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L’ex manager di Autostrade Castellucci “senza scrupoli per la vita degli utenti”

Dic 3, 2020
Per il tribunale del Riesame di Genova, gli arresti domiciliari sono una misura ormai non più necessaria. Ma l’ordinanza che dispone per l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci “soltanto” una misura interdittiva di 12 mesi, contiene comunque passaggi pesantissimi su uno dei più potenti manager italiani degli anni 2000. E, in generale, sull’operato della società dei Benetton almeno fino a quando i magistrati e la Guardia di Finanza genovesi hanno scoperchiato il vaso di Pandora.

Secondo i giudici che hanno ordinato il “divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale di ingegnere nonché di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche, private o pubbliche, e delle imprese”, da ben tre inchieste con Castellucci e la “sua” Aspi attualmente indagati emerge “la persistente totale mancanza di scrupoli per la vita e l’integrità degli utenti delle autostrade compiendo azioni ed omissioni in concorso relative a praticamente tutti i tipi e gli oggetti di manutenzione ed adeguamento nell’ambito della gestione delle autostrade, condotte volte tutte a una poliedrica e persistente politica del profitto aziendale”, “perseguito anche attraverso condotte delittuose. Ovviamente neppure può dirsi che le condotte illecite siano state da lui tenute solo nell’interesse di terzi, in quanto i soddisfatti azionisti di maggioranza avevano modo di compensarlo adeguatamente”.

Castellucci infatti, si apprende oggi per la prima volta, non solo è indagato per il crollo di ponte Morandi e per le barriere anti-rumore pericolose e fuori norma, procedimento per il quale è stato arrestato ormai due settimane fa. Ma anche nella “vicenda relativa alla lacunosa manutenzione del sistema di gallerie gestite sempre da Aspi, costellata da falsi rapporti circa lo stato della rete viaria”.

In un tale, desolante quadro, i giudici Massimo Cusatti (presidente), Cristina Dagnino (relatore) e Valentina Vinelli, scrivono come anche dopo il crollo di ponte Morandi Castellucci continui a perseguire gli interessi del gruppo. E lo faccia “nonostante la consapevolezza delle responsabilità per assoluta inadeguatezza delle manutenzioni, con evidente violazione della convenzione di concessione e – quindi – sua potenziale decadenza”.

E allora ecco i già noti contatti con il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti con cui parlare della disastrata Banca Carige, oppure le incursioni continue nelle trattative su Alitalia. E non solo gli incontri con il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, ma anche i contatti con Cassa Depositi e Prestiti. Scrive il tribunale del Riesame: “Nel marzo del 2020 il riesaminato instaurava contatti anche con il management di Airfrance e con il presidente di Cassa depositi e prestiti, si noti quest’ultima interessata a subentrare nel capitale di ASPI, con evidente speranza di Castellucci di ritornare ad avervi ruolo, nonostante la cessazione dagli incarichi per Aspi”.

Poi c’è il processo sulla strage di Avellino: “Si ricava chiaramene che Berti e Castellucci, coimputati con altri, erano stati difesi nel processo di Avellino, nel quale Aspi era responsabile civile, seguendo una linea difensiva evidentemente comune, che mirava a non far emergere che i vertici di Aspi fossero informati circa le concrete e singole vicende di cattiva manutenzione di ciascun tronco, difendendo in tal modo anche la società e le sue casse. È chiaro che dalle intercettazioni riportate Castellucci si è avvantaggiato di tale linea difensiva, che del tutto verosimilmente ha contribuito a determinarne l’assoluzione in primo grado”.

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