• 24 Aprile 2024 9:40

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Le borse e la maledizione dei dito grasso: da Wall Street a Seul un’epopea di buchi miliardari

Apr 12, 2018

MILANO – La maledizione del dito grasso colpisce ancora, manda in tilt un’altra Borsa (dopo Wall Street, Londra e Tokyo ora è toccato a Seul) e trasforma per 37 lunghissimi minuti in multimilionari duemila dipendenti di una banca d’affari coreana. Il problema è stato lo stesso di sempre quando in ballo c’è questa sindrome: un impiegato che causa distrazione o un indice troppo grosso rispetto ai tasti del computer (fat-finger error, lo chiamano gli anglosassoni) mette nel sistema un ordine sbagliato. Trasformando una normalissima operazione azionaria in una mezza catastrofe finanziaria.

Il caso di questa settimana – teatro gli uffici anodini della Samsung Securities – è da manuale. La filiale del colosso elettronico asiatico ha deciso di premiare i suoi dipendenti con un dividendo in azioni per un valore complessivo di 2,8 milioni di won (circa 1.300 dollari a testa) e ha affidato a uno dei suoi trader più fidati il compito di prelevare i titoli dalla tesoreria e trasferirli direttamente nei conti di ogni singolo lavoratore. In teoria un gioco da ragazzi. In realtà un incubo. Il broker – una volta davanti alla tastiera – è andato in confusione. E invece che prelevare azioni per 2,8 milioni di won, ha distribuito 2,8 milioni di azioni, valore totale 105 miliardi di dollari. Ogni dipendente della Samsung Securities si è trovato sul conto in banca all’improvviso 57 milioni di dollari. Una fortuna.

Gli ispettori della società hanno impiegato 37 minuti per capire che qualcosa non era andato per il verso giusto. E in questo lasso di tempo i neo-milionari più rapidi e smaliziati, avvisati magari da un messaggio sul telefonino dell’improvviso Bingo, hanno cercato di vendere le azioni. L’operazione non è andata a buon fine. La società è riuscita grazie all’intervento delle autorità monetarie a bloccare le transazioni un attimo prima del patatrac. E i 19 dipendenti che hanno provato a vendere i titoli sono stati addirittura sospesi per infedeltà aziendale.

Il dramma di Seul non è il primo e non sarà certo l’ultimo caso della maledizione del dito grasso. Anzi, la storia delle Borse mondiali, dall’avvento dei computer e del trading automatico e senza troppi controlli, è piena di incidenti di percorso di questo tipo. Il primo, forse premonitore visto la protagonista, è stato alla Lehman. Nel 2001 un broker della banca d’affari Usa ha schiacciato troppe volte lo zero senza accorgersene alzando da 4 milioni a 4 miliardi un ordine di vendita su 100 titoli della City che ha provocato un crollo per qualche decina di minuti di 100 punti dell’indice.

A pasticciare con la tastiera nel 2005 è stato un trader della giapponese Mizhuo. Doveva vendere una azione della agenzia interinale J-Com per 610mila yen (la sua quotazione in quel momento a Tokyo) e invece ha venduto 610mila azioni a 1 yen. Una piccola distrazione costata alla banca perdite per 350 milioni. E’ andata un po’ meglio quattro anni dopo all’impiegato dell’Ubs che – causa il solito equivoco sugli zeri – ha ordinato 31 miliardi di bond invece dei 310mila previsti dal contratto che doveva eseguire. L’operazione, per sua fortuna, è stata fatta a mercati chiusi e i sistemi di controllo interni della banca svizzera hanno consentito di intervenire prima che andasse a buon fine.

Il caso più clamoroso di fat finger error è quello che è accaduto sempre nella capitale nipponica alle 9,25 del primo ottobre 2014 quando sugli schermi del circuito telematico del Kabutocho è apparso uno strabiliante ordine d’acquisto per titoli azionari pari a 617 miliardi di dollari. Protagonista un misterioso acquirente che voleva comprare tra l’altro , stando al sistema, il 57% della Toyota e il 45% della Canon. Troppa grazia per essere vero e anche qui le autorità sono riuscite a intervenire per bloccare l’ordine. Vittima del dito grasso è stato anche il junior trader della Deutsche Bank che nel 2015, con il suo capo in vacanza, ha trasferito in sbaglio 6 miliardi di dollari su un conto di un hedge fund o l’ignoto operatore che in una notte dell’ottobre 2017 ha messo in rete un clamoroso ordine di vendita della sterlina che ha affondato per un paio di minuti del 10% la valuta inglese. Portandola a un dito, è il caso di dirlo, dal baratro.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close