Pizza, regina d’Italia. E’ il prodotto enogastronomico tra i più rappresentativi del made in Italy, il comparto è patrimonio dell’Unesco e ha raggiunto un fatturato annuale di 15 miliardi. Celebrata oggi in tutto il mondo con una giornata dedicata, la pizza tradizionale – marinara, margherita, napoletana e capricciosa – batte la gourmet e mette in fila le speciali e quelle con gusti fai-da-te.
Sono le donne (47%) e i millennials (25-34 anni) con il 60% delle preferenze, e gli abitanti del Sud e delle Isole (51%) ad amare la pizza in modo particolare in Italia. Nella giornata mondiale della pizza lo rileva Deliveroo, con una ricerca ad hoc commissionata a Doxa, sottolineando che più in generale “la pizza rappresenta per noi italiani il piatto che più di ogni altro è in grado di renderci felici, preferita da quasi un italiano su due (42%)”.
Pizza sì, ma fritta: guida alle migliori di Napoli
di ANTONELLA MARESCA
Oggi nei ristoranti delle strutture alberghiere di “Fede Group” il primo “Pizza-Day” in hotel con “la vera pizza in teglia” e con due ricette firmate dal Maestro Pizzaiuolo Alberto Buonocore. A pranzo e a cena, nelle città di di Milano, Mestre, Vicenza, Trieste, Siena, Roma e Napoli, sarà possibile gustare, oltre alla “regina delle pizze”, la Margherita, anche una variante light a base bianca con rucola, pomodorini, olive e stracciatella.
A ricordare i numeri della pizza è la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna). Il comparto, orgoglio della qualità alimentare italiana e patrimonio Unesco con ‘L’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletanò, registra un fatturato annuale di 15 miliardi e un movimento economico superiore ai 30 miliardi. Le imprese del settore coinvolte sono centotrentamila. Gli addetti a tempo pieno centomila che diventano 200 mila nei fine settimana.
Il mercato sforna circa otto milioni di pizze al giorno, quasi tre miliardi in un anno. Dal report economico della Confederazione emerge nello specifico che tra il 2015 e quest’anno le imprese con attività di pizzeria sono cresciute da 125.300 a 127 mila (dati aggiornati al 31 marzo scorso). In particolare, analizzando e disaggregando il dato, emerge che le attività con somministrazione sono oltre 76 mila (di cui quasi 40 mila ristoranti-pizzeria e più di 36 mila bar-pizzeria), oltre 36mila le attività senza somministrazione (15 mila rosticcerie-pizzeria, 14 mila pizzerie da asporto e il resto gastronomia-pizzeria). Oltre 14 mila, infine, le panetterie che offrono tra i loro prodotti anche la pizza.
A livello regionale è la Campania a farla da padrona in termini assoluti, con il 16% delle attività. Seguono, nell’ordine, Sicilia (13%), Lazio (12%), Lombardia e Puglia (10%). A primeggiare sotto il profilo del rapporto pizzerie/abitanti l’Abruzzo, con un’attività ogni 267 residenti. Poi Sardegna (un’attività ogni 273 abitanti), Calabria (285), Molise (307) e Campania (335). Al consumo la quasi totalità delle pizze tonde “da piatto” costa tra cinque e dieci euro, il 55% tra cinque e sette euro, il 37% tra sette e dieci euro. Sotto i cinque euro costa il 4% delle pizze. Il 4% vale la fetta di mercato delle pizze oltre i dieci euro. La tonda raccoglie il 93,9% delle preferenze, seguita da pinsa romana (3,1%) e pizza a metro (3%).