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Trimestrali deludenti e guerre commerciali in Asia: Borse deboli

Lug 18, 2019

MILANO – Ore 10:30. Andamenti deboli sulle Borse europee, dopo le vendite che hanno colpito gli scambi asiatici. Gli investitori non sono confortati dalle trimestrali in pubblicazione in questi giorni, che mostrano risultati incerti, mentre il fronte commerciale resta agitato. A preoccupare i listini dell’Est sono le scaramucce hi-tech tra Giappone e Corea del Sud, con limiti incrociati all’export di componenti fondamentali per la produzione di semiconduttori. Riverberano ancora, poi, le minacce di Donald Trump su possibili nuovi dazi alla Cina, che lasciano intendere quanto sia ancora lunga la strada per un accordo.

La Borsa di Milano segna un calo intorno allo 0,35%. A Piazza Affari balza Trevi, dopo il via libera del cda al piano di ristrutturazione con annesso aumento di capitale. In linea le altre: Francoforte perde lo 0,77%, Parigi lo 0,46% e Londra lo 0,43%.

La Borsa di Tokyo ha chiuso una seduta negativa, con l’indice Topix in rosso del 2,11% e il Nikkei relativo ai maggiori titoli in ribasso dell’1,97%. Tra i dati macroeconomici di giornata, proprio dal Giappone le esportazioni di giugno hanno segnato un calo del 6,7% annuo: peggio delle attese. Si estende così a sette mesi la striscia negativa in scia alla guerra commerciale in corso, che vede come novità le restrizioni imposte da Tokyo sulle esportazioni verso la Corea del Sud. Un fattore che lascia sperare è l’accordo bilaterale che dovrebbe essere raggiunto tra Giappone e Stati Uniti, e che dovrebbe essere limitato, tuttavia, soltanto ai settori auto e agricolo. Dalla Gran Bretagna si attendono le vendite al dettaglio a giugno, dagli Usa l’indice Philadelphia Fed di luglio e l’indice anticipatore di giugno.

Anche le chiusure cinesi sono state in pesante passivo, con Shanghai in perdita dell’1,04% e Shenzhen in ribasso dell’1,58%. Ieri sera Wall Street ha segnato una chiusura negativa, con l’indice Dow Jones che ha perso lo 0,42% a 27.219,85 punti e il Nasdaq che ha lasciato sul terreno lo 0,46% a 8.185,21 punti. Lo S&P500 ha perso lo 0,65% a 2.984,42 punti. Netflix ha riportato dati sorprendentemente in discesa per gli abbonati Usa, con un contraccolpo che si è fatto subito sentire sul titolo nel post-mercato. Gli investitori hanno dovuto digerire anche trimestrali contrastanti. Bank of America (+0,7% a 29,19 dollari) ha messo a segno utili record ma come successo a Citi, JPM e Wells Fargo ha guadagnato meno dai prestiti concessi.

In apertura dei mercati l’euro sale leggermente sul dollaro a quota 1,1240, da 1,1225 di ieri in chiusura. Sulla valuta nipponica, la divisa europea viene scambiata a 121,04. Dollaro/yen a 107,68. Lo spread tra Btp e Bund è poco mosso dai livelli di ieri sera a 189,5 punti. Il tasso di rendimento per il titolo decennale italiano è sostanzialmente stabile all’1,58%.

Tra le materie prime, il petrolio è ancora in calo nel mercato after hours. I dati sull’aumento delle scorte di greggio negli Stati Uniti hanno fatto scendere il prezzo del barile Wti di 84 centesimi a 56,78 dollari. In flessione anche il Brent, il petrolio di riferimento per l’Europa quotato a Londra. In questo caso il prezzo è diminuito di 84 centesimi, scendendo a 63,61 dollari. Debole anche l’oro, dopo il picco di ieri sopra i 1.430 dollari l’oncia, vicino ai massimi degli ultimi sei anni. Oggi il lingotto con consegna immediata si porta a 1.422,22 dollari l’oncia (-0,3%). L’inversione di tendenza è legata alle ultime indicazioni contenute nel Beige Book della Fed che, prevedendo il proseguimento della crescita economica negli Stati Uniti, ha posto qualche dubbio sul taglio dei tassi americani dato finora quasi per scontato.

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