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Recovery fund, la controproposta dei “frugali”: “Niente debito in comune, solo… – Il Fatto Quotidiano

Mag 23, 2020

Un Recovery Fund basato su “un approccio prestiti per prestiti” e di natura “temporanea, una tantum” con due anni di durata. A chiederlo sono i Paesi ‘frugali‘, in una bozza che dettaglia quanto anticipato pochi giorni fa dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz riguardo al prossimo Quadro finanziario pluriennale Ue 2021-2027. Sono due i punti cruciali della controproposta alternativa a quella franco-tedesca di un fondo per la ripresa da 500 miliardi che distribuirebbe soldi a titolo di trasferimenti e verrebbe finanziato anche con l’emissione di debito da parte della Commissione Ue: i “frugali” dicono no a contributi a fondo perduto commisurati ai danni del Covid 19 e no a “mutualizzazione del debito e significativi incrementi del bilancio Ue“. Solo altri prestiti “a condizioni favorevoli”, dunque. Il documento è stato preparato in vista del collegio dei commissari europei di mercoledì prossimo, che dovrebbe approvare la proposta della Commissione sul Recovery Plan. Ed è stato immediatamente bocciato dal ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola: “Una recessione così dura richiede proposte ambiziose e innovative come il Recovery Fund. A rischio ci sono mercato interno e i suoi benefici per tutti gli europei. Il documento dei paesi ‘frugali’ è difensivo e inadatto. Serve più coraggio il 27 maggio dalla Commissione europea”, si legge in un tweet.

Il non-paper, di due pagine, ribadisce le posizioni tradizionali dei frugali, Olanda e Austria in testa: “Ciò su cui non possiamo concordare sono strumenti o misure che portino alla mutualizzazione del debito, né a significativi incrementi del bilancio Ue”, scrivono. Mentre Francia e Germania hanno aperto a 500 miliardi di trasferimenti, i Frugali citano solo “prestiti”, in linea con le posizioni che hanno espresso più volte. Non è una chiusura completa, ma una presa di posizione in vista del negoziato, come aveva già fatto capire il premier olandese Mark Rutte: il documento premette che “la crisi della Covid-19 colpisce duramente tutti gli Stati membri, socialmente e finanziariamente. E’ nell’interesse di tutti riportare la crescita in tutti gli Stati membri il più presto possibile. Ciò richiede solidarietà europea e una strategia comune di ripresa”.

Il Fondo d’emergenza, si legge ancora nel non-paper, dovrà essere legato a un bilancio Ue “modernizzato” e farà da “supplemento al pacchetto senza precedenti da 540 miliardi euro già concordati dal Consiglio europeo” con Sure, Bei e prestiti del Mes. Le spese relative al Covid-19 potranno essere coperte dagli Stati membri attraverso “risparmi nel quadro finanziario pluriennale Ue, riprogrammando” le risorse “nelle aree che hanno meno probabilità di contribuire alla ripresa” economica. I quattro insistono quindi sulla necessità di “riforme” che permettano agli Stati membri di essere “meglio preparati per la prossima crisi”. E fissano altri paletti per il Fondo d’emergenza sottolineando tra l’altro che dovrà essere uno strumento ‘una tantum’ con durata massima di due anni.

I fondi, si sottolinea ancora nel documento, dovranno essere usati per sviluppare “ricerca e innovazione”, garantire “maggiore resilienza al settore sanitario” e attuare la “transizione verde” e “digitale” al centro anche del Green Deal Ue. Per tutelare i prestiti da possibili frodi, i quattro Paesi del Nord chiedono un “forte coinvolgimento della Corte dei conti europea, dell’Ufficio Ue anti-frode (Olaf) e della Procura europea (Eppo)”. “Il nostro obiettivo – conclude il documento – è fornire attraverso il bilancio pluriennale Ue finanziamenti temporanei e mirati nonché offrire prestiti a condizioni favorevoli a chi è stato colpito più duramente dalla crisi”.

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