateneo per stranieri di Perugia è veramente “tranchillo”. L’esaminatore Lorenzo Rocca, dopo aver parlato con il calciatore, ha capito che la sua impreparazione rischia di diventare presto un segreto di Pulcinella, e chi ci può andare di mezzo sarà proprio lui, che firmerà il verbale di supermento della prova. E’ preoccupato. Quindi Rocca chiama la rettrice Giuliana Grego Bolli:
Rocca: “Io le telefonavo solo per, insomma, un attimo fare il punto sulla situazione di giovedì. Quando avremo questa sessione quasi ad personam, senza nominare la persona (…) Io ho parlato sabato, ho voluto apposta incontrarlo al volo su…”
Grego Bolli: “Sì me l’ha detto Stefania”
R.: “Eh, allora, lui si sta un po’ mermorizzando le varie parti dell’esame”
G.B.: “Eh, ma infatti è questo. Deve essere sul binario, ecco”
R. “Esatto, esatto, l’abbiamo stradato bene. (…) Il mio timore qual è? Che poi tirando tirando, diamo il livello ed esce, i giornalisti fanno due domande, in italiano, e la persona va in crisi. Quindi un po’ di preoccupazione ce l’ho perché è una gatta da pelare, come si fa, si fa male”
G.B. “Io credo che i giornalisti non gli devono fare le domande…(…) Quindi questo qui deve essere come quelli che scappano dalla porta di servizio, cioè non deve incontrare adesso i giornalisti. Ci sarà un’intervista che farà in seguito, sarà un altro discorso. Ma quel giorno non è che esce e deve trovare il giornalista”
(…)
R.: “Un po’ per la stessa ragione, per avere un secondo filtro, io suggerirei di far fare l’esame nella sua stanza da noi, perché c’è anche la porta del Cvcl (Centro valutazione e certificazioni linguistiche, ndr)”.
G.B.: “Ma certo ma certo (…). Nella mia stanza, chiudi la porta e finito lì. Va bene?”
Italiano par amigos
La sera del 17, a esame superato, Rocca si sente più rilassato. Verso le otto chiama un’amica.
Amica: “E quindi avete organizzato una sessione solo per lui, praticamente?”
Rocca: “No! Poi per la forma abbiamo anche chiesto ad altri. Abbiamo anticipato la sessione del 22 ad altri, per cui erano 5 o 6 più o meno”
A.: “Ho capito, ho capito. Dai, ovviamente lui parlerà italiano in una maniera abbastanza singolare immagino!”