(Foto Afp)
Pubblicato il: 01/12/2020 07:36
Conto alla rovescia per il nuovo Dpcm di Natale. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte firmerà infatti in queste ore il provvedimento che sostituirà il precedente in scadenza il 3 dicembre. Spostamenti, coprifuoco, congiunti, scuola, ristoranti, bar, impianti sciistici. Sul tavolo, nel confronto tra governo e regioni di oggi, c’è tutto questo.
In vista del varo del nuovo Dpcm, “le regioni chiedono un ulteriore confronto che dia trasparenza al processo decisionale che attiene alla divisione in fasce del Paese. Le regioni ribadiscono che occorre semplificare e qualificare il processo decisionale, sapere come vengono interpretati i parametri”, ha detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.
“Quasi tutti i governatori hanno sottolineato che occorre accorciare il meccanismo di uscita da una zona, tenuto conto che nell’attuale Dpcm questo processo richiede almeno 21 giorni di calendario, riteniamo possa essere più rapido. Bisogna poi rendere più attuali i numeri su cui si basa l’attribuzione di una zona alle regioni. Il principio del divieto di assembramento deve essere il cardine del prossimo Dpcm, anche per un criterio di mera equità rispetto alle varie attività” ha sottolineato Toti.
L’impalcatura del Dpcm appare delineata, con il coprifuoco anche a Capodanno, i ristoranti chiusi il 25 e il 26 dicembre, l’orario d’apertura dei negozi fino alle 21. Spostamenti vietati tra le regioni -probabilmente dal weekend prima di Natale – anche in fascia gialla, con eventuali eccezioni per chi ha la residenza in un’altra regione o per chi dovrebbe far ritorno al proprio domicilio e, con l’occasione, rivedere la propria famiglia. Nella zona arancione, secondo le regole già adottate, non è consentito lasciare il proprio comune. Più libertà di movimenti potrebbe essere concessa a chi vuole raggiungere la propria seconda casa all’interno della zona gialla prima del blocco.
Per le Regioni c’è da affrontare anche il nodo chiusura dei confini. “Chiediamo ristori per categorie che avranno a soffrire di un Natale necessariamente stretto tra i vari divieti”, ha sottolineato Toti aggiungendo che “le Regioni si sono interrogate sulla possibilità e a quali condizioni riaprire ad esempio per i soli ospiti degli hotel o coloro che affittano o posseggono una seconda casa gli impianti di risalita per dare una parziale compensazione a località sciistiche che soffriranno molto o, in caso questo non possa essere, la chiusura dei confini del Paese per evitare che si possa andare a sciare in paesi dove appare verosimile che gli impianti resteranno aperti, come la Svizzera, che lo sta già facendo, l’Austria, la Slovenia”.
“Non vorremmo subire il danno e la beffa di tenere chiuso il nostro arco alpino e vedere persone andare altrove a fare le proprie vacanze e poi tornare importando il contagio – ha affermato – come accaduto in alcuni episodi questa estate. Così come vorremmo comprendere se oltre alle zone gialle, arancioni o rosse, vi è possibile immaginare una zona dove vi sono ulteriori possibilità economiche, se i dati del contagio lo consentiranno, l’apertura serale dei ristoranti, dei bar non per delle feste ma nei limiti dei protocolli rigorosi già vigenti”.