Bastano i tre “jumbo deal” del primo semestre 2017 per battere (di sei volte) il record di transazioni sui crediti inesigibili italiani, e normalizzare la zavorra che da cinque anni almeno tarpa i sogni del credito domestico? La prima risposta è nei numeri, la seconda va sfumata ma secondo gli 800 partecipanti al Npl meeting 2017, organizzato da Banca Ifis a Venezia, siamo sulla buona strada. Le sole cessioni di vecchie sofferenze effettuate da Unicredit, Mps e dal binomio Vicenza-Veneto banca totalizzano 62 miliardi di valore lordo, che sommati agli accordi in esecuzione fino a dicembre porteranno sui 104 miliardi di valore lordo, pari a 62 operazioni.
Siamo oltre sei volte i 17 miliardi del 2016, anno da primato attraverso 50 transazioni di Npl. I numeri sono il fatale corollario di tre riassetti fin troppo tardivi, e che il mercato e i regolatori hanno a vario titolo imposto. Dopo di che, a fine luglio le sofferenze in capo alle banche italiane sono scese a 66 miliardi al netto di svalutazioni. I dati portano al giudizio qualitativo: una sintesi l’ha provata Giovanni Bossi, padrone di casa che lavorando molto sui crediti a rischio ha ottuplicato il prezzo della banca negli ultimi cinque anni. Per Bossi, che vede il fardello calare tra 50 e 60 miliardi a fine anno, “quando si scenderà tra 40 e 50 miliardi netti il monte sofferenze non sarà più un problema”. Altri segnali confortanti riguardano l’incremento delle valutazioni sulle transazioni e il fatto che sempre più banche si attrezzano per sanare
i crediti malati in casa, senza lasciarne la polpa ai fondi specializzati.