2022: I sopravvissuti, distopia e anni d’oro di Hollywood
Nota del curatore: perché la distopia è tanto potente? Perché ci affascinano quei futuri di dolore e sofferenza? Dev’essere qualcosa di profondo, qualcosa di atavico. Dopotutto la distopia, in una forma o nell’altra, esiste da sempre.
Che cosa sono se non distopie gli inferni e i purgatori di tutte le culture, se non sguardi su un futuro in cui tu, il protagonista, stai soffrendo? Per fame, per dolore fisico, per mancanza di qualcosa; o forse anche solo perché costretto ad assistere al dolore altrui.
Le due cose che ci piacciono nella distopia, immaginare un futuro di sofferenza da una parte e dall’altra assistere alla sofferenza altrui. Se non altro nel XXI secolo molti di noi hanno imparato a controllare la seconda perversione, e tollerano solo la finzione – alcuni nemmeno quella.
Queste storie, che siano un purgatorio dantesco o un film come quello di cui ha scritto Marco Violi, sono tuttavia anche un monito. Un avviso ai naviganti, un promemoria per ricordarci sempre che domani le cose potrebbero andare male. Tremendamente male. Nella speranza che la paura, il terrore forse, ci spingano a fare scelte meno dissennate. Se non ci siamo ancora estinti, forse, è un po’ merito anche di questo.
Valerio Porcu
The year: 2022
The place: New York City
The population: 40.000.000
Trama e ambientazione
Nel 2022 la Terra è portata al collasso dalla sovrappopolazione e dall’inquinamento. Gli uomini sono costretti a vivere elemosinando al governo una sorta di cracker chiamati “soylent”, la cui ditta produttrice è l’azienda più ricca del pianeta.
Il detective Thorn (Charlton Heston) è uno dei quaranta milioni di abitanti di New York nel 2022. Vive in un palazzo fatiscente con il suo amico e aiutante Sol (Edward G. Robinson). Di notte, per arrivare al suo appartamento è costretto a camminare sopra uomini, donne e bambini, ammassati a dormire sulle scale e nei corridoi a causa del troppo poco spazio.
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Ogni giorno scoppiano piccole rivolte per il cibo e la polizia carica con mezzi antisommossa i riottosi al minimo pretesto: diminuire la popolazione e mantenere lo status quo sono le vere priorità delle istituzioni, che a tal fine hanno anche legalizzato il suicidio assistito, dando così nuova linfa a due dei business più potenti e duraturi di sempre: cibo e morte.
La Terra si è inaridita, le coltivazioni sono sempre più rare e il cibo scarseggia. La Natura appassisce lentamente mentre lo sviluppo tecnologico si è fermato del tutto e, all’improvviso, il comunismo sembra non essere più una minaccia per gli Stati Uniti (il film è del 1973), data l’incombenza di problemi ben più gravi. L’unico cibo disponibile per le masse è il Soylent, prodotto dall’omonima ditta, disponibile in tre diversi colori: blu, giallo e l’ultimo ritrovato, il verde, da cui il titolo originale del film.
Tuesday is Soylent Green day!
Thorn si ritrova a indagare sull’omicidio di uno degli uomini più ricchi della città, l’amministratore della Soylent William R. Simonson – uno dei pochi a potersi permettere lussi come sedano e pomodori. Simonson (Joseph Cotten) viveva in un appartamento di lusso con aria condizionata e una bellissima, giovane ragazza di nome Shirl (Leigh Taylor-Young), facente parte della “dotazione dell’appartamento” e che si prepara quindi a convivere col prossimo proprietario.
Una volta preso ciò che gli interessa dall’abitazione, Thorn inizia le indagini e si rende subito conto che c’è qualcosa di strano: niente è stato rubato. Chi si prenderebbe il rischio di uccidere un uomo tanto ricco e importante per poi non rubargli nulla?
Inizia quindi un’indagine che scuoterà le fondamenta stesse del mondo in cui i protagonisti si muovono e li porterà a correre rischi ben più grandi di quanto non possano immaginare.