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Truffa per l’impiego dell’elemosina: chiesto rinvio a giudizio per sacerdote e vescovo di Massa

Gen 5, 2018

La sua posizione è “marginale” come ha sottolineato il procuratore Aldo Giubilaro. Ma pure per il vescovo della diocesi di Massa Carrara e Pontremoli, monignor Giovanni Santucci, la procura della provincia toscana ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio insieme a don Luca Morini, parroco apuano ribattezzato don ‘Euro’, e a un ex sacerdote, Emiliano Colombo. Tutto nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato principale Morini, accusato di utilizzare le offerte dei fedeli per soddisfare vizi e capricci personali: truffa ed estorsione le accuse contestate al sacerdote.

Il vescovo è rimasto coinvolto per due presunti episodi di frode ed estorsione, ipotesi di reato collegate, così l’accusa, a un prelievo di 1.000 euro dal fondo della Fondazione Pie Legati, che raccoglie le elargizioni dei fedeli di tutte le curie italiane, per consegnarli a don Morini “senza alcuna spiegazione” e per aver fatto pressione “sulla Cattolica Assicurazione per aumentare il punteggio di invalidità di don Morini e permettergli maggiori vantaggi economici”.

Ricettazione infine il reato per il quale è stato indagato Colombo, accusato di nascondere parte dei soldi di don Morini sul suo conto.

“In relazione alle notizie sulla richiesta di rinvio a giudizio per il vescovo della diocesi di Massa Carrara e Pontremoli, si precisa che ad oggi mons.Giovanni Santucci non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte della procura, né direttamente né attraverso i propri legali, circa gli addebiti che gli vengono contestati”, il comunicato diffuso oggi dalla curia di Massa Carrara dopo che la notizia della richiesta del processo era apparsa sul Tirreno venendo poi confermata dalla procura.

Tutta la vicenda parte nel 2015, con i racconti alla stampa di un escort napoletano sul suo rapporto con don Morini, parroco prima di Avenza, poi di Fossone e di Caniparola, e sulle sue spese ‘allegre’. Scattarono poi le denunce, tante, dei fedeli, che ricollegarono

molti suoi atteggiamenti sospetti: la richiesta insistente di offerte, di contributi per la realizzazione di progetti di carità che non vedevano mai fine, richiesta di soldi per confessare, per dire messa, per celebrare funerali, per benedire case. Tanto che negli anni don Morini era stato soprannominato don ‘Euro’.

Al sacerdote, nel corso dell’inchiesta conclusasi a settembre scorso, la procura ha sequestrato 700 mila euro e altri 150 mila euro in pietre preziose

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