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Si avvita la crisi catalana, le Borse peggiorano. Wall Street tira il fiato

Ott 19, 2017

MILANO – Ore 9:45. Le Borse europee trattano caute mentre l’indipendenza catalana tor ad agitare la fragile costruzione europea. Milano retrocede dello 0,2%, in linea con Parigi, mentre Londra lima lo 0,25% e Francoforte lo 0,15%. Debole anche la Piazza spagnola, ma senza scossoni (-0,1%). Nonostante l’incertezza legata al futuro di Barcellona, per la quale scade oggi l’ultimatum di Madrid per chiarire le scelte delle autorità locali, l’euro tratta in rialzo riportandosi in area 1,18 contro il dollaro. Avvio di giornata in lieve rialzo per lo spread tra Btp e Bund che apre a 165 punti. Il rendimento del titolo decennale italiano è al 2,05%. Sul listino milanese tiene banco l’offerta di Atlantia per Abertis, ieri superata dalla controproposta di Hochtief, braccio armato della Acs del presidente del Real Madri, Florentino Perez. Il cda di Abertis giudica positiva l’offerta italiana, ma anche che sia migliorabile.

In Asia si registra che la Cina chiude il terzo trimestre 2017 con un Pil in rialzo annuo del 6,8%, in linea con le attese degli analisti e meno del 6,9% segnato nella prima metà del 2017: lo rende noto l’Ufficio nazionale di statistica, secondo cui la crescita nei primi 9 mesi ha mantenuto il passo a +6,9%, salendo a 59.328,8 miliardi di yuan (circa 8.961,4 miliardi di dollari). Domenica, parlando a Washington, il governatore della Banca centrale cinese (Pboc) Zhou Xiaochuan ha detto che la crescita “potrebbe raggiungere il 7% nella seconda metà” dell’anno. Intanto le vendite al dettaglio salgono del 10,3% su base annua a settembre, più del 10,1% di agosto e del 10,2% atteso dagli analisti. Batte le attese anche la produzione industriale, che sale del 6,6% annuo a settembre. Dati anche dal Giappone, che ha registrato un forte surplus commerciale a settembre di 670,2 miliardi di yen (5 miliardi di euro) rispetto ai 486,6 miliardi di yen dello stesso mese dell’anno precedente. La Borsa di Tokyo ha chiuso le contrattazioni in rialzo per la tredicesima seduta consecutiva, si tratta della scia più lunga in quasi 30 anni. L’indice Nikkei è salito dello 0,40% a quota 21.448,52, aggiungendo 85 punti, sostenuto dalla debolezza dello yen e l’ottimismo degli investitori sulla imminente stagione delle trimestrali. Sul mercato valutario lo yen si indebolisce al cambio col dollaro a un valore di poco superiore a 113, e sulla moneta unica a 133,39.

Ieri sera Wall Street ha stampato l’ennesimo record dell’anno, portando il Dow Jones questa volta a chiudere effettivamente sopra i 23mila punti (livello già toccato durante le contrattazioni della vigilia, ma mai superato prima d’ora alla fine della giornata). L’indice delle blue chip ha guadagnato lo 0,7%, lo S&P500 è salito dello 0,07% e il Nasdaq dello 0,01%. Oggi la Borsa americana ricorda il lunedì nero: il 19 ottobre del 1987 il Dow perse 508,32 punti, che oggi equivarrebbero a oltre mille punti; in soli due giorni circa la metà di quel tonfo fu recuperato. I titoli di Stato americani si sono indeboliti in uno scenario sempre più convinto che la Fed alzerà i tassi a dicembre.

Il petrolio resta sopra quota 52 dollari al barile sull’onda dell’influenza sulle esportazioni dal Nord dell’Iraq che si sono dimezzate: i contratti sul greggio Wti con scadenza a novembre passano di mano a 52,03 dollari al barile. Il brent sale di 2 centesimi a 58,31 dollari. Quotazioni dell’oro in calo sui mercati asiatici: il lingotto con consegna immediata cede lo 0,2% e passa di mano a 1.277 dollari l’oncia

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