• 29 Marzo 2024 9:15

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Roma, sequestrato e seviziato perché non paga debito. Nella banda anche ex compagna

Dic 2, 2016

L’hanno chiuso nello scantinato di un bar, l’hanno picchiato e seviziato per quattro giorni finché non è riuscito a scappare e a chiamare i carabinieri della compagnia di Anzio, diretta da Lorenzo Buschittari. I tre rapitori sono stati arrestati per estorsione, usura, sequestro di persona e lesioni aggravate, mentre un 18enne incensurato e una ventenne ucraina sono stati sottoposti all’obbligo dimora con l’accusa di lesioni.

È successo a un uomo di 42 anni, romano, installatore di condizionatori con una sua piccola impresa, che si era fatto prestare soldi dai componenti della banda di usurai di Nettuno, che gli erano stati presentatI dalla sua donna, la 20enne ucraina con cui l’imprenditore, Marco (il nome è di fantasia, ndr) ha anche avuto un figlio. L’uomo ha già un figlio, avuto con la moglie da cui è separato, che ha presentato diverse querele nei suoi confronti e con cui ha avuto molto problemi legati al mantenimento del bambino.

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I tassi usurai del prestito avevano lasciato Marco indietro con le rate da pagare di questo prestito di poche migliaia di euro. I tre, allora, C.A., 35enne con numerosi precedenti, il fratello M.A., 22enne anch’egli con precedenti, G.B., 40enne incensurato, hanno pensato di farsi saldare quanto dovuto sequestrando il 42enne. Si sono appostati sotto la sua abitazione, a Roma, nei pressi dell’Eur, e quando Marco è uscito l’hanno caricato a forza in macchina. L’hanno poi portato in un bar di Nettuno e buttato nello scantinato, dove sono iniziate le sevizie.

Quattro giorni di calvario in cui gli è stato rotto il setto nasale e, per le botte, gli sono state causate contusioni in tutto il corpo. L’unica interruzione tra un pestaggio e l’altro, le telefonate che Marco era costretto a fare a parenti e amici, in cui chiedeva prestiti di 500 euro, 600 euro, 300 euro. Sempre rifiutati, anche dalla madre dell’uomo, già “spremuta” oltre misura.

Ai pestaggi partecipava anche L.K., la ventenne ucraina, tra l’altro con precedenti penali, con cui Marco ha avuto un figlio. “Sei un fallito!” gli urlava, e giù schiaffi. “Non mi hai fatto fare la vita che mi avevi promesso!” e ancora schiaffi e anche un calcio nelle parti intime che aveva lasciato l’uomo senza fiato.

Al quarto giorno un conoscente della vittima acconsente a un prestito: gli aguzzini e Marco escono dallo scantinato per raggiungerlo. In un momento di distrazione dei due pregiudicati, il 42enne riesce a scappare. Chiama il 112 che si ritrova di fronte a una maschera di sangue: il volto è tumefatto, Marco è sfinito e anche molto impaurito. Viene portato in ospedale, dove resta ricoverato per dieci giorni. Gli vengono riscontrati traumi ed ecchimosi in tutto il corpo, e, appunto, una frattura al setto nasale. Marco, però, dopo 10 giorni, terrorizzato di potersi ritrovare di fronte qualche parente dei sequestratori – la famiglia dei due fratelli è una famiglia nota della criminalità di basso cabottagio del litorale laziale – scappa dall’ospedale e si rifugia a Roma. I sequestratori conoscono il suo indirizzo e quello della madre: così si nasconde da amici.

Intanto i carabinieri della compagnia di Anzio, mentre Marco era in ospedale, avevano iniziato le loro indagini coordinati dalla Procura di Velletri, raccogliendo molti riscontri – come per esempio la conferma delle telefonate che Marco era stato costretto a fare ad amici e parenti

– e altri indizi ancora. Il gip così emette l’ordinanza di arresto, che oggi è stata eseguita dai carabinieri. Da chiarire le posizioni di P.B., il 18enne incensurato che ha partecipato ai pestaggi e di L.K., la madre del figlio di Marco, trait d’union tra i delinquenti e l’imprenditore. Una posizione tutta da chiarire, tanto che gli atti sono stati trasmessi al tribunale per i Minorenni anche per eventuali provvedimenti sul figlio della coppia.

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