“Festeggiare il 25 aprile, giorno anche di San Marco, significa celebrare il ritorno dell’Italia alla libertà e alla democrazia, dopo vent’anni di dittatura, di privazione delle libertà fondamentali, di oppressione e di persecuzioni. Significa ricordare la fine di una guerra ingiusta, tragicamente combattuta a fianco di Hitler. Una guerra scatenata per affermare tirannide, volontà di dominio, superiorità della razza, sterminio sistematico“. Lo ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di Vittorio Veneto per le celebrazioni del 74esimo anniversario della Festa della Liberazione dal nazifascismo.
“Se oggi, in tanti – ha proseguito Mattarella – ci troviamo qui e in tutte le piazza italiane è perché non possiamo, e non vogliamo, dimenticare il sacrificio di migliaia di italiani, caduti per assicurare la libertà di tutti gli altri. La libertà nostra e delle future generazioni. A chiamarci a questa celebrazione sono i martiri delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema e di tanti altri luoghi d’Italia; di Cefalonia, dei partigiani e dei militari caduti in montagna o nelle città, dei deportati nei campi di sterminio, dei soldati di Paesi lontani che hanno fornito un grande prezioso contributo e sono morti in Italia per la libertà”.
In mattinata il capo dello Stato aveva dato il via alle celebrazioni per il 25 Aprile deponendo una corona d’alloro al Sacello del Milite ignoto, all’Altare della Patria, osservando un minuto di raccoglimento mentre la banda delle Forze Armate intonava l’Inno nazionale.
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Presenti in piazza Venezia a Roma il segretario di Presidenza del Senato, Francesco Giro, la vice presidente della Camera, Maria Edera Spadoni, il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, il segretario dem, Nicola Zingaretti. E la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che ha invitato a “contrastare ogni tentativo di cancellare la nostra storia e ogni forma di violenza e di discriminazione”.
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“Oggi è importante festeggiare”, ha commentato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Il 25 aprile, ha aggiunto, “è la festa di tutti”. Il premier ha deposto una corona davanti al sacrario delle Fosse Ardeatine, in ricordo dell’eccidio del 24 marzo del 1944 in cui furono trucidate 335 persone, tra militari e civili. A chi gli chiedeva se il ministro dell’Interno Matteo Salvini avesse sbagliato a non festeggiare il 25 aprile, il premier ha tagliato corto: “Oggi è un giorno di festa, non facciamo polemiche”.
LA GUIDA LE PIAZZE DEL 25 APRILE CITTÀ PER CITTÀ
“Non è il giorno delle polemiche, non è il giorno delle divisioni”: questo è il senso del 25 aprile secondo Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma a margine della cerimonia per l’anniversario della Liberazione in programma nella sinagoga di via Balbo, sede della Brigata ebraica alla presenza, tra gli altri, del vicepremier Luigi Di Maio.
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Conte: “Sbaglia chi non celebra il 25 aprile, mai dare per scontati i valori di chi è morto per la libertà”
di STEFANO CAPPELLINI
Ma è polemica Lega-M5s, Di Maio: “Divide chi non festeggia”
Nonostante gli auspici di Conte e Dureghello, non si sono certo spenti gli echi delle polemiche dei giorni scorsi ricordate dal leader politico 5S in un post su Facebook. “È incredibile – ha detto Di Maio – per giorni si è discusso di una festa, come se il Paese non avesse altri problemi a cui pensare”. Ma è poi lo stesso vicepremier grillino a rinfocolare le polemiche pungolando il vicepremier leghista in Sicilia.
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“La mafia – chiosa Di Maio – si elimina con i l buon esempio, non festeggiando a Corleone“. E a proposito del governo diviso alle cerimonie per l’anniversario della Liberazione, attacca il ministro dell’Interno: “Divide chi non vuole festeggiarlo. Noi non vogliamo essere divisivi, il 25 aprile deve essere una giornata di unione”. “Non sono a Corleone per un pic-nic”, ribatte Salvini.
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Mentre il leader della Lega infiamma le polemiche per la sue dichiarazioni sulla sua “sfida” alle mafie a Corleone proprio il giorno della Liberazione dal nazifascismo, la ministra leghista della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, prende una posizione a favore del 25 aprile. “La memoria è un dovere – twitta – ricordiamo con gratitudine le donne e gli uomini rimasti sui monti azzurri a far la guardia alla libertà”.
“Noi amiamo l’italia del lavoro, della pace, della libertà, del benessere. Quella del 25 aprile. Quella che affronta i problemi e vuole togliere le paure agli italiani”, twitta Nicola Zingaretti. “È un ragazzo che va alla manifestazione – racconta il segretario pd – che ci ricorda come celebrare degnamente questa giornata: “Preside mi raccomando: lavoro, scuola, pace e libertà. Sono morti per questo”. “Come ti chiami?” – “Luca”. “Hai ragione Luca. Sono morti per questo e noi non lo dimenticheremo mai faremo di tutto per essere degni di loro”.
Il 25 aprile dalle città
“Festa non di tutti, ma di chi crede nella democrazia e nella libertà”, è il commento del sindaco di Milano Beppe Sala. “Chi non celebra la Liberazione – dice il sindaco di Napoli Luigi De Magistris rivolto senza citarlo al titolare del Viminale – tradisce il giuramento da ministro, vergognoso”. “In questa data – ha affermato il presidente della CameraRoberto Fico (M5S) – è finito lo schifo del fascismo“. “Salvini ministro della paura”, tuona l’Anpi in piazza a Bologna.
È partito intanto da largo Bompiani a Roma il corteo tradizionale dell’Anpi diretto a Porta San Paolo. Tra gli slogan intonati “Roma è antifascista” e “Ora è per sempre Resistenza”. I manifestanti hanno ricordato anche la storica partigiana Tina Costa. Tra le bandiere che sventolano quelle dei sindacati tra cui la Cgil, il Pd, Emergency. Verso la fine del corteo sventolano anche le bandiere palestinesi dietro lo striscione: “Palestina Libera” e “No al muro e all’occupazione israeliana”.
La presenza delle bandiere palestinesi è stato il motivo di contrasto tra la Comunità ebraica da una parte, e Anpi e Pd romano dall’altra. La Comunità aveva chiesto che venisse detto ufficialmente che i filopalestinesi avrebbero sfilato fuori dal corteo. Ma la dichiarazione non è arrivata. E così la Comunità ha deciso di non partecipare neanche al saluto finale.
Mentre Sarno, comune a Nord di Salerno, nella riunione della giunta comunale alla vigilia della festa della Liberazione, ha revocato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, Virginia Raggi stigmatizza lo striscione fascista apparso sul grande raccordo anulare della Capitale. “Un’offesa per la città”, ha commentato.