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Recovery Fund, il piano dei Paesi rigoristi: “Solo prestiti e con impegno su riforme e conti pubblici” – la Repubblica

Mag 23, 2020

BRUXELLES – “Non possiamo essere d’accordo con qualsiasi strumento o misura che porti alla mutualizzazione del debito o a un significativo aumento del bilancio dell’Unione europea”. I quattro Paesi rigoristi del Nord Europa mettono nero su bianco l’opposizione all’intenzione di Angela Merkel ed Emmanuel Macron di lanciare il Recovery Fund europeo con 500 miliardi di sussidi a fondo perduto per i Paesi più colpiti dal Covid. Il contro-piano dei frugali era stato annunciato lunedì scorso subito dopo la pubblicazione di quello franco-tedesco dal Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, ma arriva solo oggi, con i governi di Austria, Olanda, Svezia e Danimarca che hanno avuto bisogno di più tempo del previsto per trovare un accordo sulle loro posizioni negoziali in vista di mercoledì prossimo, giorno tanto atteso nel quale la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, pubblicherà la proposta di Recovery Fund rivolta ai leader europei.

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Per influenzare Bruxelles nella speranza che von der Leyen annacqui la sua proposta e per chiarire da subito la loro posizione negoziale nelle successive trattative tra governi, i quattro “frugali” in mattinata hanno fatto circolare tra partner e istituzioni una cartella e mezza con i loro “no”. Riconoscono la necessità di mettere in piedi un Fondo per rispondere alla recessione legato al bilancio europeo dei prossimi setti anni, ma vogliono che sia “temporaneo e una tantum”.

Chiedono un più moderno bilancio Ue per il periodo 2021-2027 che possa reindirizzare le sue risorse alla risposta al Covid e alla ripresa economica. Tuttavia, aggiungono, “la nostra posizione sul budget della Ue non cambia”. I frugali dunque pretendono che “i contributi nazionali siano limitati e che rimangano valide le correzioni nazionali”. In altre parole, nonostante la crisi non vogliono aumentare la potenza di fuoco del bilancio dell’Unione e non vogliono rinunciare ai loro rebates, ovvero agli sconti sui versamenti alle casse di Bruxelles che sulla scia del Regno Unito hanno ottenuto negli ultimi decenni.

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Il cuore del documento è la bocciatura secca dei “grants”, ovvero i 500 miliardi di aiuti da non rimborsare proposti da Merkel e Macron e vitali per i governi di Italia e Spagna per uscire dalla recessione. “Proponiamo di creare un Emergency Recovery Fund basato sull’approccio “loans for loans””, ovvero sui prestiti da restituire. Inoltre chiedono che le politiche europee anche in un momento di recessione costringano i partner “a un forte impegno alle riforme e al quadro finanziario”, ovvero a un risanamento dei conti pubblici dall’antico sapore rigorista. Se sono d’accordo con gli altri partner dell’Unione che i fondi della Ue dovranno essere focalizzati su Green deal e digitale, pretendono che il Recovery Fund contenga “una esplicita “sunset clause” di due anni”, ovvero che nel 2023 venga considerato il suo smantellamento. Inoltre chiedono un forte impegno delle autorità europee “per proteggere le spese dalle frodi”. Un richiamo alla scarsa fiducia nelle autorità dei Paesi mediterranei.

“Il nostro obiettivo – concludono i quattro – è di mettere a disposizione un finanziamento temporaneo e focalizzato attraverso il bilancio dell’Unione e offrire prestiti a condizioni favorevoli a coloro che sono stati più duramente colpiti dalla crisi”.

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