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Reddito universale nel 2030, lo dice il futurologo di Google

Apr 23, 2018

Il Reddito Universale di Base sarà una realtà in tutti i Paesi occidentali avanzatientro il 2030. A dirlo è il prestigioso futurologo e direttore ingegneristico Google Ray Kurzweil, che con questo termine fa riferimento a un assetto economico che ha ben poco a che fare col reddito di cittadinanza che tiene banco nei dibattiti politici attuali.

Prima o poi i robot ci sostituiranno nei lavori, forse non in tutti, forse non presto, ma è un dato di fatto su cui ormai concordano tutti gli esperti del settore: gli sviluppi tecnologici, prima o poi, toglieranno al lavoro l’attuale primato nelle nostre vite e, di conseguenza, anche al guadagnarsi uno stipendio attraverso di esso. Ne sono convinti personalità come Elon Musk e Bill Gates e adesso appunto si è aggiunto anche Kurzweil.

L’intelligenza artificiale (che dovrebbe raggiungere la singolarità più o meno in quello stesso periodo) e i progressi della robotica daranno nuova forma alla società umana, ma non è ancora chiaro che aspetto avrà l’economia in questo nuovo mondo. Se infatti lavoro e salario non saranno più al centro delle nostre vite come pagheremo i beni e i servizi di cui avremo comunque bisogno?

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Ray Kurzweil

Qui le ipotesi si fanno necessariamente meno definite: parliamo in fondo di cambiamenti così radicali che nessuno, allo stato attuale, può essere sicuro di come andrà a finire. Alcuni, come Bill Gates, parlano di tassazione sulla produzione dei robot per compensare la perdita di lavoro umano. Altri, come il co-fondatore di Facebook Chris Hughes, pensano che sia meglio adottare una qualche forma di redistribuzione della ricchezza, tassando il famoso 1%, cioè i più ricchi della Terra.

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Una delle proposte più sensate è forse quella avanzata dall’economista Yannis Varoufakis e nota come dividendo nazionale. Secondo Varoufakis bisognerebbe destinare parte delle azioni di qualsiasi azienda pubblica o privata a un trust pubblico, trasformando così di fatto ciascun cittadino in un azionista, redistribuendo così a ciascun membro della nazione una porzione uguale di utile derivato dalla capacità produttività complessiva di tutta la nazione in cui vive. Altri ancora infine, come Kurzweil, fanno riferimento all’UBI (Universal Basic Income o appunto reddito universale di base). Ma di cosa si tratta?

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Per capirlo dobbiamo anzitutto eliminare il concetto di salario attuale, legato alla prestazione lavorativa, rispetto a cui ogni forma di reddito di cittadinanza di cui si discute oggi è una mera forma assistenziale, più o meno volta a sostenere e incentivare i disoccupati durante la loro riqualificazione e successiva ricerca del lavoro. Nel mondo di Kurzweil, invece, nessuno o quasi lavorerà più, per cui l’UBI non sarà una misura assistenziale ma strutturale e necessaria alla sopravvivenza.

In sintesi un reddito che proverrà semplicemente dalla redistribuzione dei profitti generati dal lavoro automatizzato, una sorta di surplus dunque, al di là del guadagno delle aziende, generato dal fatto di non avere più dipendenti a cui dover pagare lo stipendio prima e la pensione poi.

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Al di là delle singole proposte e soluzioni, attualmente difficili da valutare nella loro fattibilità, ciò su cui bisognerebbe riflettere altrettanto è sulla capacità o meno di tali misure di ridurre o eliminare l’ineguaglianza economica che affligge gli uomini all’interno di ogni singola nazione e tra nazioni diverse. Se infatti chi in passato avrebbe fatto un mestiere potrebbe accontentarsi del reddito universale di base (ma come riempirà le proprie giornate?), altri potrebbero intraprendere comunque attività imprenditoriali in ambiti adesso nemmeno immaginabili, accumulando così ricchezza aggiuntiva come accade oggi. Lo stesso potrebbe accadere tra nazioni con capacità produttive differenti e quindi in grado di assicurare redditi diversi ai propri cittadini.

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Insomma lo scenario cui ci troviamo dinanzi è tanto complesso quanto fumoso. Ciò che è certo è che nei prossimi decenni la tecnologia sarà centrale nella trasformazione della nostra società e della nostra economia. In molti la vedono come un’occasione, ma l’essenza umana non sarà diversa da ora e governare questi cambiamenti per dar vita a una società più giusta probabilmente non sarà così semplice come immaginano futurologi e addetti ai lavori.


Tom’s Consiglia

Abbondanza, il libro di Peter H. Diamandis e Peter Kotler è un buon punto di partenza epr riflettere su questi temi.

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