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Caso Cucchi, a Brindisi una lettera di minacce ai carabinieri: “Altri nove devono morire”

Mag 26, 2019

“Altri nove carabinieri devono morire”, questa la frase dattilografata su una lettera inviata alla stazione Casale dei carabinieri di Brindisi, dove ha sede anche la compagnia. La missiva è arrivata venerdì 24 maggio, nella busta anche una foto del corpo pieno di lividi di Stefano Cucchi durante l’autopsia. Il geometra romano morto il 15 ottobre del 2009 mentre era in carcere, una settimana dopo il suo arresto. Sul retro della busta c’era l’indirizzo della caserma scritto a mano e in stampatello, sarebbe stata spedita da Bari.

A Brindisi al quartiere Casale vive Francesco Tedesco uno dei carabinieri imputati nel caso Cucchi, che qualche mese fa, dopo 9 anni di silenzio, ha deciso di parlare ed ha accusato i suoi colleghi coimputati Alessio di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Tedesco in una delle ultime udienze ha chiesto scusa alla famiglia Cucchi.

Sulla lettera sono in corso le indagini scientifiche. Non viene sottovalutato nulla, ma nella stesso tempo non si esclude possa trattarsi di un mitomane. I nove carabinieri menzionati nella minaccia di morte potrebbero corrispondere ai nove anni di silenzio dalla morte del ragazzo. “Non sottovalutiamo assolutamente la minaccia – spiega Giuseppe De Magistris, comandante provinciale dei carabinieri di Brindisi – abbiamo rinforzato i presidi di autotutela ma senza assolutamente perdere la nostra serenità. Noi sappiamo di essere esposti al rischio ed è sancito nel nostro giuramento. Non dobbiamo pensare che ora ci chiudiamo a riccio – aggiunge – tutt’altro siamo ancora più aperti al confronto per migliorare. La storia Cucchi è una storia sulla quale noi non interloquiamo. Ma di quello che è successo noi traiamo i nostri insegnamenti anche per migliorare i servizio a favore della cittadinanza”

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