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Legge sull’eutanasia, il 24 giugno alla Camera ma è scontro tra Lega e 5 Stelle

Giu 17, 2019

ROMA – Il 24 giugno alla Camera è prevista in calendario la discussione di una legge sull’eutanasia. La corte costituzionale ha infatti dato tempo al parlamento fino a settembre per legiferare, altrimenti, ancora una volta, sarà la magistratura a riempire il vuoto della politica in materia di diritti civili. L’appuntamento è stato fissato per lunedì prossimo in aula. Peccato che un testo unico da discutere e votare, elaborato partendo alle diverse proposte di legge dalle commissioni giustizia e affari sociali, non ci sia proprio. All’interno della maggioranza gialloverde, ancora una volta, le posizioni sono infatti nette e opposte e il lungo lavoro di mediazione non ha portato ancora a risultati. Il fine vita diventa un nuovo oggetto di scontro nel governo, tra punti di vista lontanissimi.

I cinque stelle sono infatti per una legge che consenta la dolce morte a maggiorenni , malati terminali e in ospedali pubblici, la Lega invece sembra voler cancellare con un colpo di spugna diritti già acquisiti, il riconoscimento della libertà di scelta e di cura anche nel fine vita. La proposta della Lega prevede infatti che sia impossibile per i malati rinunciare a nutrizione e idratazione, come invece previsto dalle Dat, dichiarazioni anticipate di trattamento approvate due anni fa per lasciare scritte le nostre volontà in materia di cure nel caso in cui non potessimo parlare.

Al momento infatti ci sono diverse proposte, oltre al disegno di legge di iniziativa popolare dell’Associazione Coscioni firmato da oltre 130mila persone. La prima è stata l’11 febbraio quella presentata da Andrea Cecconi del Gruppi misto che parla del diritto ad una morte dignitosa, del diritto di ogni individuo, in grado di intendere e volere non di scegliere le modalità di interruzione della propria vita in caso di patologie non curabili in fase terminale. Cecconi chiede che l’eutanasia avvenga in strutture pubbliche e sia garantita dal servizio sanitario nazionale. Per questo le accuse di omicidio del consenziente, aiuto o istigazione al suicidio non si applicano al personale sanitario.

Il 30 maggio un gruppo di deputati del Movimento cinque stelle capitanati da Sarli,Trizzino e Sportiello, ha presentano una proposta che contempla suicidio assistito ed eutanasia, in cui si parla del diritto della persona ad autodeterminarsi nella scelta dei trattamenti sanitari, compresi quelli finalizzati al suicidio assistito ed eutanasia. Uguale la figura che può chiedere la morte. Maggiorenne malato terminale ma non affetto da patologia su natura psichiatrica o psicologica. La proposta disciplina l’obiezione di coscienza per il personale sanitario, ma l’ospedale è tenuto a garantire comunque il rispetto del desiderio del paziente che vuole morire, che deve essere messa nei lea, i livelli essenziali di assistenza.

Di tutt’altro tono la proposta di legge leghista che vede tra i primi firmatari Pagano. Turri, Panizzut. L’obiettivo dichiarato è infatti evitare derive eutanasiche. E quindi vietato rinunciare a nutrizione e idratazione con l’obiettivo di far “prevalere le ragioni della vita sulla base della scienza e coscienza del medico”. Come se non fosse il paziente a dover avere l’ultima parola sul suo destino e i suoi desideri qualcosa di trascurabile.

Nella proposta di legge dei leghisti c’è l’idea semplicemente di limitarsi ad attenuare il reato di aiuto al suicidio che ora prevede condanne fino a 12 anni. L’idea è di attenuare la pena per chi convive stabilmente col malato in base al fatto che chi lo compie è condizionato dal grave turbamento determinato dalla sofferenza altrui e la seconda se il malato ha una patologia è irreversibile e fonte di intollerabile sofferenza.

Ed è su questo punto che stanno lavorando i mediatori. Anche perché il Pd non ha presentato proposte ma sembra interessato alla depenalizzazione del reato. E così, visto le posizioni delle forze in campo l’eutanasia difficilmente arriverà in aula, al massimo, dicono gli esperti, si arriverà a depenalizzare il reato di aiuto al suicidio. Che è cosa ben diversa di avere una dolce morte garantita in ospedale, organizzata, visto che i farmaci per il suicido assistito solo lì possono essere usati e consegnati dalle farmacie.

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