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Slittano reddito di cittadinanza e quota 100. Salvini: “Qualche giorno in più per evitare errori”

Gen 10, 2019

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MILANO – Bisognerà aspettare ancora per avere la parola definitiva sul decreto per Reddito di cittadinanza e quota 100. Slitta, probabilmente alla prossima settimana, la discussione su queste tematiche nel Consiglio dei ministri, dal quale si attendeva il varo del provvedimento: l’esecutivo si incontra ugualmente oggi, ma senza avere sul tavolo né il maxi-decreto né la nomina del nuovo presidente della Consob.

Prende invece corpo la retromarcia sulla cancellazione dell’agevolazione Ires al no profit (enti del terzo settore): dovrebbe trovare posto nel decreto sulle semplificazioni, come confermano i due relatori, Mauro Coltorti (M5S) e Daisy Pirovano (Lega), al termine dell’ufficio di presidenza che ha deciso di sconvocare la seduta delle commissioni di domani e di rinviare i lavori sul provvedimento direttamente a martedì prossimo 15 gennaio (il giorno in cui il testo sarebbe dovuto arrivare già in Aula).

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Reddito e pensioni, l’opposizione attacca

Nell’ordine del giorno della riunione del Cdm non si ha dunque traccia delle misure cardine di Lega e M5s. Per questi temi, la possibile data di recupero è il prossimo venerdì. “E’ probabile”, ha detto il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, a chi gli chiedeva se la riunione dell’esecutivo si sarebbe tenuta la prossima settimana.

Un ennesimo segnale dopo ore di tensione nell’esecutivo che, tra ipotesi di referendum sulla Tav e gestione dell’immigrazione, ha finito per mandare ai tempi supplementari anche il testo-manifesto del governo gialloverde. Sullo slittamento è montata la critica dell’opposizione. Il deputato Pd Camillo D’Alessandro ha attaccato: “Quota 100 slitta a data da destinarsi. Il governo dice che forse il decreto sarà approvato la prossima settimana, ma in precedenza aveva detto che sarebbe partito entro questa settimana, per permettere a tutti gli interessati di poter fare domanda da subito per poter usufruire del provvedimento in estate. Lo stesso destino per il reddito di cittadinanza. Il governo è nel caos più totale”.

Di Maio tranquillizza sulle risorse

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Ieri la polemica di Matteo Salvini era montata sul rafforzamento delle pensioni di invalidità. Il nodo della disabilità è stato affrontato durante il vertice in tarda serata tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i due vicepremier. Questa mattina, il vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, è intervenuto nuovamente per tranquillizzare gli alleati di governo: “I soldi per gli invalidi ci sono, l’ho detto anche a Salvini”, ha spiegato su Radio 1 chiarendo che “i 260mila invalidi che percepiscono un trattamento avranno accesso al programma del reddito di cittadinanza senza doversi riqualificare per il lavoro e avranno una pensione a 780 euro se sono da soli, mentre se stanno in un nucleo familiare il nucleo avrà 1300 euro”. Secondo Di Maio, sul punto “c’è un tesoretto di 400 milioni” che deriva dal retringimento della platea degli stranieri potenzialmente percettori del reddito (con il requisito dei 10 anni di residenza).


Enti locali, con la Manovra uno spazio fiscale da 2 miliardi

Su altre tipologie di risorse si è concentrata l’agenzia di rating Moody’s, che ha dedicato un report al mancato rinnovo del blocco delle aliquote dei tributi degli enti locali, che era in vigore dal 2016, derivante dalla legge di Bilancio gialloverde. L’analisi a firma di Massimo Visconti, VP Senior Credit Officer dell’agenzia, ricorda che in questo modo gli enti “potranno nuovamente rimodulare le aliquote e le addizionali sulle quattro principali imposte: Irap, Imu/Tasi e addizionali Irpef famiglie e imprese”. Considerando che gli enti potranno inoltre “decidere di applicare o rimuovere le esenzioni fiscali per alcune categorie di beneficiari come famiglie o imprese”, Visconti stima che “la riforma potrebbe consentire ulteriori entrate di circa 2 miliardi di euro”. Una cifra in linea con i calcoli che qualche settimana fa redigeva la Uil, Servizio Politiche territoriali, che parlava di 130 euro in media pro capite: addizionale Irpef regionale (1,5 miliardi totali), addizionale Imu comunale (112 milioni) e aliquote Imu/Tasi (600 milioni) i singoli contributi stimati.

Nell’ottica dell’agenzia di rating, la misura offre maggiore flessibilità agli enti dopo anni di ristrettezze ed è dunque positiva per la valutazione complessiva della politica di bilancio a livello locale. Il rovescio della medaglia, visto dall’occhio del cittadino, è il fatto che questo cuscinetto fiscale arriva dalle tasche dei contribuenti: secondo Moody’s, circa l’80% dei governi regionali e locali potrebbe cogliere l’opportunità di alzare le tasse nel corso del 2019. “Le grandi città come Milano, Venezia, Torino, Napoli e la Città Metropolitana di Roma, o Regioni come il Lazio o il Piemonte ne beneficeranno di meno, dato che avevano già impostato le aliquote vicino al loro livello massimo prima del congelamento”, si legge nel report. Le elezioni locali del 2019 potrebbero fungere da deterrente per gli amministratori locali, ma il taglio ai trasferimenti statali nell’ordine del miliardo di euro (stima Uil) previsti dalla stessa legge di Bilancio potrebbe spingere in direzione opposta.

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