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Zuckerberg, Facebook e la libertà di parola tra retorica e responsabilità

Ott 18, 2019

Durante un discorso di ben 35 minuti tenuto dinanzi a una folta platea presso la Georgetown University, Il presidente di Facebook, Mark Zuckerberg, ha toccato diversi temi cruciali, dal diritto di parola al potere detenuto dai social media, senza mai affrontare il vero nodo centrale del tema, ossia il rapporto tra la difesa della libertà di parola e il dilagare di fake news e hate speech. Zuckerberg ha infatti difeso il primo enfatizzandone l’importanza sul secondo, ma questo è funzionale quasi esclusivamente a conservare il proprio asset principale, ovvero i dati degli utenti.

Zuckerberg ha infatti esordito difendendo il ruolo cruciale di Facebook nel dare voce a più di 2 miliardi di persone in tutto il mondo, affermando di ritenere essenziale la protezione della libertà di espressione su Internet.‎ ‎”Le persone che hanno il potere di esprimersi su larga scala rappresentano un nuovo tipo di forza nel mondo, un Quinto Stato accanto alle altre strutture di potere della società. Le persone non devono più fare affidamento sui tradizionali guardiani della politica o dei media per far sentire la propria voce, e questo ha conseguenze importanti”.‎


‎Zuckerberg ha poi glissato riguardo alle continue critiche ricevute dal suo social network per aver permesso alla disinformazione di diffondersi sulla piattaforma, concentrandosi invece maggiormente sul valore positivo che scaturisce dall’espressione libera delle persone sui social media. Secondo il CEO infatti ‎piuttosto che limitare la libertà di parola su Facebook, sarebbe più importante concentrarsi sulla prevenzione, impedendo agli account falsi di avere un impatto sul discorso sociale.

‎”Concentrarsi sull’autenticità e sulla verifica degli account è una soluzione molto migliore rispetto a una definizione in continua espansione di ciò che può essere ritenuto dannoso”. Affermazione a cui hanno poi fatto seguito numeri trionfalistici sull’identificazione di contenuti terroristici (99%) prima che appaiano nel feed di chiunque, e sulla rimozione da parte della società di miliardi di account falsi ogni anno, spesso entro pochi minuti dalla loro iscrizione sulla piattaforma.‎

Zuckerberg si è infine scagliato anche contro il proliferare di leggi che, secondo lui, starebbero cercando di limitare la libertà di parola ed espressione da lui difese, anche se effettivamente si è guardato bene dal prendere di petto gli Stati Uniti o l’Europa, criticando quasi esclusivamente la Cina, nazione che palesemente viola qualsiasi diritto civile da anni ed è quindi un bersaglio facile e abbastanza retorico.

Insomma il buon Mark da un lato riconosce l’enorme – e per molti versi ancora poco compreso – impatto che i grandi social media stanno avendo sull’informazione e sulla vita sociale di buona parte del mondo, dall’altra però, difendendo a spada tratta la libertà di parola fine a sé stessa, mostra scarso interesse nel contemperarla con quelle che dovrebbero essere delle garanzie comunicative degne di qualsiasi nazione davvero democratica.

Il discorso sociale, come il sapere, è comunitario, si sviluppa cioè nel dibattito informato e nella valutazione critica e consapevole delle fonti e dei punti di vista. Mettere in un calderone tutto e il contrario di tutto non è garanzia di libertà, ma solo una scusa per proteggere gli asset che più interessano, ovvero i dati degli utenti, che non vanno quindi in alcun modo disincentivati a postare, ma anzi stimolati e motivati a farlo, con giusto quel minimo di attenzione imposto dalle leggi, impedendo quindi solo quelle affermazioni che platealmente ne travalicano i confini.

Quali sono davvero le ragioni del successo e del potere di Facebook e degli altri colossi del Web? The Four – I Padroni tenta di analizzare in profondità la situazione, fornendo risposte a domande cruciali.

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