MILANO – Uno dei primissimi atti del Conte bis, riunito nel consiglio dei ministri, riguarda il 5G e le forniture di tecnologie per gli operatori delle Tlc da parte dei produttori stranieri. L’esecutivo mette subito nel mirino gli operatori telefonici per gli accordi presi con società non europee – cinesi, in primis – finalizzati allo sviluppo delle reti.
Il governo, su proposta del Ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, ha deciso di esercitare i poteri speciali, il cosiddetto “Golden Power”, sulle operazioni che coinvolgono Tim, Vodafone, Wind Tre e Linkem. Già a giugno, erano finiti nel mirino gli accordi di Fastweb con Samsung. In sostanza, ha dato il via libera a usare queste tecnologie a condizione però che gli operatori seguano alcune prescrizioni a tutela della sicurezza nazionale. Il timore – che ha motivato la Golden Power – è che apparati esteri mettano a rischio la sicurezza delle comunicazioni italiane a causa di vulnerabilità o persino tecnologie spia (cosa di cui da tempo il Governo Usa accusa le cinesi Huawei e Zte).
Per Vodafone invece il provvedimento riguarda “accordi aventi ad oggetto l’acquisto di beni e servizi per la realizzazione e la gestione di reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G”.
Su Wind Tre riguarda “gli accordi stipulati con la società Huawei, aventi ad oggetto l’acquisto di beni e servizi per la realizzazione e la gestione di reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G”. E per Fastweb “l’informativa notificata dalla società relativa all’acquisto dalla società Zte Corporation degli apparati relativi alle componenti radio per la realizzazione dell’ultima tratta della rete 5G Fwa (fisso-mobile)”.
Per Linkem, i poteri speciali esercitati dal Governo sono “in relazione alla informativa notificata dalla società relativa a contratti o accordi aventi ad oggetto l’acquisto di beni e servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione e alla gestione delle reti inerenti i servizi di comunicazione elettronica a banda larga su tecnologia 5G e acquisizione di componenti ad alta intensità tecnologica funzionali alla predetta realizzazione o gestione”.
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La riunione del secondo governo Conte ha applicato la normativa potenziata con un decreto legge dello scorso luglio, appena prima della scadenza (9 settembre). Poiché questo decreto non sarà convertito, scadrà e il Governo poteva solo in questi giorni ancora esercitare il potere speciale sugli operatori. Per poter fare prossimi interventi di questo tipo, sarà necessario un nuovo intervento normativo.
Gli operatori non hanno ancora ricevuto – a quanto riferiscono a Repubblica – le indicazioni decise dal Governo. Nel caso di Fastweb con Samsung, si trattava di eseguire test per la sicurezza delle reti seguendo particolari accortezze.
Con l’ultimo decreto, i poteri speciali (che vanno dal porre condizioni e sanzioni ad esigere il ritorno allo status quo) sono stati estesi oltre le acquisizioni di società e per potersi attivare anche in caso di accordi di forniture tecnologiche in settori strategici, stretti con i partner extra-Ue. Il testo ha esteso da 15 a 45 i giorni utili per giudicare una operazione notificata da una società, notifica che a sua volta deve scattare entro dieci giorni dalla conclusione di un accordo o di un contratto.
“La notizia è sicuramente rilevante ed evidenzia ancora una volta l’imprescindibile attenzione che ormai deve essere garantita – in maniera continuativa – al tema del 5G e delle tecnologiche utili per la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione delle nuove reti di infrastrutture tecnologiche”, spiega Stefano Mele, avvocato specializzato in diritto delle tecnologie, privacy e cybersecurity.
“Il fatto che uno dei primi atti del Governo sia volto a esercitare – prima della scadenza – la Golden Power dimostra quando la sicurezza delle reti sia strategica per il sistema Paese”, concorda Francesco Corona, professore di questi temi per la Link Campus University di Roma. “Decaduto il Decreto Legge – continua Mele, la speranza è che il nuovo esecutivo faccia confluire questi temi così centrali per la nostra sicurezza nazionale quantomeno all’interno dell’iter di conversione del disegno di legge Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica, approvato lo scorso 19 luglio dal Consiglio dei Ministri. Ciò, a maggior ragione perché al suo interno già oggi si legge dell’istituzione di un meccanismo teso ad assicurare un procurement più sicuro per i soggetti inclusi nel perimetro che intendano procedere all’affidamento di forniture di beni e servizi ICT destinati a essere impiegati sulle reti, sui sistemi e per i servizi rilevanti”.
Aggiunge Antonello Giacomelli (PD), già sottosegretario al Mise con delega alle comunicazioni: “Sarebbe il caso di pensare ad una legge organica in materia di sicurezza delle reti più che a nuovi decreti. Continuo inoltre a pensare che sia una strada molto complessa e di non facile attuazione, in un settore delicato. Immagino che almeno concordata e condivisa da tutti gli altri paesi europei per evitare ulteriori asimmetrie di mercato. E in ogni caso, se questa è la linea, dovremo riaprire il dossier della rete pubblica, come negli altri paesi”.
Un’altra questione, sollevata da alcuni addetti ai lavori, sono le ricadute della Golden Power sullo sviluppo delle reti e sui costi per gli operatori (e di conseguenza per gli utenti): “Il provvedimento avrà certamente conseguenze per le aziende telefoniche, rallentando la copertura del 5G e alzandone i costi”, dice Francesco Sacco, professore alla Bocconi di Milano e tra i maggiori esperti di reti banda larga.