Alle 18.30, la voce eccitata e un’ottava sopra il normale, Matteo Renzi riporta indietro l’orologio della crisi, come se i tentativi d’avvicinamento del premier non ci fossero stati. Le ministre di Italia viva dunque si dimettono, ma lui dice d’esser pronto a restare nella maggioranza, se ci vogliono. Accusa Conte di aver creato un vulnus democratico, eppure giura: Non ho pregiudiziali nei suoi confronti, che suona per come un Giuseppe, stai sereno. E ripete che non siamo noi ad aprire la crisi. Anzi, puntualizza che, per senso dello Stato, loro sono pronti a votare le misure anticovid, lo scostamento di bilancio e il decreto ristori.