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Milano, il mistero del tema ritrovato 66 anni dopo dietro a un muro del liceo classico Berchet

Nov 17, 2018

Titolo: “Il libro più bello che avete letto”. Autrice: Imelde, 12 anni. Data del tema: 1952. Il foglio ingiallito dal tempo è stato trovato nascosto tra i mattoni, in un buco nel muro di un’aula del liceo Berchet, a Milano. Ha le carte in regola per essere un piccolo giallo quello che sta cercando di risolvere una classe di studenti dello storico liceo classico di via della Commenda. Un mistero che sembrerebbe risolversi in Sicilia, e che invece lascia un finale aperto sul più bello.

Una storia che nasce da un’altra ragazzina che si chiama Rekha e frequenta il terzo anno del Berchet: una mattina, mentre la prof di storia interroga un suo compagno, si accorge che dentro a una strana fessura accanto al suo banco c’è qualcosa di strano. Ci vogliono quattro giorni e un lavoro certosino durante l’intervallo e i cambi dell’ora per venirne a capo: Rekha da quel muro estrae i frammenti di un tema del 1952 e una busta con due francobolli. Uno scritto in cui una studentessa, Imelde Verdesca, racconta il libro più bello che ha letto. “Sonatrici di flauto di Olga Visentini”, scrive con l’inchiostro nero.

Milano, il mistero del tema ritrovato 66 anni dopo dietro a un muro del liceo classico Berchet

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Un romanzo per ragazzi del 1933 che parla di due giovani che si volevano bene”. Di Marina Occhiardente, “che aveva gli occhi come l’acqua del mare”. E di Glauco, venduto come schiavo. Con lui “Marina sognava di sposarsi e di andare ad abitare in una casetta di fronte al mare”. Mentre la classe di Rekha si interroga sul mistero di quello scritto e sulla sua autrice, tutte le tracce sembrano portare a una donna che oggi vive in Sicilia. Si chiama Imelde. È nata a Milano nel 1940. Ha frequentato le medie in quelle aule che oggi sono diventate del Berchet. E si è trasferita al mare – come Marina nel tema – insieme al marito. Ma lei nega, parla di un caso di omonimia, non vuole nemmeno vedere se la scrittura è la sua: “Non ricordo quel libro. E la grafia, come tante altre cose, cambia con il passare degli anni…”

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