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Vertice Inps, stallo per il dopo-Boeri sul nome di Nori

Feb 16, 2019

MILANO – Oltre a Bankitalia e Ivass, anche la partita per la pesante nomina del vertice dell’Inps va ai tempi supplementari in attesa che la maggioranza di Lega e M5s trovi la quadra intorno ai nomi da designare. Dal consiglio dei ministri di giovedì sera, come anticipato da Repubblica, sembrava fatta la nomina di Mauro Nori, consigliere del ministro Tria. Al suo fianco, come vice, il nome forte di Pasquale Tridico, professore a Roma Tre e consigliere del ministro Di Maio: è il principale artefice del decreto Dignità e del Reddito di cittadinanza. Poi però le carte si sono rimescolate.

E’ stato prima il sottosegretario agli Affari regionali del Movimento, Stefano Buffagni, a stoppare il tandem con un cinguettio. Anche la Lega, ieri, faceva trapelare una certa insofferenza, lasciando parlare le fonti vicine al partito per precisare che un accordo “per ora” non c’è, ma “non ci sono neanche preclusioni”. Come a far capire che il nome di Nori è sul tavolo, ma bisogna ancora parlarne.

Possibile che il fine settimana serva allora per affilare i ragionamenti in vista di una decisione che dovrebbe arrivare al più tardi lunedì. Anche perché dalla mezzanotte del 15 febbraio Tito Boeri non è più ufficialmente in sella all’Inps, ruolo che ricopre dal 16 febbraio 2015 e per il quale – dopo le bordate arrivate a più riprese sia da Matteo Renzi che da Luigi Di Maio, in particolare ai tempi delle stime sugli effetti del dl Dignità – non è stata concessa una proroga.

Rep

Si ripropone dunque un valzer di candidature che ha già caratterizzato la successione di Massimo Nava alla Consob, per la quale per mesi si è speso il nome di Marcello Minenna – candidato forte del M5s – ma si è finiti per indicare Paolo Savona. Come ha spiegato Guglielmo Loy a Repubblica in edicola, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto per la previdenza nel quale siedono i rappresentanti delle parti sociali, “i pensionati non devono temere”. La macchina burocratica dell’Inps è talmente vasta e complessa (con i suoi 340 miliardi di prestazioni da erogare ogni anno) da sopravvivere operativamente all’assenza di vertice. Ma non potrà durare a lungo: “Se lo stallo dovesse prolungarsi oltre lunedì”, ammonisce il sindacalista Uil, “si rischia una paralisi decisionale”. In un momento per altro molto complicato per l’Istituto, che si ritrova in mano i dossier del reddito di cittadinanza e di Quota 100 da gestire, per di più con l’incognita di modifiche al decretone in arrivo dal Parlamento a pochi giorni dalla partenza ufficiale del sussidio contro la povertà.

E’ stato proprio il decretone a prevedere il ritorno del consiglio di amminsitrazione all’Inps, composto da cinque membri. Nori, con Tridico, avrebbe dovuto traghettare l’Istituto alla nuova governance in veste di commissario, cosa prevista dallo stesso decretone: il tempo di convertirlo in legge per poi assumere la veste ufficiale di presidente e piazzare gli altri membri del nuovo board. La margherita di nomi alternativi al suo è sempre meno popolata di petali: nel tempo si sono perse per strada le candidature tecnicamente forti di Alberto Brambilla, esperto di materia previdenziale vicino alla Lega, e di Marina Calderone, che presiede i Consulenti del lavoro ed è stimata nel mondo pentastellato. Urge un coniglio dal cilindro per evitare l’impasse nel più grande istituto di welfare in Europa.

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