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Vertici di Bankitalia, il M5s rilancia: “Si cambia, non temiamo i poteri forti”

Feb 12, 2019

MILANO – Soltanto ieri il leader della Lega, Matteo Salvini, aveva smorzato i toni sulle nomine in Banca d’Italia lasciando la palla nel campo del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia, Giovanni Tria. A distanza di poche ore, dal blog del Movimento 5 Stelle si torna a chiedere di “cambiare i vertici, azzerarli se necessario” in via Nazonale.

La polemica è partita con la scadenza di Luigi Federico Signorini, membro del Direttorio di Palazzo Koch il cui mandato è terminato ieri e che lascia dunque l’organismo decisionale di Bankitalia – che mantiene la sua operatività – a quattro membri a partire dalla riunione di oggi. Il Consiglio superiore della Banca, d’accordo con il governatore Visco, ne aveva chiesto il rinnovo. Ma il Consiglio dei ministri di giovedì scorso non ha espresso il suo parere favorevole alla nomina, che deve esser poi ufficializzata dal Quirinale con un decreto del presidente Mattarella. A quel punto si è creato lo scontro istituzionale e a più riprese i due vice presidenti del Consiglio – Luigi Di Maio, oltre a Salvini – hanno espresso la volontà del governo di procedere a un ricambio ai vertici dell’istituto centrale.

Ne è nata una impasse dalla quale il capo leghista ieri ha dato l’impressione di volersi sfilare: “Le nomine non mi appassionano, non entro nel merito di chi è più bravo, non conosco Signorini”, ha detto innescando la retromarcia. “Ci sono Conte e Tria, mi affido alla loro competenza e alle loro scelte”. La norma prevede infatti che siano il premier “di concerto” con il Mef a “promuovere” la nomina indicata dal Consiglio superiore di Bankitalia: il Consiglio dei ministri deve essere solamente “sentito”. Se dall’Europa si sono sollevate le voci di chi preme perché si garantisca l’indipendenza della Banca centrale, il M5s è tornato all’attacco dalle sue colonne digitali.

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“Quello che vogliamo, come Governo del Cambiamento, è solo di esprimerci sui nomi dei vertici di Banca d’Italia e Consob. Ci è consentito dalla legge e lo faremo senza paura di toccare qualche potere forte”, afferma il Movimento in un post sul blog delle Stelle intitolato “Un nuovo corso per Bankitalia”. Dopo Consob, spiega M5S, ora “è il turno di Banca d’Italia, ed una cosa è certa: chi ha partecipato alla vigilanza degli ultimi anni, la più fallimentare della nostra storia, non può rimanere al suo posto come se nulla fosse successo”.

“Cambiare i vertici, azzerarli se necessario, serve anche a mandare un messaggio ai risparmiatori traditi: lo Stato torna ad essere garante del risparmio, sciogliendo i legami incestuosi tra politica e finanza. E lo fa dopo aver stanziato un fondo da 1,5 miliardi di euro per risarcire azionisti e obbligazionisti colpiti dal sistema finanziario”, argomenta il M5s. Proprio sui ristori, per altro, si sta giocando una partita delicata per i grillini, visto che la promessa di rimborsare tutto a tutti si sta scontrando con le regole tecniche dell’Europa, che prevedono che sia provata una vendita fraudolenta e si passi da un giudizio di una Corte o di un arbitro prima di distribuire i ristori. Insomma, un procedimento ben diverso dalla garanzia di ristorare indistintamente.

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Le polemiche di questi giorni si leggono anche alla luce di quest’altra partita bancaria. Banca d’Italia e Consob, spiega il Movimento, “sono due istituzioni troppo importanti per essere lasciate nelle mani sbagliate. Chi non vuole il cambiamento si rifugia dietro la loro ‘indipendenza’, che nessuno vuole toccare. L’importante è che l’indipendenza non diventi mancanza di responsabilità davanti ai gravi errori commessi. Tutti sanno – sostiene il blog – che negli ultimi anni la vigilanza sul nostro sistema bancario e finanziario è stata inadeguata, per non dire disastrosa. Non sono stati valutati correttamente i rischi patrimoniali della gestione spesso scellerata del credito da parte di manager incapaci o politicizzati, e sono state permesse vendite fraudolente ai clienti ‘retail’, cioè quelli tendenzialmente meno preparati a valutare il rischio dei loro investimenti”.

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