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Paradise papers: i trust di Jersey dei Bonomi, il tesoro dei Rovelli, Vitrociset e i Legionari di Cristo

Nov 12, 2017

Tre trust domiciliati nell’isola di Jersey controllano la holding lussemburghese Investindustrial Sa, il fondo che ha gestito alcune delle pi importanti operazioni di acquisizioni, riassetto e ricollocamento societari degli ultimi anni in Italia. Dalla Ducati a Permasteelisa, da B&B Italia al colosso del gioco d’azzardo legale Snaitech. Il fondo guidato da Andrea Bonomi, classe 1965, il finanziere che nel 2016 ha perso la sfida (vinta da Urbano Cairo) per il controllo del Corriere della Sera.

Ci che si sapeva finora che Investindustrial era una societ lussemburghese controllata, appunto, da Andrea Bonomi. Ma le carte dei Paradise Papers sottratte alla societ di consulenza Appleby aggiungono un ulteriore tassello a questa storia.

Si scopre, infatti, che al livello superiore di Investindustrial Sa ci sono tre societ operative, la Grosvenor Street Holdings Sa, la De Combinatae NV, e la Zafrikidis Oil & Ship Ltd. E che andando ancora pi su lungo la catena di controllo, le tre societ sono state conferite all’interno di tre trust registrati nell’isola del Canale della Manica. A Jersey appunto. I trust si chiamano The George Trust, The Budda Trust e The 1987 Settlement Trust. Operazioni e schemi societari perfettamente legali e senza ombra di irregolarit.

Secondo quanto risulta al settimanale L’Espresso (che pubblica in esclusiva per l’Italia insieme al programma d’inchiesta di Rai 3 Report i Paradise Papers), i trust sono stati costituiti nel 1987 da Carlo Bonomi, padre di Andrea, che aveva indicato come beneficiari i suoi nipoti, oggi saliti a otto, alcuni dei quali ancora minorenni.

Interpellato dall’Espresso e da Report, lo stesso Andrea Bonomi ha confermato l’esistenza dei trust e delle societ che controllano la holding lussemburghese Investindustrial Sa. Bonomi ha precisato che il padre scelse Jersey come sede dei trust quando si ritir a Londra dopo la scalata ostile del 1985 alla sua Bi-Invest e ha aggiunto che non c’ alcuna ragione fiscale nell’istituzione dei trust, che sono vigilati dalle autorit di Jersey. Bonomi ha anche sottolineato di essere solo cittadino americano e svizzero, e di non avere obblighi fiscali in Italia.

Jersey, in effetti, potrebbe essere definita la “patria dei trust”: ve ne sono registrati migliaia da cittadini facoltosi provenienti da tutto il mondo.

I trust e le societ dei Bonomi emergono nei Paradise Papers quasi per caso. Nel gennaio 2016, infatti, il gruppo della famiglia milanese chiede un finanziamento bancario per l’acquisto di un jet Dassault Falcon 900DX del valore di 13,5 milioni di dollari. La Appleby consiglia allora di costituire una societ all’Isola di Man per evitare di pagare l’Iva: se l’aereo viene utilizzato per lavoro e non per svago, l’imposta del 20% pu essere (legalmente) rimborsata. La banca che finanzia l’acquisto del jet vuole per informazioni sulla solidit patrimoniale del gruppo e cos dalla societ inviano una email in cui spiegano dell’esistenza dei tre trust, specificando che valgono 218 milioni di dollari perch controllano il fondo lussemburghese. Nessuno pu immaginare che quella email finir qualche mese dopo nelle mani dei giornalisti di mezzo mondo.

Vitrociset e la societ di Curacao

Dai Paradise Papers spuntano anche i documenti che raccontano la storia del trust milionario della famiglia Crociani. Una vicenda anticipata dal Sole 24 Ore lo scorso 5 novembre. La storia parte nel 1976 quando Camillo Crociani, allora presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, viene travolto dallo scandalo Lockheed: tangenti pagate dalla multinazionale americana per piazzare i suoi aerei in Italia. Crociani fugge in Svizzera e poi in Messico prima della condanna a due anni e quattro mesi per corruzione aggravata. Ma prima di lasciare il paese cede la sua azienda, la Ciset, all’amico e braccio destro Girolamo Cartia. I beni di Crociani (che insolvente) vengono sequestrati. Ma non la Ciset, che formalmente non gli appartiene pi, essendo stata ceduta.

Crociani muore in Messico nel 1980. Sette anni dopo, nel 1987, la vedova Edoarda Vessel, una ex attrice che ha lavorato con Federico Fellini in “8 e mezzo”, costituisce un trust alle Bahamas, il Grand Trust, i cui beneficiari sono le due figlie Camilla e Cristiana. Tra i beni del trust c’ una promissory note che assicura alle eredi Crociani i dividenti sostanziosi provenienti dalla Ciset, una societ che controlla la Vitrociset (formalmente cosituita soltanto il 29 dicembre 1992).

CHI CONTROLLA VITROCISET

Ma cosa fa la Vitrociset? Al primo punto dell’oggetto sociale della societ c’ la manutenzione e l’assistenza tecnica dei sistemi elettronici per il controllo del traffico aereo e per la difesa. Un’attivit strategica e assai delicata. E in effetti Vitrociset da anni gestisce la sicurezza del traffico aereo in Italia, le reti dati della Polizia e della Banca d’Italia, le reti periferiche di fonia dell’Agenzia delle Entrate e gestisce contratti importanti per l’Agenzia spaziale europea e la Nato. La societ partecipata da Leonardo (ex Finmeccanica) con una piccola quota dell’1,46%, sufficiente per a garantire al Governo italiano l’esercizio della golden share in caso di cessione della societ.

Come il Sole 24 Ore ha scoperto alcuni giorni fa (e i documenti dei Paradise Papers in possesso all’Espresso e a Report confermano), Vitrociset controllata dalla International Future Venture & Investment (Ifvi), una societ domiciliata a Curacao, paradiso fiscale e societario delle ex Antille olandesi, che ha un solo dollaro di capitale sociale.

Tutto in regola, per carit. Ma Curacao il regno del segreto e dunque non possibile sapere con certezza da chi sia controllata a sua volta la International Future Venture & Investment. All’indirizzo di Curacao indicato nell’atto di registrazione come sede della societ che controlla Vitrociset ha sede la Centennial Management NV. Che cos’? La Centennial Management un fornitore di servizi di amministrazione e di gestione di societ ed anche amministratore della Ifvi. Il secondo amministratore Gregory Edward Elias, nato nel 1953 a Curacao ma di nazionalit olandese. Il nome di Elias compare – sempre come amministratore – anche in alcune societ londinesi e in altre entit domiciliate a Curacao. Insomma, un professionista.

I dividenti affluiti dalla Vitrociset in questi anni (l’Espresso ha calcolato una cifra di oltre un miliardo di euro) sono affluiti al Grand Trust, che nel frattempo stato spostato dalle Bahamas a Jersey e poi alle Mauritius, attraverso una societ olandese e una lussemburghese. Proprio il patrimonio del trust al centro di una battaglia legale che vede Edoarda Crociani e la figlia Camilla (che ha sposato Carlo di Borbone delle Due Sicilie) da una parte, e la figlia minore Cristiana dall’altra. Quest’ultima ha accusato la madre di aver “spogliato” il Grand Trust e ha avviato una causa a Jersey. La prima sentenza stata pronunicata a settembre e ha dato ragione a Cristiana ordinando alla madre di restituire 100 milioni di euro e di ripristinare gli asset del trust, dove erano conferiti alcuni quadri di grande valore.

Interpellato dall’Espresso, il legale della famiglia Crociani, Francesco Gianni, ha dichiarato che Vitrociset indirettamente controllata dalla famiglia Crociani e che a capo del gruppo c’ Camilla. Il legale ha anche aggiunto che accando alla famiglia ci sono altri investitori, persone di fiducia che hanno prestato i soldi per consentire a Camilla di rilevare la societ olandese che controlla Vitriciset.

Nei giorni scorsi, intanto, si erano diffuse voci su un acquisto della societ da parte dell’impreditore Antonio Di Murro.

Rovelli, l’Imi-Sir e la villa di New York

Si chiama Gaugin Family Trust, amministrato dalla Appleby nelle Bermuda ma domiciliato nelle Isole Cook. Creato nel 1995, il trust gestisce una societ anonima che dichiara di possedere una villa di almeno 700 metri quadrati e con parco privato a un’ora di macchina dal Central Park di New York. Nella villa – cinque camere da letto, otto bagni, piscina, campo da tennis – abita Felice Rovelli, figlio di Angelo, detto Nino, ex re della petrolchimica negli anni 70 e vicino a Giulio Andreotti, finito in un colossale crac che ha lasciato una montagna di debiti.

Nino Rovelli aveva creato il gruppo Sir, terzo polo chimico italiano alle spalle di Eni e Montedison. Ma nel 1979 la Sir in bancarotta. Lascia 1.600 miliardi di debiti alla Cassa depositi e prestiti. Rovelli, per, invece di ritirarsi a vita privata, chiede un maxirisarcimento all’Imi, la banca statale che viene accusata di aver favorito il crac e di non averlo finanziato abbastanza. Nel 1991 il giudice del tribunale civile, Vittorio Metta, sentenzia che l’Imi deve pagare 980 miliardi di lire agli eredi di Rovelli. Detratte le tasse, fanno in tutto 670 miliardi. Ma la sentenza stata comprata. Cesare Previti (che diventer ministro della Difesa nel primo governo Berlusconi) ha corrotto insieme ad altri due avvocati il giudice Metta in cambio di 68 milioni di lire.

Parte allora la caccia al tesoro di Rovelli che gli eredi dovrebbero restituire. Il pm di Monza, Walter Mapelli, ritrova nel 2007 circa 200 milioni. Del resto non c’ pi traccia.

Ora l’Espresso ha ritrovato, grazie ai Paradise Papers una parte di quel tesoro, la villa di New York del figlio di Nino Rovelli. Massimo Dinoia, avvocato di Felice Rovelli, ha confermato che il trust appartiene all’erede di Nino. Ma oggi Felice Rovelli cittadino americano e versa le tasse negli Stati Uniti.

La rete dei Legionari di Cristo

Ci sono anche i Legionari di Cristo nei Paradise Papers. O meglio, c’ la rete di societ e di trust creati in alcuni dei pi importanti centri offshore da quella che una delle pi ricche congregazioni cattoliche. L’organizzazione finita al centro delle cronache quando nel 2006 Papa Benedetto XVI ordina al fondatore dei Legionari, padre Marcial Maciel Degollado, di rinunciare al sacerdozio dopo le accuse di abusi sessuali rivolte da decine di giovani contro di lui. Padre Maciel anche accusato di aver avuto tre figli. Muore nel 2008 e nel 2013 la congregazione viene commissariata.

Ma nel 1994 – dicono le carte in possesso dell’Espresso e di Reportpadre Maciel crea con l’aiuto della Appleby la societ International Volunteer Sevice (Ivs). E dove la registra? Alle Bermuda, paradiso fiscale dove le imposte sulle societ non esistono. Nella Ivs entrano circa 300 milioni di dollari all’anno, in gran parte frutto delle rette pagate da oltre 160mila studenti della rete di scuole e universit gestite dai Legionari.

La Ivs affianca un’altra societ delle Bermuda, la The Society for Better Education, fondata gi nel 1992. Ma la rete delle offshore controllate dalla congegazione si allarga con gli anni e spazia dal Delaware a Panama, da Jersey al Lussemburgo. Paesi dove il fisco e la segretezza sono il vangelo. Gi, dei veri e propri paradisi.

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