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George Floyd, proteste travolgono gli Usa: in Florida agente pugnalato al collo, uomo ucciso a Indianapolis,… – Il Fatto Quotidiano

Mag 31, 2020

Passano i giorni ma negli Stati Uniti la protesta, anziché ammorbidirsi, si espande. Dilaga, travolge piccole e grandi comunità che riversano per le strade la rabbia per – l’ennesimo – omicidio di un altro afroamericano. L’uccisione di George Floyd a Minneapolis ha innescato reazioni a catena in decine di Statied è già stato trasformato in armapolitica dal presidente Usa Donald Trump. Almeno 25 città hanno imposto un coprifuoco, da Los Angeles ad Atlanta, mentre la Guardia Nazionale è stata inviata in circa dodici Stati e nel Distretto di Columbia, oltre che lungo il perimetro della blindatissima Casa Bianca, dove centinaia di manifestanti si sono dati di nuovo appuntamento dopo le minacce del presidente, che ha promesso “cani feroci contro i manifestanti” se avessero violato il perimetro di sicurezza. A Indianapolis un uomo è morto e salgono così a tre le vittime dall’inizio dei disordini mentre a Jacksonville, in Florida, un poliziotto è stato “pugnalato o ferito al collo ed è attualmente in ospedale”. Altri agenti sono stati attaccati durante le proteste con pietre e mattoni e quasi 1400 persone sono state arrestate.

Trump: “Non permetterò ad orde arrabbiate di dominare” – “La morte di Floyd è stata una grande tragedia. Non doveva succedere. Ha gettato tutta la nazione nell’orrore, nella rabbia e nel dolore. Ho espresso alla famiglia di George Floyd il dolore di tutta la nazione”, ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a Cape Canaveral, che pur difendendo “il diritto a manifestare pacificamente, ha tuttavia avvertito che “la mia amministrazione fermerà la violenza di massa. Coloro che accampano scuse o giustificazioni per la violenza non aiutano gli oppressi”. L’inquilino della Casa Bianca ha promesso che “non permetterà ad orde arrabbiate di dominare“. E anche il candidato democratico alla presidenza Joe Biden ha condannato la violenza delle proteste scoppiate, sottolineando tuttavia che gli americani hanno diritto di manifestare. “Protestare contro tale brutalità è giusto e necessario. È una risposta assolutamente americana – ha dichiarato – ma incendiare le comunità e distruggere inutilmente non lo è. La violenza che mette in pericolo la vita non lo è. La violenza che distrugge e chiude le attività che servono alla comunità non lo è”.

A Minneapolis, città da cui è iniziato tutto, gli agenti in assetto antisommossa hanno fronteggiato per la prima volta i manifestanti che sfidavano il coprifuoco lanciando lacrimogeni e granate stordenti per tenerli lontani dalla caserma di polizia numero 5, dopo che nei giorni scorsi era stata data alle fiamme la caserma numero 3, quella in cui lavorava l’ormai ex agente della polizia Derek Chauvin, ora in carcere con l’accusa dell’omicidio di Floyd. A Ferguson, nel Missouri, – città dove nel 2014 era stato ucciso Michael Brown, 18enne afroamericano ucciso a colpi di arma da fuoco da un ufficiale di polizia bianco – l’edificio del dipartimento di polizia, è stato danneggiato ed evacuato dopo che fuochi d’artificio, mattoni, pietre e bottiglie sono stati lanciati contro gli ufficiali. A Jacksonville, in Florida, invece, un poliziotto è stato “pugnalato o ferito al collo ed è attualmente in ospedale”, mentre altri agenti sono stati attaccati durante le proteste con pietre e mattoni e diverse persone sono state arrestate. E il sindaco di Nashville, John Cooper, ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale del Tennessee, dopo che i manifestanti hanno dato fuoco all’edificio che ospita il tribunale della città. Il dipartimento di polizia della città ha riferito di avere impiegato i gaslacrimogeni al tribunale per “proteggere l’edificio, dopo che i manifestanti hanno appiccato il fuoco”.

Attacchi ai giornalisti – Decine di giornalisti accusano la polizia di essere stati colpiti mentre stavano facendo per strada il loro lavoro. Tra loro c’è anche una troupe di Fox News, che è stata presa di mira da un gruppo di dimostranti che hanno circondato il reporter Leland Vittert mentre era in diretta e lo hanno inseguito mentre si allontanava con i suoi collaboratori, prendendoli a pugni e lanciando oggetti. Tensioni e scontri con la polizia anche a New York, dove in molti sono scesi in strada partecipando a marce organizzate a Harlem, Brooklyn, Queens e nelle vicinanze delle Trump Tower. I dimostranti hanno occupato strade, bloccato il traffico e preso di mira le auto della polizia con graffiti. Un giornalista dell’Huffington Post, Chris Mathias, è stato inoltre preso in custodia dalla polizia a Brooklyn e poi rilasciato all’una di notte mentre seguiva per le proteste a New York.

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