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Prestiti garantiti: lungaggini e istruttorie non richieste. Ecco perché i clienti si lamentano delle banche

Mag 21, 2020

MILANO – Cresce il numero di domande di garanzia sui prestiti al Fondo per le Pmi, mentre il Parlamento lavora ad alcune modifiche ai criteri di erogazione del denaro allungando la durata e facendo salire il tetto per la garanzia piena da 25 a 30 mila euro. Intanto le segnalazioni che i clienti delle banche hanno inviato a Commissione bicamerale d’inchiesta e Bankitalia mettono a nudo i punti deboli della procedura (teoricamente) spedita riservata ai tagli sotto i 25 mila euro: lungaggini, istruttorie ordinarie sul merito creditizio in luogo dell’approvazione quasi-automatica, una extra-documentazione richiesta.

Le domande al Fondo superano 300 mila

Secondo i dati aggiornati dal Mediocredito centrale, sono 303.714 per un importo di oltre 13,8 miliardi le richieste di garanzie pervenute al Fondo di Garanzia nel periodo dal 17 marzo a ieri, 20 maggio. Di queste domande, 301.240 sono quelle che riguardano le misure d’emergenza attivate dai decreti Cura Italia e Liquidità, per un importo di oltre 13,5 miliardi. Il dettaglio dei finanziamenti fino a 25 mila euro garantiti integralmente dallo Stato dice di 271.314 operazioni per un importo di 5.670.422.792,85 euro “per i quali l’intervento del Fondo è concesso automaticamente e possono essere erogati senza attendere l’esito definitivo dell’istruttoria da parte del Gestore”.

L’Abi ha rimarcato come la crescita sia in progressione (lunedì le domande erano 268 mila per 12 miliardi) e ha ringraziato per l’impegno, anche nei giorni festivi, i lavoratori.


Per valutare quanti siano nel complesso le domande di garanzia, in attesa di dati puntuali sulle erogazioni effettive e sulle richieste di credito giacenti, si può fare un richiamo a quella che era la stima dell’Ufficio parlamentare di bilancio del complesso delle persone fisiche e delle società di capitali ingeressate. L’Upb indicò in audizione sul testo che si sarebbero potuti attivare attraverso il Fondo fino a un massimo di 502 miliardi di garanzie. “Di questi, quasi 46 miliardi (per oltre 4,4 milioni di beneficiari) sarebbero relative ai prestiti di importo fino a 25.000 euro”. Alla base di questi numeri c’era “l’ipotesi poco plausibile che tutte le imprese e i lavoratori autonomi facciano richiesta di prestiti garantiti per l’importo massimo consentito e che le banche accordino tali prestiti a tutti i soggetti, con l’eccezione di quelli con basso merito di credito. Nella realtà la situazione sarà diversa. Da un lato, non tutti i soggetti coinvolti saranno interessati a ricevere i prestiti garantiti per l’importo massimo consentito in considerazione anche del fatto che poi questi prestiti dovranno essere ripagati in sei anni. Dall’altro lato, le banche concederanno prestiti, sebbene garantiti ampiamente o totalmente dallo Stato, soltanto dopo adeguate istruttorie ai soli prenditori con un adeguato merito di credito. Tali considerazioni portano a ridimensionare il livello massimo di garanzie che potrebbe essere richiesto e il conseguente impegno finanziario a carico del bilancio dello Stato nei prossimi anni”.

Insomma, una platea sovrastimata ma assai distante dai numeri delle domande arrivate e processate dal Mcc, a oltre un mese dal via alle procedure (17 aprile). Andrea Boitani, docente alla Cattolica, ha fatto alcune considerazioni sul tema su lavoce.info, parlando di una platea potenziale di 2-2,5 milioni di imprese. Perché allora questo solco, anche considerando che il fattore temporale è stato da tutti rilevato come importantissimo? Con noi ribadisce il problema della “farraginosità delle regole”, in particolare per quel che riguarda la responsabilità che resta in capo ai bancari per l’erogazione di credito, qualora questo poi si trasformi in insolvenze con strascichi penali. Possibile che sia una misura che non ha appeal per le imprese? “Difficile”, per Boitani. “O c’erano tasche profonde, e piene, di cui non sospettavamo nulla. Oppure non si capisce perché le imprese, che storicamente in Italia dipendono dal credito bancario, abbiano scelto di precludersi quel canale proprio in un momento di difficoltà, soprattutto le più piccole che non hanno alternative di finanzamento”. Sembra dunque che se il cavallo non beve non sia per assenza di sete, ma per difficoltà ad arrivare all’acqua.

Le modifiche alla Camera: sale il tetto a 30 mila euro, fino a 30 anni per restituire

Il tema della responsabilità agli sportelli è stato più volte sottolineato anche da Abi e Bankitalia. E su di esso si stanno studiando interventi, invocati ancora oggi dalla Fabi che chiede lo scudo penale per i direttori delle filiali. Mentre le banche e il Mcc proseguono il lavoro di sbrigo delle pratiche, infatti, alle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera si sta mettendo mano agli emendamenti sul dl Imprese che introduceva i prestiti garantiti. Nella serata di mercoledì, tra gli altri è stato approvato un emendamento che fa salire da 25.000 a 30.000 euro il tetto dei prestiti garantiti al 100%.

“Il Parlamento ha approvato una riformulazione del Governo a diversi emendamenti, che prevede di innalzare da 25 a 30.000 euro i prestiti per le Pmi, garantiti al 100% dallo Stato, e di aumentare il periodo di rimborso da 6 a 10 anni“, ha spiegato il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. “Si tratta di un’importante misura di sostegno per il nostro sistema economico, per le nostre piccole e medie imprese, per i nostri artigiani e professionisti, che era stata chiesta con forza dalle rappresentanze di categoria”. Il testo dell’emendamento prevede che alla misura potranno accedere, con una semplice richiesta, anche coloro che hanno già ottenuto in questi giorni un prestito garantito. La durata è stata allungata “fino a 30 anni” per i prestiti fino a 800 mila euro con la garanzia statale dell’80% che può diventare 100% con il contributo dei Confidi.

Altre modifiche: anche gli agenti di assicurazione, i subagenti e i broker potranno accedere ai prestiti garantiti dal Fondo di garanzia centrale per le pmi. E gli enti del Terzo settore, compresi gli enti religiosi civilmente riconosciuti, esercenti attività d’impresa o commerciale anche in via non esclusiva o prevalente o finalizzata all’autofinanziamenti, rientrano quindi tra i destinatari del Fondo di Garanzia per le pmi, con una quota a loro dedicata di 100 milioni di euro.

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Segnalazioni dei clienti: lungaggini e troppe carte

Se i meccanismi procedurali sono così farraginosi come rimarcato dai Boitani, ad accorgersene sono in prima battuta i clienti. “Il sistema bancario, che pure sta offrendo la sua collaborazione, può e deve fare di più”, ha ricordato anche il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, nell’informativa alla Camera sulla Fase 2. Sui tempi di erogazione dei crediti secondo le misure previste dai dl sulla liquidità, per prestiti rapidi Conte ha riferito: “Mi giungono molte segnalazioni che nella maggior parte dei casi questo non sta avvenendo”.

Segnalazioni che sono state collezionate anche da Bankitalia, tramite l’helpdesk dedicato, e dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario, presieduta da Carla Ruocco, che ne ha trasmesse 1.500 alla Vigilanza. Trattando questi casi, via Nazionale ha creato una specie di cahier de doléances delle che hanno richiesto alle banche i finanziamenti fino a 25 mila euro. Si sono lamentate nell’ordine: per l’apertura di un’istruttoria ordinaria e non semplificata sul merito creditizio (26%), per le lungaggini procedurali (24%), per la richiesta di documentazione aggiuntiva (21%) e per le policy aziendali che precludono l’erogazione di finanziamenti (21%).

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C’è poi tutto il capitolo delle lamentele fatte dalle famiglie ed iniziate prima, dopo il varo a marzo del decreto Cura Italia per le moratorie. Le famiglie, nella stragrande maggioranza dei casi (70%), si sono lamentate per la mancata sospensione del mutuo prima casa e in particolare per l’addebito della rata successiva alla richiesta. La tendenza delle lamentele è tuttavia in calo nelle ultime settimane e Bankitalia segnala che c’è un’ampia porzione di reclami non attribuibili all’insoddisfazione per i servizi resi dalle banche quanto dal fatto che la legge non abbia ricompreso nelle moratorie il credito al consumo e i mutui per la ristrutturazione delle seconde case.

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