Lasciamo perdere per un attimo la pole numero 98 di Lewis Hamilton e la seconda posizione di Valtteri Bottas a meno di tre decimi e concentriamoci sul passato. Su quello che era accaduto quasi un anno e mezzo fa, con Leclerc e Vettel in prima fila e le Mercedes dietro a inseguire. A quel tempo il motorone era di là da venire, con le pole e le polemiche seguenti di fine stagione 2019. A quel tempo la Ferrari lavorava di aerodinamica e si portava davanti su una pista dove avere carico e potenza serviva. A distanza di un anno e mezzo il responso cronometrico dice tutto.
Mentre le Mercedes hanno segnato la pole position con Hamilton capace di migliorare di 926 millesimi (quasi un secondo) il tempo di un anno fa e Bottas ha limato 703 millesimi, le Ferrari hanno concluso 11 con Vettel e 12 con Leclerc ma peggiorando il crono in maniera impietosa: Vettel più lento di 989 millesimi (quasi un secondo) e Leclerc addirittura di 1,299 ovvero ben oltre il secondo e tre decimi da se stesso sulla stessa pista, stessa macchina stesso pilota e stesse gomme. Che ci sia del marcio, non in Danimarca ma in Bahrain, lo dimostrano i tempi degli altri team motorizzati Ferrari: le Haas sono state più lente di 1,354 (Magnussen) e 1,123 (Grosjean) con l’Alfa Romeo di Raikkonen più lenta di 788 millesimi, quasi otto decimi in più rispetto a 18 mesi prima. E se abbiamo preso questi tre piloti invece di Giovinazzi è che i primi entrarono nella top 10 dall’8 al 10 posto, quindi avevano spremuto tutto mentre l’italiano rimase fuori in Q3.
Insomma il crollo del motore di un anno fa è evidente: basta dare uno sguardo alle velocità massime per vedere come la Ferrari abbia viaggiato molto scarica rispetto all’anno scorso, dove aveva ali con incidenza e superficie maggiore. In una F.1 dove tutti migliorano la Ferrari e i suoi team, hanno fatto un passo indietro spaventoso, pur con l’attenuante che le rosse sono state eliminate in Q2 e che il divario mostrato rispetto al 2019 possa essere inferiore. Infatti nella Q3 si spreme il massimo, ma questi numeri fanno già capire che ci sarà molto da lavorare. Perché se due decimi si recuperano con aggiornamenti, togliere oltre un secondo rispetto a se stessi, vuol dire sperare in un miracolo che in F.1 non esiste a meno di rivoluzionare la macchina.
Cosa accaduta fra 2019 e 2020 per Mercedes e che per il prossimo anno sarà impossibile visto il regolamento che obbliga a tenere le stesse vetture di quest’anno con piccolo accorgimenti. Non solo motore, quindi, ma anche un percorso aerodinamico sbagliato che durante la stagione, nonostante gli aggiornamenti, non ha portato quel salto di qualità che una squadra come la Ferrari è tenuta a fare. Poi la gara è altra cosa e può succedere di tutto, in fondo a partire da Albon, quarto con la Red Bull ma a oltre un secondo dalla pole (e con Verstappen davanti) e fino a Vettel e Leclerc, sono 8 piloti in poco spazio e la differenza è talmente ridotta che può sempre arrivare uno spiraglio di luce.