MILANO – Leonardo Del Vecchio va avanti con il suo progetto di diversificazione delle attività della sua finanziaria Delfin, e attraverso Banca D’Italia inoltra alla Banca Centrale Europea la richiesta di autorizzazione per salire fino al 20% di Mediobanca. Oggi le attività finanziare di Del Vecchio – ovvero il 4,85% di Generali il 2% di Unicredit (2%) e il 9,9% di Mediobanca – valgono circa un quinto del suo patrimonio personale, che a fine 2019 rappresentava grosso modo 25 miliardi.
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Parte l’assalto a Mediobanca
di SARA BENNEWITZ
Secondo la Classifica di Forbes, Del Vecchio, 85 anni, è il più ricco imprenditore d’Italia e il cuore della sua fortuna è nel 30,2% di Essilor Luxottica, il colosso mondiale dell’ottica nato nel 2018 dalla fusione tra la società delle lenti francese e il leader tricolore dell’occhialeria.
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Fatto sta che lo scorso settembre, sapendo che i primi due azionisti di Piazzetta Cuccia – cioè l’imprenditore francese Vincent Bolloré e Unicredit – erano pronti ad uscire da Mediobanca, Del Vecchio ha studiato l’investimento insieme ai suoi consulenti, Vittorio Grilli di Jp Morgan per la parte finanziaria, e l’avvocato Sergio Erede per quella legale, e ha deciso di colmare il vuoto che si sarebbe creato per ricostruire un polo italiano della finanza tricolore.
E così l’istituto fondato da Raffaele Mattioli e Enrico Cuccia nel dopoguerra, che doveva essere super partes rispetto a banche e imprenditori e portare avanti il piano di privatizzazioni del Paese, presto potrebbe trovarsi sotto l’egida di un unico padrone. Del vecchio ha sempre detto che per lui il 20% di Mediobanca sarebbe solo un investimento e una diversificazione finanziaria, e che le ragioni per cui ha investito sull’istituto guidato da Alberto Nagel sono dettate dalle potenzialità della banca d’affari tricolore e dalla sua partecipazione di maggioranza relativa nelle assicurazioni Generali (13%)