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Vaccino italo-inglese, il ministro Speranza firma l’accordo per 400 milioni di dosi

Giu 13, 2020

annuncio agli stati generali

Allo studio il candidato frutto della collaborazione tra l’Università di Oxford e Irbm di Pomezia. Prima trance attesa entro la fine dell’anno

di Nicola Barone

Il ministro Speranza: “Firmato accordo per dosi vaccino Oxford”

Allo studio il candidato frutto della collaborazione tra l’Università di Oxford e Irbm di Pomezia. Prima trance attesa entro la fine dell’anno

13 giugno 2020


3′ di lettura

Insieme ai ministri della Salute di Germania, Francia e Olanda, dopo aver lanciato nei giorni scorsi l’alleanza per il vaccino, il ministro della Salute Roberto Speranza ho sottoscritto un contratto con AstraZeneca per l’approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi di vaccino «da destinare a tutta la popolazione europea». Il candidato vaccino nasce dagli studi dell’Università di Oxford e coinvolgerà nella fase di sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane. La prima tranche di dosi arriverà entro la fine dell’anno.

Speranza: un bene pubblico globale

L’impegno prevede che il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluda in autunno con la distribuzione della prima tranche di dosi, spiega il ministro Speranza in un post su Facebook. «Con la firma di oggi arriva un primo promettente passo avanti per l’Italia e per l’Europa. Il vaccino è l’unica soluzione definitiva al Covid-19. Per me andrà sempre considerato un bene pubblico globale, diritto di tutti, non privilegio di pochi», ha concluso il ministro che ha informato il Consiglio dei ministri e gli ospiti presenti agli Stati Generali, ricevendo alla fine un applauso.

AstraZeneca assicura accesso ampio, equo e no profit

Dal canto suo AstraZeneca sta cercando di incrementare ulteriormente la sua capacità produttiva a livello globale per fornire un accesso al vaccino contro il coronavirus «ampio, equo e no profit». La società si è impegnata per assicurare la produzione di 2 miliardi di dosi su scala globale di un vaccino che al momento è già in fase sperimentale sull’uomo, secondo quanto spiegato dal presidente di AstraZeneca Italia Lorenzo Wittum. Viene riconosciuto che il preparato potrebbe non funzionare, ma l’azienda «è comunque impegnata a far avanzare rapidamente il programma clinico e ad aumentare la produzione a rischio». Come noto il vaccino è attualmente in fase di sperimentazione grazie alla collaborazione con l’Università di Oxford a cui partecipa anche l’italiana Irbm, tramite la sua divisione Advent per i vaccini innovativi. Parallelamente, AstraZeneca continua a costruire diverse catene di approvvigionamento a livello globale, inclusa l’Europa.

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In Uk si sperimenta su 10mila volontari

L’azienda fa sapere di stare «incrementando ulteriormente la sua capacità produttiva ed è aperta alla collaborazione con altre aziende al fine di rispettare il suo impegno di sostenere l’accesso al vaccino senza alcun profitto durante la pandemia». L’Università di Oxford ha annunciato il mese scorso l’inizio di una sperimentazione clinica di fase II/III con AZD1222 nel Regno Unito su una popolazione di circa 10.000 volontari adulti. Ulteriori studi clinici di fase avanzata dovrebbero iniziare in altri Paesi. «Ci siamo impegnati per promuovere e facilitare il dialogo tra le istituzioni anche grazie alle eccellenze presenti sul territorio italiano. Desidero ringraziare il ministro della Salute e il governo italiano per l’impegno profuso nel raggiungere questo accordo velocemente. Aspettiamo fiduciosi i risultati della sperimentazione perché solo allora, se saranno positivi, questo accordo e l’impegno di tutti i partner coinvolti, avrà pieno significato e la speranza di ritornare alla normalità sarà concreta», afferma Wittum.

Intese diffuse a diverse aree del mondo

L’Azienda ha recentemente concluso accordi simili con il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations e Gavi the Vaccine Alliance per 700 milioni di dosi e ha concordato un accordo di licenza con il Serum Institute of India per la fornitura di un ulteriore miliardo di dosi, principalmente destinate ai paesi a basso e medio reddito. La capacità produttiva totale è attualmente pari a due miliardi di dosi.

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