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Mercati, lo spread torna sotto 150 punti. Piazza Affari chiude in verde

Mag 17, 2018

MILANO – L’Italia resta un tema sui mercati finanziari all’indomani della chiusura del contratto di governo che mette in rampa di lancio l’esecutivo Lega-M5s. Lo spread, il differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedeschi che ieri è cresciuto di una ventina di punti base, è partito in calo ma ha poi recuperato quota 150 punti. Il rendimento del decennale italiano si è portato al 2,13%, in leggero rialzo dai livelli di ieri. Si tratta comunque di una crescita entro livelli di guardia che confermano una fase di tenuta per il debito pubblico italiano, che non è soggetto a rovesci di proporzioni simili a quelli visti in passato.

I listini azionari europei aprono cauti mentre anche Piazza Affari cerca di mettere in atto un recupero dopo lo scivolone della vigilia. Milano sale dello 0,3%, con Telecom Italia positiva dopo i conti del trimestre. Incerte le altre: Parigi aggiunge lo 0,25%, sono praticamente invariate Londra e Francoforte. L’euro resta debole sul dollaro dopo i minimi da cinque mesi registrati ieri. La moneta unica passa di mano a 1,1806. In lieve rialzo euro/yen a 130,45 e dollaro/yen a 110,48.

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Occhi puntati sul comparto automobilistico, con le vendite europee salite del 9,6% ad aprile. Fca ha registrato un progresso più contenuto, del 2,3%, con una quota di mercato al 6,8%. Si attendono poi la bilancia commerciale italiana e, negli Usa, le richieste di sussidi per la disoccupazione, l’indice della Fed di Philadelphia e l’indice anticipatore dell’economia.

In mattinata si è registrata la chiusura in moderato rialzo per la Borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei 225 salito dello 0,53% a 22.838,37 punti, mentre l’indice Topix ha guadagnato lo 0,45% a 1.808,37 punti. Gli investitori sono tornati ad acquistare dopo due giorni di cali, spinti dalla buona vena di Wall Street e dello yen debole. “Gli investitori stanno ricomprando dopo che i prezzi sono scesi per due giorni di seguito”, ha dichiarato Hikaru Sato, analista tecnico senior presso Daiwa Securities, all’Afp. “Anche il declino dello yen ha contribuito a incoraggiare gli investitori a riacquistare”, ha aggiunto Sato. Gli ordini di macchinari giapponesi sono risultati in calo.

La seduta di ieri a Wall Street è finita in rialzo e a livelli record per il Russell 2000, l’indice delle società a piccola e media capitalizzazione. A fare da traino è stato il comparto retail, sostenuto a sua volta da Macy’s (+10,8%): i grandi magazzini hanno chiuso un trimestre migliore del previsto e hanno alzato le stime sugli utili dell’intero anno. L’azionario ha tuttavia perso slancio nell’ultima ora di scambi, segno che tra gli investitori resta il nervosismo dovuto alla corsa dei rendimenti dei treasury: quello del decennale è rimasto sopra la soglia psicologica del 3%, cosa che soltanto il giorno precedente aveva provocato le vendite sugli indici. Resta il dubbio poi se l’incontro storico previsto il 12 giugno a Singapore tra Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un ci sarà o meno. Dopo grandi oscillazioni, alla fine il Dow Jones ha guadagnato lo 0,25%, l’S&P 500 è salito dello 0,41% e il Nasdaq lo 0,63%.

Tra le materie prime, i prezzi del petrolio aumentano in Asia sulla scia del calo, oltre le attese, delle riserve di petrolio degli Stati Uniti e del rischio di interruzione dell’approvvigionamento iraniano e venezuelano. Il light sweet crude (Wti), con consegna a giugno, guadagna 24 cent a 71,73 dollari nei primi scambi elettronici in Asia. Il barile di Brent, con consegna a luglio, sale di 10 cent a 79,38 dollari. Gli analisti intanto si riposizionano dopo i recenti rialzi: Morgan Stanley ha aumentato le sue previsioni sul Brent vedendo le quotazioni salire fino a 90 dollari al barile entro il 2020, a causa dell’aumento della domanda nonostante l’aggiornamento di ieri dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie) che ha rivisto al ribasso le stime della domanda di petrolio per il 2018. In netto calo l’oro, che paga la risalita dei rendimenti dei Treasury Usa a 10 anni saliti sopra il 3,1%. Il lingotto con consegna immediata passa di mano a 1.291 dollari l’oncia dopo essere sceso fino a 1.286 dollari nella giornata di ieri.

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