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Migranti, non basta l’integrazione per ottenere il permesso di soggiorno

Nov 13, 2019

E’ una sentenza che taglia le gambe alle migliaia di ricorsi di migranti richiedenti asilo che, da anni residenti in Italia e integrati nella società, speravano di potersi vedere rinnovato il permesso di soggiorno nonostante il decreto Salvini che ha abolito la protezione umanitaria.

E invece la Corte di Cassazione, con ben tre verdett delle Sezioni Unite, accogliendo i ricorsi del Viminale contro la concessione di permessi umanitari, ha stabilito che Il solo dato di essersi socialmente ed economicamente inseriti nella società italiana non è sufficiente per dare ai migranti il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Occorre comparare anche la “specifica compromissione” dei diritti umani nel paese di origine di chi richiede il permesso di soggiorno in Italia. Una sentenza che inciderà ulteriormente sull’enorme numero di immigrati irregolari prodotti in Italia dal decreto sicurezza.

“Sui permessi umanitari aveva ragione la Lega. L’ha stabilito la Corte di Cassazione. E’ la migliore risposta agli ultrà dei porti aperti e che vorrebbero cancellare i decreti sicurezza”, il commento di Matteo Salvini.


Un rapporto sulle politiche migratorie pubblicato oggi dalla Corte dei Conti europea sottolinea come l’Italia sia indietro sia nei rimpatri rispetto al numero effettivo delle espulsioni sia nell’evasione delle richieste d’asilo.

L’Italia – si legge nella relazione . “attualmente ha una capacità sufficiente per affrontare gli arrivi di migranti, in forte decremento, e le domande di asilo iniziali, ma non per esaminare l’elevato numero di appelli. Ci sono voluti in media 4 anni perché una domanda di asilo fatta nel 2015 raggiungesse l’ultimo grado” di giudizio. I magistrati contabili europei avvertono che “il sostegno alle autorità giudiziarie è probabile che diventerà il bisogno più pressante per il sistema italiano di asilo”.

In tutta l’Ue, “sono decisamente inferiori i rimpatri effettivi dei migranti rispetto alle decisioni. Le ragioni principali sono i lunghi iter di asilo, l’assenza di sistemi integrati di gestione dei rimpatri, nessun riconoscimento reciproco o registrazione sistematica delle decisioni di rimpatrio, capacità insufficiente nei centri di detenzione, difficoltà di cooperazione col Paese di origine dei migranti o i migranti che semplicemente fuggono”.

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