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Sea Watch, scatta il decreto sicurezza – Adnkronos

Giu 15, 2019
Sea Watch, scatta il decreto sicurezza

(AFP)

Pubblicato il: 15/06/2019 08:42

Seconda notte al confine con le acque territoriali, a sedici miglia dall’isola di Lampedusa, per la Sea Watch 3 con a bordo 52 migranti soccorsi nel Mediterraneo. Da due giorni la nave ‘pendola’, come si dice nel gergo marittimo, senza muoversi da quella posizione. In attesa di una svolta. L’imbarcazione si trova in acque internazionali e sta mantenendo una rotta da ovest ad est e viceversa al di fuori delle acque territoriali italiane.

“Le persone a bordo ci hanno raccontato di aver trascorso lunghi periodi di detenzione in Libia e di aver subito vessazioni inenarrabili – dice la portavoce della Ong, Giorgia Linardi -. Uno dei naufraghi ha raccontato di essere stato costretto a seppellire cadaveri per preparare il centro di detenzione alla visita di operatori esterni cercando di renderlo più presentabile. Questa è la Libia, il Paese in cui ci viene indicato di portare le persone soccorse: non lo faremo mai”.

MINORI – “Anche il più piccolo dei minori non accompagnati, che ha solo 12 anni, è stato imprigionato senza un valido motivo. Un’altra persona – continua Linardi – ha raccontato di essere stata venduta, pare, peraltro, a un ufficiale del governo e di essere stato costretto a prestare manodopera gratuita: ha lavorato come servo per potersi comprare la libertà ed essere messo su un gommone”.

KALASHNIKOV – “Molte persone – aggiunge la portavoce di Sea Watch – raccontano di aver tentato di lasciare la Libia via mare più volte. Una persona addirittura ha riconosciuto nella motovedetta che è sopraggiunta dopo il soccorso la stessa che lo aveva già riportato indietro”. Tutte le volte che i naufraghi sono ricondotti in Libia “vengono di nuovo imprigionati”. Alla vista della motovedetta libica “sono terrorizzati”. E “un’altra persona – prosegue – ha raccontato che il familiare gli è stato ucciso davanti agli occhi con un colpo di kalashnikov, sempre in detenzione”.

ONU – “La Libia non è riconosciuta come porto sicuro a livello internazionale. Lo dice la stessa missione Onu nel Paese, l’Unhcr, la Commissione europea, la Farnesina, lo stesso ministro dell’Interno (lo ha detto il 25 maggio scorso in una trasmissione televisiva) e lo stesso governo libico di al Serraj”, sottolinea Linardi. “Negli ultimi 10 giorni in Libia è stato bombardato un ospedale, l’aeroporto e distrutti diversi quartieri: questo è il Paese dove ci dicono di riportare le persone soccorse. Noi non lo faremo mai”.

SALVINI – ”Ho appena firmato il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal nuovo Decreto Sicurezza” dice intanto il ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Ora il documento sarà alla firma dei colleghi ai Trasporti e alla Difesa: stop ai complici di scafisti e trafficanti!”.

NIENTE PORTO – Venerdì il vicepremier ha sottolineato ancora una volta che la nave non approderà in un porto italiano: “Sicuramente non arrivano in Italia perché per fesso non mi prendono”. Le Ong “usano gli esseri umani per loro indegni interessi. Non so se anche economici, ma sicuramente politici. La Sea Watch sta andando avanti e indietro, dimostrando ancora una volta di operare al di fuori della legge. Mi domando come mai la procura non abbia confermato il sequestro, perché mi sembra che non rispettino la legge e nei fatti favoriscano i trafficanti di esseri umani”.

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