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L’Istat rivede al ribasso il rimbalzo estivo. Per l’Ocse la ripresa del 2021 sarà al +4,3%

Dic 1, 2020
MILANO – L’Istat rivede al ribasso le stime di crescita del terzo trimestre del 2020. Tra luglio e settembre il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato del 15,9% rispetto al trimestre precedente contro il +16,1% indicato il 30 ottobre scorso e che aveva battuto le attese. Un rimbalzo, quello estivo, che secondo il ministro Gualtieri mette l’Italia al riparo dalla necessità di dover peggiorare la stima per l’intero 2020, intorno al -9%, nonostante la recrudescenza della pandemia d’autunno abbia portato a nuove chiusure e il quarto trimestre vada incontro di nuovo al segno negativo. Nel commento degli statistici si parla di una “conferma”, al di là dei decimali, del rimbalzo.

Anche l’Ocse aggiorna le sue previsioni economiche (il grafico) e per quanto riguarda l’Italia ci sono luci ed ombre. Da una parte, infatti, la stima sul 2020 si colloca in linea con le aspettative dell’esecutivo: -9,1%. Il dato dell’Organizzazione parigina è anzi “meno peggio” di quel che si paventava a giugno, quando la forbice andava tra il -11 e il -14 per cento. Per il prossimo anno, però, la ripartenza è vista solo al +4,3%, contro il +6% al quale puntava il governo nella Nadef, alla luce delle nuove chiusure arrivate in autunno.


I dati dell’Istat sull’estate: bene consumi e investimenti

“La stima completa dei conti economici trimestrali – osserva l’Istat – conferma che l’economia italiana, dopo la forte contrazione registrata nella prima metà dell’anno per gli effetti dell’emergenza sanitaria, registra un consistente recupero nel terzo trimestre”. Spiega ancora la nota dell’Istituto che la ripresa “è diffusa a tutti i comparti economici e, dal lato della domanda, è trainata sia dalla componente interna, sia da quella estera. Sul piano interno contributi alla crescita fortemente positivi sono venuti dai consumi privati (+7,5 punti percentuali) e dagli investimenti (+5,3), mentre la variazione delle scorte ha contribuito negativamente per un punto percentuale. A causa delle flessioni dei primi due trimestri, la variazione tendenziale resta negativa nella misura del 5%. La ripresa dell’attività produttiva si accompagna a una marcata ripresa dell’input di lavoro in termini di ULA (unità di lavoro equivalenti) e ore lavorate mentre le posizioni lavorative hanno registrato una debole crescita”.


Restando ai dati Istat, nei confronti del terzo trimestre del 2019 l’economia italiana si è invece contratta del 5% contro il calo tendenziale del 4,7% rilevato ad ottobre. La variazione acquisita del Pil per il 2020 – ovvero quel che accadrebbe in caso di variazione congiunturale nulla nel quarto periodo – è pari a -8,3%.

A contribuire alla crescita estiva sono stati tutti gli aspetti che compongono la domanda interna. Nel terzo trimestre dell’anno infatti si è visto un aumento del 9,2% dei consumi finali nazionali e del 31,3% degli investimenti fissi lordi. La spesa delle famiglie, sottolinea l’istituto, ha registrato un aumento in termini congiunturali del 15%. In particolare, gli acquisti di beni durevoli sono cresciuti del 46,8%, quelli di beni non durevoli del 5,5%, quelli dei beni semidurevoli del 20,9% e quelli di servizi del 16,4%. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 15,9% e del 30,7%.

Il monito Ocse: la ripresa sarà lenta e diseguale

Se dunque quest’anno il Pil alla fine dei conti dovrebbe scendere del 9,1%, “dovrebbe crescere al 4,3% nel 2021 e al 3,2% nel 2022”, dice l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. La traiettoria del mercato del lavoro ne risentirà: l’outlook appena pubbicato indica una disoccupazione all’11% il prossimo anno, in rialzo dal 9,4% previsto per il 2020, e un livello ancora elevato al 10,9% per il 2022.

“La ripresa sarà lenta e disuguale”, scrivono gli economisti parigini nella scheda dedicata all’Italia ribadendo che le restrizioni legate al coronavirus e l’incertezza peseranno sull’attività economica, gli investimenti e l’occupazione “fino al raggiungimento dell’immunità generale”, quando “un vaccino efficace sarà stato distribuito ampiamente, stimolando il consumo e facilitando il risparmio”. Se la crescita dei consumi dovrebbe ripartire, d’altra parte il circolo vizioso del risparmio per paura rischia di ripresentarsi e la propensione delle famiglie a metter capitali da parte “resterà elevata”. Gli investimenti dovrebbero trovare nuova linfa nel 2022, “poiché gli investimenti pubblici aumenteranno e le imprese in settori più resilienti” inizieranno a intraprendere “investimenti sostitutivi”. Al contrario, avverte l’Ocse, il settore dei servizi “si riprenderà più lentamente poiché la domanda interna e il turismo rimarranno deboli fino a quando un vaccino efficace non sarà ampiamente diffuso”. “Questo – sottolinea l’organismo – aggraverà il mercato del lavoro e le disuguaglianze regionali”.


A livello globale, il nuovo report dice che “dopo una temporanea interruzione” a fine 2020, il percorso del Pil globale intraprenderà una “graduale ma disomogenea ripresa”. Il Pil del mondo si contrarrà del 4,2% nel 2020, per poi rimbalzare a +4,2% nel 2021 e di un ulteriore +3,7% nel 2022. Le precedenti stime di marzo vedevano un calo del 2,4% per l’anno in corso. Il documento parla fin dal suo titolo di uno scenario più positivo, ma di una ripresa “graduale”.

Le previsioni dell’Ocse sul Pil dei Paesi

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