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Magna Università della terza età e Facoltà di parapsicologia, crescono le false accademie

Lug 12, 2019

ROMA – Due esperti in lauree false hanno scritto a quattro mani un libro che fa emergere un fenomeno di malcostume culturale organizzato: le finte università. Affonda le sue radici nel Tardo Medioevo, il XV secolo dell’affermazione degli atenei europei, e oggi si affida a centrali internazionali del falso in grado di produrre titoli di alta formazione inesistenti. Nel mondo e in Italia. Dal 1986 al 2006 – ultimo censimento citato – i “diploma mill”, o diplomifici, sono globalmente raddoppiati: da 700 a 1.330 (quattrocento individuati solo negli Stati Uniti). In Italia il ministero dell’Istruzione tra il 1988 e il 1994 ne ha contati 143 e ha emanato sessanta circolari per censurare i titoli firmati da altrettante scuole, convitti, libere università.

Con “Lauree 30 e frode” (“Fabbriche di titoli, università non ufficiali e istituzioni dubbie”) Luca Lantero e Chiara Finocchietti, rispettivamente esperto di istruzione superiore e geografa, oggi (rispettivamente) direttore e vicedirettore del Centro di informazioni sulla mobilità e le equivalenze accademiche (il Cimea, inserito in una rete internazionale controllata dal Consiglio d’Europa e dall’Unesco), mostrano la proliferazione delle industrie del falso accademico. Lantero e Finocchietti raccontano come un luogo di produzione di patacche culturali possa nascere intitolando l’ateneo “Standford University”: per assonanza, con la “d” che si nasconde, il nome richiama la celebre Università di Stanford in California. Sede in Texas, la “Standford” operava anche in Italia. Da noi, proseguendo negli esempi, si è visto l’European Institute of Technology, che nulla aveva a che fare con l’Eit, polo d’eccellenza della Commissione europea. La Libera Università degli studi di Formello millantava invece, a Roma, diplomi in cinema e teatro riconosciuti dal ministero dell’Istruzione e finanziamenti europei inesistenti: ha cessato l’attività nell’aprile 2004 grazie a un intervento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Ci sono state – e continuano a esserci – para-istituzioni che operano in Italia vantando dubbi accreditamenti internazionali, altre che si sono specializzate nel costruire e consegnare finte lauree ad honorem. I riconoscimenti post. “Quello dei diplomifici è un vero e proprio mercato parallelo, una filiera della truffa a tutti gli effetti”. Dietro gli uffici della formazione superiore bugiarda ci sono agenzie di accreditamento, altrettanto disoneste, che ne certificano la qualità.

Le multe dell’Antitrust

Nelle 73 pagine del libro si ritrovano atenei, per fortuna fermati dal Miur, che già dal nome garantivano sospetti. L’Accademia europea degli studi a distanza, per dire, era collegata alle università particolari di Loja-Ecuador, Nuevo Leòn e dello Shri Lanka. L’Accademia superiore di scienze naturali e psicobiofisiche, poi. La Magna università europea della terza età. L’Università ecologica di Roma-Facoltà di parapsicologia. Ancora la World university roundtable. E la University of aeterna Lucina Vitama, la Libera facoltà di scienze della comunità, il Centro de estudios naturistas dal suono sudamericano. Un florilegio, ecco, di supercazzole finto-accademiche fermate dal Miur tra il 1988 e il 1994: sessanta in tutto. L’Antitrust ne ha invece sanzionate quaranta, per pubblicità ingannevole, dal 1995 al 2017. L’Université européenne Jean Monnet (da non confondere con la Lum Jean Monnet Casamassima di Bari) ha preso quattro multe.

“Negli ultimi anni il fenomeno sta mutando pelle passando dal modello tradizionale di una società gestita da un solo proprietario, e operante in un numero ristretto di mercati”, si legge, “a un modello di fabbrica di titoli costituita da una galassia tentacolare di società riconducibili a diversi Paesi con una miriade di siti web di diverse istituzioni inesistenti”. I titoli prodotti “sono venduti e spesi in una molteplicità di nazioni su scala globale”. Nel 2015 il New York Times disvelò gli affari della pachistana Axact, capace di esportare insieme ai programmi software migliaia di titoli fasull. Erano almeno 370 i siti che li producevano offrendoli poi a scuole, università, agenzie: 270 mila i clienti in 197 Paesi. Il governo albanese, nel 2014, ha chiuso diciotto false università. “Questo mercato erode l’economia accademica regolare e spesso maschera una forte evasione fiscale”.

Il caso del Social college di Fermo

“Repubblica” a partire dal maggio 2016 si è occupata del caso di falsificazione di 411 diplomi per assistenti sociali, rilasciati dal Social college di Fermo (Ab antiqua universitate picena).Quei titoli scolastici all’Università statale di Chieti sono diventate la base per altrettante lauree. Il Social college era insertito nel Centro studi Lattanzi (citato nel libro), che a sua volta controllava improbabili realtà universitarie come la Mons Calpe con sede a Gibilterra, l’Università Mechnikov di Odessa operante a Portici, l’Universidade moderna di Lisbona, quindi l’americana Clayton con amministrazione a San Marino e l’University of the Islands (le ultime due individuate anche da Lantero e Finocchietti). La storia delle lauree a rischio macero dell’Università di Chieti e Pescara trovò una soluzione in extremis quando i ricorrenti scoprirono che i falsi diplomi erano stati successivamente sanati dal Miur.

Nell’ambito paraccademico, spiega infine “Lauree 30 e frode”, all’offerta di titoli fasulli corrisponde una domanda di scorciatoie che arriva da diversi strati sociali. C’è chi ha fretta di fare carriera negli enti pubblici e nelle aziende private e cerca la via breve per ottenere un titolo accademico – la stessa logica che sottende la partecipazione ad alcuni master post-laurea. d’altro canto -. Ci sono, poi, i cacciatori di titoli per pura vanità e narcisismo. “Nel caso di professioni sensibili rispetto a diritti fondamentali come la sicurezza o la salute, un titolo conseguito senza un percorso di studio e una formazione autentici può rappresentare una minaccia per la vita delle persone e per l’intera collettività”.

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