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Cedolare e affitti brevi, cosa cambia per i proprietari

Ott 13, 2017

Fine del dibattito sulla cedolare secca per gli affitti brevi. Lunedì 16 ottobre scade il termine per il pagamento da parte degli intermediari che, dal 1° giugno scorso, hanno incassato l’affitto per conto dei clienti. Nonostante le proteste e il ricorso al Tar, quindi, anche Airbnb sarà tenuta a versare il dovuto alle Entrate per evitare le sanzioni. Ma cambiano le regole anche per chi ha dato in affitto la casa per le vacanze senza ricorrere ai portali on line ma rivolgendosi alle agenzie “tradizionali”. Dal prossimo anno non si potrà più sfuggire alla tassa perché tutti gli intermediari sono tenuti a comunicare al Fisco i nominativi di chi ha stipulato contratti per il loro tramite.

Canone e calcoli. La cedolare sugli affitti brevi riguarda tutti i contratti con durata inferiore ai 30 giorni, ossia i contratti per i quali non c’è obbligo di registrazione, stipulati per immobili abitativi. La cedolare è pari al 21% dell’importo del canone, e si applica sull’intera somma versata dall’inquilino, anche quando questa comprende i consumi e i servizi aggiuntivi quali, ad esempio, la pulizia. Se invece consumi e pulizia sono addebitati a parte la cedolare va calcolata solo sull’affitto vero e proprio. Fuori dalla tassazione anche eventuali penali o caparre o depositi cauzionali, in quanto si tratta di somme di denaro diverse ed ulteriori rispetto al corrispettivo, come pure la provvigione per l’intermediario quando è addebitata direttamente da questo al conduttore.

Le date di riferimento. I nuovi obblighi riguardano solo i contratti stipulati a partire dal 1° giugno 2017, vale a dire i contratti per i quali il conduttore ha avuto conferma della prenotazione dopo questa data. Nella circolare del 12 settembre l’Agenzia delle entrate ha infatti chiarito che se la conclusione delle trattative è avvenuta prima del 1° giugno 2017, gli intermediari non sono tenuti a comunicare i dati del contratto o ad operare la ritenuta sui pagamenti.

Non solo proprietari. Una delle novità riguarda chi offre in locazione una casa senza esserne il proprietario. Con l’avvento di Airbnb molti inquilini hanno approfittato della possibilità di dare in sublocazione la casa, ricavando un reddito destinato ad essere dichiarato tra i “redditi diversi”, ma di fatto sfuggendo a qualunque possibile controllo proprio grazie al fatto di non avere l’appartamento intestato. Da ora in poi, invece, nonsarà più possibile evitare le imposte perché ai fini dell’applicazione della cedolare conta chi ha stipulato il contratto, a prescindere dal fatto che sia o meno anche il padrone di casa. Alle Entrate, infatti, dovranno essere comunicati i dati dei locatori, senza distinzione alcuna. Un obbligo, questo, che riguarda tutti gli intermediari e le agenzie immobiliari.

Chi non paga alla fonte. I soggetti tenuti ad applicare la cedolare alla fonte, invece sono solo gli intermediari che incassano il canone e poi lo girano al locatore. Niente versamento al Fisco, invece, in caso di pagamento mediante assegno bancario intestato al locatore, anche se il pagamento viene materialmente effettuato tramite l’intermediario, dal momento che in questo caso non ha la materiale disponibilità delle risorse finanziarie su cui operare la ritenuta. In pratica se i pagamenti sono regolati direttamente, anche in caso di pagamento del canone mediante carte credito o PayPal, le tasse vanno versate da chi ha stipulato il contratto che potrà scegliere cosa fare al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi del prossimo anno, considerando che i dati sui contratti stipulati e sull’ammontare del canone incassato sono stati trasmessi all’Agenzia delle entrate. Con il modello 730 o il modello Redditi si potrà quindi scegliere se applicare la cedolare o optare per la dichiarazione dei canoni ai fini Irpef.

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