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Il sottosegretario Siri (Lega) indagato per corruzione – Corriere della Sera

Apr 18, 2019

Emendamenti per favorire le leggi in cambio di una promessa di 30mila euro: questa la contestazione al sottosegretario leghista ai Trasporti Armando Siri, genovese di 47 anni, avanzata dai magistrati di Roma e Palermo. Siri finito sotto inchiesta per corruzione con altre nove persone, nell’ambito di accertamenti svolti dalla Direzione investigativa antimafia di Trapani, per conto della procura di Palermo. L’elemento delle leggi in cambio di una promessa di soldi emerso in alcune intercettazioni di colloqui tra gli imprenditori che chiedevano aiuto per i loro affari. Secondo i primi accertamenti svolti per ordine dei magistrati Siri avrebbe messo in atto alcune attivit parlamentari e di governo per favorire le richieste. L’ipotesi accusatoria che abbia messo a disposizione la sua funzione politica di senatore e sottosegretario e di questo dovr adesso rispondere. Non so assolutamente niente, non ho idea di cosa siano tutte queste cose, una follia, mi viene da ridere: cos ha risposto al Corriere il sottosegretario.

Tra gli indagati anche un docente universitario, Paolo Arata, genovese come Siri, 68 anni, ex deputato nazionale di Forza Italia e, nel 1994, presidente del Comitato interparlamentare per lo sviluppo sostenibile: negli anni scorsi stato uno dei sette professori a cui Matteo Salvini ha affidato la stesura del programma di governo della Lega. Anche Armando Siri fu uno dei professori che, per Noi con Salvini, si occup di economia, riforma fiscale e flat tax. Secondo l’ipotesi investigativa, Arata sarebbe stato uno dei personaggi che avrebbero avuto contatti e fatto da tramite con Siri.

Nel decreto di perquisizione notificato agli indagati viene specificato che le investigazioni effettuate hanno svelato lo stretto collegamento tra Arata ed esponenti del partito della Lega, in particolare l’attuale sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri, stimolato da Arata a promuovere una modifica regolamentare degli incentivi connessi al minieolico. Per quanto riguarda le attivit dell’imprenditore emerso che Arata ha trovato interlocutori all’interno dell’Assessorato all’Energia, tra tutti l’Assessore Pierobon, grazie all’intervento di Gianfranco Miccich, a sua volta contattato da Alberto Dell’Utri (fratello di Marcello).

L’indagine, condotta in parallelo anche dai pm di Roma, ipotizza uno scambio di favori, utilit e denaro per agevolare aziende considerate vicine a un imprenditore dell’eolico, Vito Nicastri, di Alcamo (Trapani), da un anno agli arresti domiciliari, ma che anche da casa – e nonostante sia stato raggiunto da una maxiconfisca da un miliardo di euro – avrebbe continuato, tramite un familiare, a manovrare per fare affari.

La parte palermitana e trapanese dell’indagine ipotizza anche l’aggravante dell’agevolazione di Cosa nostra, non formulata nei confronti del sottosegretario. Nicastri, per effetto della nuova indagine, si visto aggravare la misura cautelare che lo teneva ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni, ed stato riportato in carcere.

Sono intanto state disposte perquisizioni, che vengono svolte in queste ore simultaneamente a Palermo, negli uffici dell’assessorato regionale all’Energia, e a Roma, oltre che nell’abitazione e nelle pertinenze dello stesso Nicastri, indicato anni fa dal Financial Times come il signore del vento e ritenuto un prestanome del superlatitante Matteo Messina Denaro, che sarebbe suo socio occulto.

Al centro delle verifiche disposte dai pool coordinati, a Palermo, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e, nella Capitale, dall’aggiunto Paolo Ielo, una serie di permessi gestiti dalla Regione Sicilia, con l’assessorato all’Energia. Il fine ultimo di Nicastri sarebbe stato quello di fare approvare una normativa che avrebbe previsto ulteriori incentivi e finanziamenti negli investimenti nel campo delle energie alternative.

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