• 27 Gennaio 2025 5:30

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27 gennaio 1945 Auschwitz è liberata. “Figuriamoci se avevamo qualcosa da festeggiare”

Gen 26, 2025

AGI – “I soldati russi arrivarono al campo, mentre la neve cadeva dal cielo. Dei detenuti rimasti ad Auschwitz I, ben pochi ebbero la forza di alzarsi e raggiungere la recinzione di filo spinato per scoprire cosa stesse accadendo. Nè io, né Piero eravamo tra loro. E immagino che le reazioni di quelli rimasti a Birkenau siano state simili. Eravamo stravolti, più morti che vivi, spaventati, scheletrici, quasi tutti malati. Ci reggevamo in piedi a fatica, persino parlare ci costava uno sforzo inimmaginabile. Eravamo sopravvissuti, sconvolti da ciò che avevamo vissuto. Da ciò che avevamo visto. Nessuno di noi aveva la forza di provare sollievo o gioia, all’idea che qualcuno stesse venendo a liberare il campo, figuriamoci se avevamo qualcosa da festeggiare”. Queste le parole di Sami Modiano nel raccontare quella mattina del 27 gennaio 1945.

 

All’epoca poco più di un ragazzino strappato alla sua Rodi insieme al papà e alla sorella Lucia, e all’intera comunità ebraica dell’isola greca che una mattina di luglio del 1944 fu cancellata. Oggi Sami è uno degli ultimi testimoni della Shoah e a 95 anni non smette la sua opera di testimonianza soprattutto tra i più giovani, sperando che un giorno siano loro a prendere il testimone della memoria. E anche se quest’anno non prenderà parte al viaggio della Memoria con gli studenti romani, nei giorni scorsi ha tenuto un incontro a Roma per raccontare la sua storia di amicizia davanti a un teatro Argentina gremito di ragazzi.

 

In un libro edito da Mondadori, Sami Modiano racconta la sua storia di amicizia con Piero Terracina, ebreo romano deportato in quel tremendo ‘sabato nero’ che ha segnato la storia di Roma, il 16 ottobre 1943. Si incontrano e si sostengono all’interno del campo, nella fatica del lavoro, del freddo del campo, del trovarsi a tirare per le gambe cadaveri troppo pesanti per essere spostati da due ragazzini. Si stringono, si fanno forza, quando le forze non ci sono più. L’uno per l’altro diventano sostegno e speranza. Anche quando Sami una sera capisce che suo padre alloggiato in una baracca vicina ha deciso di lasciarsi andare, di morire, ma gli lascia un compito “tu ce la devi fare”. Il racconto di Modiano in “Così siamo diventati fratelli” (con Marco Caviglia, storico della Fondazione museo della Shoah di Roma) è un libro ‘trasversale’ che con un linguaggio semplice riesce a raccontare, senza sconti, la vicenda umana di un testimone diretto dell’olocausto, ma anche della sua ricostruzione.

 

 

Piero e Sami però a un certo punto si perdono di vista, poco prima della liberazione. L’ultima immagine di Terracina è quella su una barella, malato. Tutto fa presagire il peggio. Per anni Sami vivrà nel suo ricordo, credendolo morto, finché un giorno, appena 50 anni dopo, lo riconoscerà in una trasmissione tv sulla Memoria. E insieme inizieranno a parlare della loro amicizia che li ha salvati dall’orrore. 

Piero Terracina è scomparso nel 2019 e il libro non poteva che essere dedicato a lui “dedico questi miei ricordi al mio amico fraterno Piero con il quale ho condiviso l’abisso e la rinascita”. 

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“Le commemorazioni principali, alle 16, inizieranno in una tenda appositamente costruita sopra il cancello principale del campo di Auschwitz-Birkenau, la famigerata Porta della Morte. Davanti a questo cancello si trova un vagone ferroviario storico. Questi vagoni venivano utilizzati dai tedeschi per deportare ad Auschwitz persone provenienti da quasi tutta l’Europa occupata”, ha spiegato Paweł Sawicki, vice portavoce del Museo di Auschwitz-Birkenau.  I capi delle delegazioni statali e i rappresentanti di varie organizzazioni internazionali saranno oltre 60. Saranno presenti anche ospiti di molte istituzioni che si occupano della conservazione e della cura di vari siti commemorativi e musei. E soprattutto dei testimoni” ha aggiunto. Non sono previsti quindi discorsi politici. 

 

Più di 1,1 milioni di persone furono uccise ad Auschwitz. Gli storici affermano che la maggior parte di loro, circa un milione, erano ebrei, ma le vittime comprendevano anche polacchi, rom, prigionieri di guerra sovietici, omosessuali e altri. Almeno 3 milioni dei 3,2 milioni di ebrei polacchi furono uccisi dai nazisti, rappresentando circa la metà degli ebrei uccisi nell’Olocausto.

Tra le personalità attese, il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, Re Carlo III, Felipe IV,  i re belgi Filippo e Matilda, i re Guglielmo Alessandro e Máxima dei Paesi Bassi, il principe ereditario Haakon di Norvegia, il re Federico e Maria di Danimarca, l’erede del Granducato di Lussemburgo e anche la principessa Vittoria di Svezia.

Hanno confermato la loro presenza anche i presidenti dalla Francia Emmanuel Macron; dalla Germania Frank-Walter Steinmeier; dall’Austria, Alexander van der Bellen; e dalla Polonia, Andrzej Duda, nonché il presidente del Consiglio europeo, António Costa, e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.

 

Per Israele, per il momento è confermata la presenza del ministro dell’Istruzione, Yoav Kisch, dopo che nei giorni scorsi si era diffusa la voce della presenza del premier Benjamin Netanyahu sul quale pende una richiesta di arresto da parte della Corte Penale internazionale. All’inizio del mese, il governo polacco aveva comunque garantito, con una dichiarazione he il primo ministro israeliano non sarebbe stato arrestato se avesse partecipato alla commemorazione. 
 

 

 

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