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Evasori fiscali: giusto pubblicare i nomi per almeno l’80% degli utenti social

Dic 11, 2019

SONDAGGIO

I follower delle pagine social del Sole 24 Ore sono in larga maggioranza a favore della pubblicizzazione dei nomi degli evasori fiscali. Con qualche distinguo

di Marco lo Conte

11 dicembre 2019


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(Elnur – stock.adobe.com)

3′ di lettura

Rendere pubblici i nomi degli evasori fiscali? Perché no. Si potrebbe sintetizzare così la risposta dei follower del Sole 4 Ore che sulle piattaforme social hanno partecipato ai sondaggi in cui abbiamo chiesto se sono favorevoli o contrari a rendere pubblici i nomi degli evasori fiscali. Lo spunto nasce dall’indagine del Sole 24 Ore, firmata dai nostri inviati Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi, che hanno raccontato come nei paesi europei sia trattata l’evasione fiscale dal punto di vista delle norme e delle sanzioni conseguenti. A sua volta l’inchiesta nasceva dalle dichiarazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella secondo il quale «L’evasione fiscale è un problema serio in molti Paesi. Lo è nel nostro. Vi sono Paesi in cui è molto più grave, vi sono Paesi in cui invece il senso civico di ciascuno lo ha quasi azzerato». Un sondaggio che riproponiamo qui di seguito sul nostro sito web

Il sondaggio

Maggioranza schiacciante

Mettere alla prova il senso civico dei cittadini sui social ha dato un esito difficilmente equivocabile. I favorevoli alla proposta di pubblicizzare i nomi di chi sia riconosciuto colpevole di evasione fiscale sono risultati la maggioranza schiacciante: su Facebook la percentuale è salite nel corso delle ore fino all’83% dei rispondenti, su Twitter si è attestata al 80% mentre su Instagram ha toccato l’85%. Ovviamente più sfaccettati i commenti, che a migliaia hanno popolato la timeline dei follower in queste ore. Dove la tutela della privacy è stata invocata da moltissimi utenti, o per ragioni di principio oppure anche per il rischio reputazionale connesso alla sanzione. Anche perchè sul tema la casistica è ricca e citata in più occasioni dai lettoti: c’ chi ricorda l’alto numero di imprenditori sanzionati per non aver versato il dovuto al Fisco mentre lo Stato ritarda i pagamenti dovuti a queste imprese mettendole in difficoltà, c’è chi ricorda le complessità della burocrazia e i ritardi nei versamenti come attenuante a comportamenti evasivi.

Privacy e non solo

C’è poi chi sottolinea il rischio di eccitare l’invidia sociale o il “guardonismo” fiscale; o d’altra parte, l’enorme ammontare dell’elusione fiscale o anche l’arbitraggio fiscale delle multinazionali che fatturano cifre cospicue in Italia ma che avendo sede in Irlanda versano esigue somme al Fisco italiano. Per non dimenticare il tentativo italiano: quando cioè l’allora ministro delle Finanze VIncenzo Visco adottò questa misura anche nel nostro Paese; misura contro cui vinsero i ricorsi al Garante della Privacy.

Il dibattito sul tema

Al di là della secca risposta del sondaggio, com’è evidente, la questione è più complessa, com’è possibile leggere quotidianamente sulle pagine del Sole 24 Ore nelle differenti versioni cartacea e digitale. Tuttavia la domanda secca può rappresentare l’occasione per stimolare dibattito e riflessioni sul tema. Anche dal confronto in materia con gli altri paesi: 16 Paesi dell’Unione Europea, come detto, hanno adottato questa sanzione reputazionale mentre in altri 12 casi ha prevalso, finora, il diritto alla privacy.

Diritto che lascia spazio al diritto del contribuente di veder conoscere i nomi di chi danneggia la collettività e ciascuno di coloro che versano correttamente i contributi in molti paesi anche al di fuori dell’Europa: dagli Stati Uniti, all’Australia alla Russia, per citare i più importanti, per non parlare di paesi africani come l’Uganda o la Nigeria, la Corea del Sud o il Messico.

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