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Pruzzo in rovesciata: «Di Francesco? Hanno sbagliato tutti»

Dic 20, 2018

Mugugna da quando è nato, il bomber, forse da prima di nascere, ma tutti, proprio tutti, gli vogliono bene. E cerchiamo di capire perché. La premessa fondamentale, lo scontro. Le cose migliori con Roberto Pruzzo nascono dal conflitto. Lui lo cerca come i cani cercano il tartufo. E’ la sua chiave sociale. Chiedere ai suoi ex compagni di campo. Un minuto al telefono e siamo ai ferri corti. «Ho poco da dire… Cerchi qualcuno da stroncare». Lui burbero, svogliato, frettoloso, io malpaziente e dunque infelice, nella probabile disgrazia di mettere al mondo un gattino cieco. «Bomber, così non va, se continui a non dirmi niente, solo fumo, io chiudo qui, l’intervista con te non la faccio!». L’uomo si carica così e, infatti, diventa bomber. La palla la vuole addosso, mai sui piedi, come quando era una sentenza in area. Se lo dice da solo, outing brutale. «Io sono fatto così, devo sempre rompere il cazzo!».

A poche ore da Juventus-Roma, l’amico Di Francesco rischia la pelle in quanto panchina.

«Amico? Io odio tutti, soprattutto me stesso. E comunque mi sembra esagerato fare della Juventus, una che le vince tutte, l’ultima spiaggia. Non trovo giusto addossare tutte le colpe a Di Francesco».

Dì la tua.

«La mia è che hanno sbagliato tutti. Si chiama concorso di colpa. Di sicuro così non funziona. Poi, si sa, paga l’allenatore. Non sarebbe uno scandalo».

Cosa non funziona?

«Bella domanda. Ti devi chiedere perché sono stati presi certi giocatori e venduti altri, perché non si riesce a trovare un modulo di gioco. Ma il vero problema è un altro, questa squadra non emoziona».

Nemmeno trentamila tifosi per Roma-Genoa.

«Una tristezza infinita. Anche perché ero stato la sera prima a San Siro. Quasi sessantamila tifosi per Inter-Udinese. Capisci? E non è che l’Inter stia facendo chissà quale campionato. Alla Roma di oggi mancano i protagonisti, i grandi campioni…».

Facce, nomi e storie in cui identificarsi.

«Storie di appartenenza. Sono stato il primo in Italia a togliermi la maglia dopo un gol».

Leggi l’intervista completa sul Corriere dello Sport-Stadio in edicola

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