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Taranta Peligna, il paese senza più edicole dove i giornali li vende il sindaco in Municipio

Dic 1, 2020
E’ cominciato tutto undici anni fa, e ora gli tocca citare Hegel per spiegare cosa ci faccia lui lì, la domenica mattina di buonora, a dispensare sorrisi e carta stampata nella sede deserta del minuscolo comune di cui è sindaco, Taranta Peligna: “La preghiera del mattino dell’uomo moderno è la lettura del giornale. Ci permette di situarci quotidianamente nel nostro mondo storico”, posta su Instagram Gian Paolo Rosato, anni 37, primo cittadino delle 350 anime di questo paesino abbarbicato alla Maiella, nell’entroterra abruzzese. Eccolo qui, dunque, “in diretta dal Comune di Taranta, l’unico che vende i quotidiani da quando si è chiusa l’edicola del paese”. La domenica il Comune sarebbe chiuso, ma l’Edicola Comune è sempre aperta e stavolta toccava a lui far l’edicolante.

Ora che non è più domenica lo troviamo un po’ più su dei 460 metri d’altitudine del paese: “In questo momento sono al sacrario della Brigata Maiella, la formazione partigiana che liberò Bologna e arrivò fino ad Asiago, e che si conquistò la medaglia al valore militare. Sono davanti alla chiesetta sulla montagna dove si ricordano i caduti della Brigata, che erano in gran parte abitanti della nostra valle Aventino”, dice e già è chiaro che questo è un posto magico, e se fai scorrere le immagini in rete di rogge e calanchi, del parco delle Acquevive e dei ruderi di Lettopalena, vien voglia di saltare in macchina e volarci subito a respirare aria buona.

Ma con il covid tocca farsene una ragione, e allora sindaco Rosato ce la racconta a distanza questa storia bizzarra del Municipio che si trasforma in edicola e vende i quotidiani ai suoi cittadini? “E’ nata un po’ per rabbia dieci anni fa – dice – quando ero appena stato nominato assessore. Avevo 26 anni, nel 2009 chiuse l’unica edicola del paese, un bar che vendeva i giornali: l’attività non era più remunerativa, il titolare venne da me a parlare. Gli spiegai che sarebbe stato gravissimo per il paese perdere il servizio, lui mi disse ok li continuo a vendere io ma mi dovete dare duemila euro l’anno. Ma non ci penso proprio, piuttosto li vendo io!, gli risposi”.

Per il paese era l’ammaina bandiera dell’informazione, la ritirata dalle slow news dei quotidiani alle risse dei talk show in tv. Internet c’era e c’è, sì, ma “siamo 350 abitanti in netta e implacabile diminuzione, con un alto tasso di laureati ma soprattutto con tantissimi anziani”. Taranta Peligna ha un florido passato artigianale nell’industria laniera, ma oggi non c’è più nemmeno un ristorante: è un’oasi, ma il lavoro è altrove: “Molti sono dipendenti dei pastifici De Cecco, a quindici minuti di strada, o della Sevel in Val di Sangro, a tre quarti d’ora da qui”, dice il sindaco. Senza più l’angolo edicola del bar, ai residenti non rimaneva che smettere di leggere o arrivare all’edicola più vicina a Palena o a Lama dei Peligni, cioè otto o quattro chilometri che per gli anziani sono una barriera insormontabile. Ma all’allora assessore Rosato venne un’idea: “Potevamo venderli noi, in Comune! Direttamente. Mi misi a scrivere la delibera, per fortuna avevamo un segretario comunale con un atteggiamento molto risolutivo dei problemi… Ci ho messo un po’ semmai a ottenere i pareri dei responsabili degli uffici… ne servono due, uno contabile e uno tecnico che confermi che non ci sono ostacoli di legge. Alla fine li ottenni, presi contatto con i fornitori dei giornali e a ottobre novembre 2009 abbiamo iniziato: da allora li vendiamo qui in Comune, tutti i giorni”. Compresa la domenica mattina: “Quando gli uffici sono chiusi, i giornali li vendono a turno i consiglieri, oppure i volontari del servizio civile”.

Quanto sia drammatico per un paese disagiato perdere il contatto con l’informazione scritta quotidiana lo hanno denunciato in questi anni i residenti di tanti piccoli comuni del cratere del sisma di Amatrice e Norcia, tagliati fuori con il progressivo spopolamento e la rinuncia dei distributori. Abbiamo raccontato le staffette organizzate dai concittadini che ogni mattina andavano a prendere i quotidiani dove ancora arrivavano per portarli nei comuni abbandonati dal servizio come Castelsantangelo sul Nera. O come Campotosto, dove i giornali li porta su addirittura l’ambulanza che ogni mattina risale i tornanti per prendere servizio. La distribuzione della stampa costa cara, e diventa insostenibile dove la popolazione residente è rarefatta e le vendite scendono sotto la soglia della convenienza. Ma il Comune che si fa edicolante è un delizioso e intelligente inedito.

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“Questo servizio – dice l’avvocato amministrativista Rosato, che quando dismette i panni di sindaco edicolante alla guida di una giunta di giovanissimi (anzi di giovanissime, vicesindaca e assessori sono tutte donne) diventa funzionario del comune di Lanciano – va avanti dal 2009. Abbiamo saltato un solo giorno proprio per colpa mia: avevo fatto tardi la sera e non mi ero alzato in tempo la domenica mattina… fu una grave crisi istituzionale”, scherza, ma un po’ gli dispiace per davvero aver rotto l’en plein. “Di giornali ne vendiamo 6 o 7 al giorno, più qualche rivista. Con i turisti, d’estate, un po’ di più. Ora poi, col Covid, li portiamo direttamente a casa: la mattina parte il vigile o il volontario, si fa il giro e li porta agli affezionati”.

Per il Comune è un servizio offerto, non certo un reddito. “La domenica mattina stai aperto due ore, saluti quelli che vengono, è un’efficace forma di contatto con la gente. All’inizio abbiamo avuto qualche comprensibile resistenza dai dipendenti, ma è stata superata e sono bravissimi. Anche l’appoggio dei consiglieri non era scontato: la domenica mattina, quando puoi dormire, ti devi svegliare alle 9 per metterti a vendere giornali…”. Eppure non ci sono defezioni: i clienti sono quasi tutti anziani, “e ormai io so a memoria chi e cosa compra, e in quale giorno la settimana. C’è un signore, un pensionato 70enne che ha lavorato a lungo all’estero, che viene a comprare Tuttosport ma solo quando vince la Juve. D’altronde pure io se perde l’Inter non prendo la Gazzetta”.

“C’è un altro signore – racconta ancora il sindaco – che non si vedeva da un po’, ero preoccupato, pensavo stesse male ma quando sono andato a portarglielo a casa era in perfetta forma: mi ha detto che non voleva più comprarlo perché era arrabbiato con me. Abbiamo fatto pace, naturalmente”. In un piccolo paese ci si arrabbia, si scherza, si fa pace, ci si prende in giro: c’è un signore, molto preciso, che pretende che il suo giornale sia in uno scompartimento preciso: ma lui è di destra, io il suo quotidiano lo metto sotto gli altri e lui si infuria”. I gusti sono stabili: “Ci sono le due copie fisse di Repubblica, c’è il titolare di una piccola fabbrica che ogni giorno passa a prendere il suo Sole 24Ore, c’è il bar che compra sempre un quotidiano locale e uno sportivo”.

Ovvio, dice il sindaco, che “se qualcuno venisse da me a dirmi che vuole riaprire un’edicola ne sarei ben felice, ma non credo accadrà. Quattro anni fa abbiamo messo a posto un locale adibito a ristorante e un altro a ostello, li abbiamo dati in gestione, dopo un po’ ci hanno restituito chiavi. Abbiamo fatto un nuovo bando: chiedevamo 140 euro al mese, è andato deserto. La mancanza di spirito imprenditoriale, la rassegnazione culturale, sociale ed economica sono un tema molto serio qui”.

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