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Gli occhi dei mercati su Powell: la Fed verso il rialzo dei tassi

Mar 21, 2018

MILANO – Non c’è aria di primavera su Facebook, al centro del caso che sta condizionando pesantemente gli scambi in queste sedute in scia allo scandalo dei profili carpiti illegalmente dalla società Cambridge Analytica dagli utenti del social network. Mentre il sentimento dei mercati è generalmente positivo, quel che accade alla creatura di Mark Zuckerberg sta condizionando l’andamento del settore tecnologico. Il grosso degli investitori è però rivolto in queste ore alla Federal Reserve: si attende la decisione della Banca centrale Usa, che potrebbe alzare i tassi d’interesse. Curiosità anche per la prima conferenza del neo governatore Jerome Powell, dal quale si attendono indicazioni sul ritmo di strette monetarie che la Fed vorrà tenere nel corso dell’anno.

In questo contesto, i listini europei aprono contrastati dopo una seduta incerta sulle Borse asiatiche, con Tokyo chiusa per festività. Milano è sulla parità dopo i primi minuti di contrattazione, Francoforte sale dello 0,07% mentre Londra e Parigi arretrano rispettivamente dello 0,18 e dello 0,12 per cento.

Primi scorci di giornata con dollaro in moderato calo contro le altre principali valute. Il cambio euro/dollaro risale a quota 1,227 dopo il forte calo di ieri seguente al deludente Zew tedesco. Anche sul fronte valutario, l’evento di giornata è la conferenza di Powell dopo la decisione sui tassi della Fed. Hervé Chatot, gestore de La Française, alla vigilia della riunione diceva di aspettarsi “un aumento dei tassi di 25 punti base e un tono probabilmente più ottimista e leggermente da falco. Sull’economia i membri della Fed dovrebbero essere più ottimisti, alla luce di un bilanciamento dei rischi favorevole. Dall’ultima riunione, tutti i dati economici hanno registrato un ulteriore recupero e le prospettive sono migliorate”. Secondo l’esperto, l’aggiornamento delle previsioni economiche dovrebbe ritoccare la crescita del PIL al rialzo sia nel 2018 che nel 2019, tra il 2,5% e il 2,9%. Anche le stime sul futuro posizionamento dei tassi da parte dei governatori del board dovrebbero essere riviste al rialzo, con l’indicazione del tasso di lungo termine al 3%. “Il mercato ha già completamente scontato l’aumento di marzo e un totale di tre rialzi nel 2018. La conferenza stampa rappresenterà un evento chiave, in quanto è in tale occasione che si vedrà se Powell aprirà o meno la porta a quattro rialzi per quest’anno, cosa che eventualmente supporterebbe una reazione ‘da falco’ da parte del mercato”, concludeva l’esperto.

Lo spread tra Btp e Bund è stabile in area 130 punti base. A Piazza Affari si registrano i conti di Cattolica del 2017 con utile in calo del 40% a 56 milioni ma dividendo confermato a 0,35 euro.

In Oriente, Fitch ha deciso di mantenere il rating “A+” sulla Cina con outlook stabile, ma segnala alcune criticità. L’agenzia di rating rimarca che le tensioni commerciali con gli Usa – al centro anche del G20 di Buenos Aires – sono aumentate e sono motivo di rischi al ribasso per la tenuta dell’economia. Quanto alla crescita, le stime sono di un Pil a +6,5% nel 2018 e a +6,1% nel 2019, in calo rispetto al 6,9% registrato nel 2017. Chiusure in rosso stamattina per le Borse cinesi. A Shanghai l’indice Composite perde lo 0,29% a 3.280,95 punti, mentre a Shenzhen il Component lascia sul campo lo 0,88% a 10.980,55 punti. Hong Kong è arrivata a crescere di oltre l’1%, per poi annullare i guadagni, mentre Sydney ha chiuso in lieve rialzo (+0,2%). Wall Street ieri sera ha chiuso positiva nonostante le vendite sui tecnologici: il Dow Jones ha guadagnato lo 0,47%, il Nasdaq lo 0,27% e Facebook ha perso infine il 2,56%. Oggi negli Usa si guarda al mercato immobiliare e al deficit delle partite correnti.

Il prezzo del petrolio continua a salire in Asia sulla scia delle stime di un calo a sorpresa delle scorte statunitensi. Il light sweet crude, con consegna a maggio, guadagna 16 centesimi a 63,70 dollari negli scambi elettronici in Asia. Il barile di Brent, riferimento europeo, avanza di 18 centesimi, a 67,60 dollari. La federazione privata American Petroleum Institute (API) ha stimato ieri una flessione di 2,739 milioni di barili di scorte settimanali di greggio statunitense.

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