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Vittime del Covid: “L’indagine va troppo a rilento”, l’attacco alla procura di Bergamo che spacca il comitato

Gen 16, 2021

Qualche scricchiolio, legato a divergenze sulla linea da tenere, era già emerso nell’ultimo periodo. Ma adesso è arrivata la rottura. Dopo otto mesi e mezzo si spacca il Comitato Noi Denunceremo per le vittime del Covid. L’associazione – nata a Bergamo il 1 maggio 2020 per chiedere giustizia per le migliaia di morti provocate dal coronavirus, e allargatasi poi in altre città italiane e persino in Inghilterra con un comitato “gemello” costituito a Londra – nei mesi scorsi ha depositato denunce in Procura a Bergamo in nome e per conto di centinaia di famiglie. Denunce con le quali si chiede venga fatta chiarezza su presunti errori, omissioni e inadempienze nella gestione dell’emergenza sanitaria legata a Covid 19. A partire dai primi casi, registrati proprio a Bergamo (subito dopo Codogno) nel febbraio scorso.

Ma adesso arriva il colpo di scena: con un’implosione del comitato stesso. Il team legale – e cioè, in sostanza, il perno intorno al quale è ruotata finora l’attività di denuncia dell’associazione – si è dissociato formalmente da un comunicato pubblicato ieri sulla pagina Fb di “Noi denunceremo” (70mila adesioni) a firma del presidente e del vicepresidente dell’associazione, Luca e Stefano Fusco (sono padre e figlio). Il responsabile della comunicazione, Robert Lingard, pure lui legale, ha ufficializzato la sua uscita dal Comitato. Il casus belli? Il comunicato stesso. Una dichiarazione nella quale Luca e Stefano Fusco, nel giorno (giovedì 14 gennaio, ndr) delle acquisizioni disposte dai magistrati bergamaschi al Ministero della Salute, all’Iss e in Regione Lombardia in relazione al mancato aggiornamento del piano pandemico, esprimevano perplessità su possibili ritardi dei magistrati che – a detta del comitato – avrebbero aspettato troppo tempo da quando, 4 mesi fa, lo stesso comitato aveva comunicato ai pm la sparizione del rapporto dell’Oms (su segnalazione di Lingard).

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I dubbi avanzati sui presunti ritardi fanno riferimento al rischio che, in questi quattro mesi, gli eventuali responsabili di errori e omissioni – a Roma come a MIlano – potrebbero avere avuto la possibilità – in via teorica – di cambiare, insabbiare, nascondere documenti. In sostanza: un affondo, quello del Comitato, che mette in discussione il lavoro del pool di magistrati che presso la procura di Bergamo sono impegnati da mesi per fare chiarezza su tre punti: mancata attuazione della zona rossa in Valle Seriana; chiusura-apertura lampo dell’ospedale di Alzano Lombardo; e in ultimo – non per ordine di importanza, visto che è diventato il filone di indagine più importante, ma solo in ordine temporale – la questione relativa al mancato aggiornamento del piano pandemico (sia italiano che regionale, ndr).

“Ci dissociamo da quanto pubblicato sulla pagina del Comitato con riferimento ai tempi dell’inchiesta in corso per epidemia colposa condotta dalla Procura di Bergamo”, dicono quelli che, fino a ieri, erano gli avvocati di Noi Denunceremo. “Il contenuto di quella pubblicazione – si legge in una nota – non è mai stato approvato né dal team dei legali né dal responsabile della comunicazione prima della sua pubblicazione”. Oltre a dissociarsi da quanto scritto, il team dei legali e il responsabile della comunicazione (ormai ex) – scrivono – “colgono l’occasione per testimoniare totale supporto e stima per l’encomiabile operato svolto dalla magistratura che si è accollata il peso di una inchiesta titanica che non ha mancato di interessare il coinvolgimento dei vertici di Oms e Ministero della Salute”.

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Sono oltre 500 gli esposti che il Comitato Noi Denunceremo hanno presentato finora in Procura a Bergamo. Viene naturale chiedersi, alla luce della spaccatura del Comitato, quale sarà ora la sorte delle denunce. Sul sito di Noi Denunceremo si legge: “Il comitato nasce per un bisogno di giustizia e di verità, per dare pace ai nostri morti che non hanno potuto avere una degna sepoltura. Chi ha sbagliato dovrà rispondere alle nostre domande e assumersi le proprie responsabilità. Chiediamo giustizia”.

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