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Salvini: “Noto troppi accoppiamenti tra Pd e M5s”. Di Maio: “Non lo riconosco più, si è… – Il Fatto Quotidiano

Mag 14, 2019

“Inizio a notare troppi accoppiamenti tra Pd e 5 stelle, troppa sintonia”. “No, è il leader della Lega che non riconosco più. Si è tolto la felpa e ora difende la casta”. Si avvicinano le elezioni Europee e lo scontro tra i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio rimane continuo. Un botta e risposta a distanza con l’unico obiettivo di mostrare le differenze e giocare il tutto per tutto in vista del 26 maggio. Da una parte la strategia scelta dal Carroccio negli ultimi giorni è quella di accusare i 5 stelle di voler correre tra le braccia del Partito democratico. Dall’altro i grillini respingono l’attacco rilanciando il caso del sottosegretario leghista Armando Siri difeso fino all’ultimo dai suoi e dipingendo i soci di governo come pezzi della vecchia casta. Intanto tutto rimane fermo in attesa che si fermi la campagna elettorale: il decreto sblocca cantieri arriverà in Aula al Senato solo martedì 28 maggio, appunto dopo il voto delle Europee. A deciderlo è stata la conferenza dei capigruppo al Senato.

Per il vicepremier della Lega il problema oggi sono ancora una volta i no dei 5 stelle: “Dicono no all’autonomia, no alla flat tax, no al nuovo decreto sicurezza. Mi spieghi qualcuno se vuole andare d’accordo con il Pd o con gli italiani e la Lega, rispettando il patto”, ha detto. “C’è una Europa da cambiare e noi la vogliamo cambiare in alternativa alla sinistra, in totale alternativa alla sinistra. Spero che i 5 stelle non abbiano cambiato idea”. A lui a distanza ha replicato il leader M5s: “I primi sei mesi di governo Salvini si presentava come una persona interessata ai problemi della gente, ora non lo riconosco più“, ha detto Di Maio. “E’ come si fosse tolto la felpa e avesse messo l’abito buono della vecchia politica. Nel caso Siri si è schierato a difesa della casta”. Intanto fonti M5s alle agenzie hanno ricordato quanto successo ieri in commissione Difesa, quando la Lega ha votato con Pd e Fi: “Dire che siamo sorpresi è poco”, hanno rivelato.

Per Di Maio il problema è che Salvini non vuole, dice, fare vertici di governo dopo le dimissioni di Siri: “Sull’autonomia ero pronto un mese fa. Sto chiedendo da un mese un vertice di governo, ma dopo la richiesta di dimissioni di Siri il capo della Lega l’ha presa sul personale” ha detto. “Sono disponibile, ma senza vertice per dirimere temi e nodi non si può procedere. Se si va a rilento la Lega lo chieda a se stessa. Sono offesi per caso Siri? Lo rifarei altre cento volte”. Nonostante le tensioni però, nessuno dei due mette in dubbio che l’esecutivo andrà avanti: “Non credo” che il Carroccio stia lavorando a far cadere l’esecutivo, “anche perché questo è l’unico governo possibile” ha detto Di Maio. “Non credo nella malafede della Lega, non credo che in questo momento voglia far cadere il governo, e mi auguro che la stessa fiducia si possa nutrire in noi da parte loro. Sono fiducioso che dopo il 26 maggio le cose si tranquillizzeranno“.

Intanto Di Maio questa mattina ha organizzato una conferenza stampa in Senato per lanciare il ddl sulle nomine in Sanità che, ha detto il vicepremier, dovrà essere approvato entro l’anno. “Prima di dare più autonomia alle Regioni bisogna cacciare i raccomandati e i figli di… Basta nomine politiche, con il ministro della Sanità Giulia Grillo per presentare la proposta di legge M5s sui criteri di nomina dei dirigenti delle Asl”. Quindi ha attaccato il Pd: “È il partito protagonista assoluto delle inchieste sulla sanità” ha detto Di Maio. “A me fa sorridere, perché sono stato quello che ha attaccato di più il Pd negli ultimi mesi. È un partito subdolo, ha cambiato volto ma fa pratiche ancor peggiori di prima”.

Nella conferenza stampa, inoltre, Di Maio ha annunciato che verrà votato oggi in Commissione Affari sociali alla Camera, nell’ambito del decreto Calabria, un emendamento M5s che prevede lo stop immediato delle nomine politiche in sanità, in attesa dell’approvazione di un disegno di legge più organico. “È fondamentale prescindere il legame tra nomine politiche e sanità”, ha detto il ministro della Salute Giulia Grillo.”Abbiamo bisogno di votare subito questo emendamento – ha insistito Di Maio – al di là di quanto siano suscettibili alcuni governatori del Nord e del Sud, perché essere governatori della Regione significa dover condividere comunque le regole generali di tutto il Paese, perché la Repubblica è una e indivisibile al di là delle autonomie locali. E se vogliamo dare più autonomia ai territori, e sono d’accordo – ha detto ancora Di Maio – dobbiamo lavorare prima a quei meccanismi di controllo e selezione della cosiddetta classe dirigente, che tutti citano ma nessuno vuole iniziare a selezionare per merito”. “L’emendamento applica il contratto di governo. Noi siamo leali – ha ribadito il vicepremier – e se presentiamo una cosa al nostro partner di governo la presentiamo perché è nel contratto. Nel contratto c’è scritto che dobbiamo togliere alla politica le nomine nella sanità. Visto che nel contratto c’è l’autonomia e nel contratto c’è togliere dalle mani della politica regionale le nomine nella sanità – ha proseguito – facciamo tutte due le cose, ma con ordine: prima creiamo i sistemi di controllo e garanzia affinché non si possa nominare la qualunque attraverso le autonomie regionali e poi nella pre-intesa sulle autonomie regionali mettiamo anche che si rispettano quei criteri. Così c’è autonomia ma c’è anche controllo e merito”.

Di Maio, poi, ha parlato anche del decretosicurezza bis: “A me dispiace che non parli di rimpatri. Perché già il fatto che stiamo facendo un bis fa capire che c’è qualcosa che ci siamo dimenticati nel precedente” ha spiegato il ministro, secondo cui bisogna “favorire con norme e stanziamenti economici gli accordi di cooperazione allo sviluppo di paesi di provenienza di queste persone per poter attuare i rimpatri”. In mattinata, invece, il governatore del Veneto Luca Zaia aveva spinto per un’accelerata sul tema dell’autonomia alle regioni: “Qualcuno lo dica a Di Maio: l’autonomia non è una fake news. Non esiste un piano B. Non ci sono alternative, sia ben chiaro. Qui si tratta semplicemente di dare attuazione a quel che c’è scritto nel contratto di governo” ha detto Zaia in un’intervista al Corriere della sera. “Non minaccio nessuno e lascio che sia il segretario Salvini a condurre la partita, di lui mi fido ciecamente – ha aggiunto – Ma la pongo io una domanda: se non si fosse data attuazione al reddito di cittadinanza tanto cara ai CinqueStelle, il governo sarebbe ancora in piedi?”.

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