È una curiosa storia quella di una poesia di Pablo Neruda, Il bacio, che sul web prende una strada tutta sua. Sino a diventare un’altra poesia, che tutti citano. Ma di Neruda non è, anzi è un collage di versi – l’ultimo, anche se un poco modificato, è effettivamente del poeta cileno – scippati anche da Shakepeare e da un testo di una canzone degli Stadio. Appare tra i blog della community Digiland di Libero tra il 2007 e il 2008, piano piano si fa strada nel profilo di un personaggio immaginario e su alcuni blog, a un certo punto approda su Youtube con una esplosione e milioni di visualizzazioni dal 2017. Al punto che si guadagna anche una traduzione in spagnolo. Surreale, eh? Eppure nel mondo Internet succede.
Questa storia è il contenuto di una lezione sul fact-checking di Stefania Mandolini, docente all’istituto “Allievi Sangallo” Terni, che così conclude: “La rete è paglia per questi fuochi. Dai blog ai social, qualunque cosa replicata e condivisa può raggiungere una diffusione inimmaginabile in tempi relativamente brevi. In poco più di dieci anni si è affermata in Italia una poesia inesistente, è stata tradotta nella sua presunta lingua originale e ultimamente anche in inglese (un capolavoro da esportazione)”.
Lezioni che fanno parte di “Open the Box”, un progetto di media e data literacy per le scuole superiori lanciato lo scorso ottobre da Dataninja. Aiuta gli insegnanti a formarsi sulla Rete, tanto più ora che con la didattica a distanza ci devono fare i conti.
Quello che questa formazione si propone, con l’obiettivo di raggiungere 500 docenti e 10mila giovani in tre anni, è rispondere ai tanti interrogativi che ci trovano impreparati. Come imparare, per esempio, a informarsi correttamente attraverso un meme dei Simpson? Come è possibile scoprire cosa è l’intelligenza artificiale attraverso i filtri di TikTok o i video suggeriti da YouTube: si chiamano deepfake e media sintetici. Poi ci sono i contenuti alterati, le citazioni inventate: è tutto un fake? E come orientarsi nella verifica delle fonti digitali, come si decodificano le immagini, quali sono i meccanismi virali di diffusione.
Il progetto, spiegano i promotori, “arriva proprio nel momento in cui è forte il dibattito sulla Dad e torna ad essere obbligatorio l’insegnamento di educazione civica che, per la prima volta in Italia, prevede anche lezioni dedicate al fact-checking e alla data literacy”.
“Open the Box” si rivolge in prima istanza a docentidelle superiori, ma anche a educatrici e educatori interessati a svolgere laboratori nelle scuole superiori o in altri contesti educativi (associazioni, festival, eventi). A loro mette a disposizione 10 percorsi di apprendimento gratuiti, già pronti da portare in classe e organizzati intorno a tre tematiche: disinformazione, social media, intelligenza artificiale.
Ciascuno dei 10 percorsi di apprendimento è stato sviluppato con un format interattivo, che presenta quiz, presentazioni online, attività da svolgere in gruppo, strumenti di valutazione delle competenze. Tutti i percorsi prevedono un’attività di ricerca per stimolare la formulazione autonoma delle domande, l’identificazione delle ipotesi da verificare e gli esperimenti da effettuare.
Il tutto, partendo da casi studio reali e vicini all’esperienza diretta che molti giovani fanno ogni giorno della rete.
In questo modo, un’immagine che prende di mira Greta Thunberg diventa occasione per discutere della cultura dei meme; a partire da un video deepfake con Donald Trump si riflette sulle ripercussioni dell’intelligenza artificiale; i numeri e i grafici sul Covid-19 aprono il dibattito sul ruolo dei dati e le potenziali manipolazioni.
Iscrizioni aperte fino al 21 gennaio 2021 qui https://www.openthebox.io/invia-la-tua-candidatura/.
Open the Box è stato interamente ideato e sviluppato da Dataninja, grazie al sostegno di Open Society Foundations. I primi partner del progetto sono Meet Digital Culture Center e Ashoka Italia. Il progetto ha ottenuto il patrocinio della Regione Emilia-Romagna.