L’autopsia su Willy. “Fu massacrato di botte, gli organi irriconoscibili”

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Così, senza un perché. Era il 6 settembre scorso, Willy aveva 21 anni e origini capoverdiane, era intervenuto in una rissa per aiutare un suo vecchio amico. Ne è uscito senza vita. Per il suo omicidio sono stati arrestati i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. Eccezione fatta per quest’ultimo che ha fatto ammissioni e ha ricostruito cosa successo quella notte, gli altri tre indagati hanno sempre detto di non aver preso parte alla rissa, di non avere alzato un dito su Willy.
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Il professore Saverio Potenza, consulente nominato dalla procura di Velletri, si è trovato davanti a un corpo martoriato. Così martoriato da non riuscire a trovare la causa precisa della morte che, secondo lui, è attribuibile a una tra due lesioni: quella al cuore o quella al collo. O forse anche alla sinergia di entrambe.
Pur usando un linguaggio scientifico, il professionista è riuscito a descrivere quella violenza folle. Tra emorragie a cuore, polmoni, pancreas, milza. “Si tratta – scrive di una lesività a prevalente espressione viscerale, caratterizzata da aree di infiltrazione emorragica del diversi organi ed appartati coinvolti che, per le loro caratteristiche quali-quantitative, risulta compatibile con l’azione di uno o più mezzi di natura collusiva che hanno attinto il soggetto in più distretti corporei e patitamente in corrispondenza del capo e del collo, della regione toracica e di quella addominale “.
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Insomma, lo hanno picchiato ovunque: la lista delle lesioni interne ed esterne è lunghissima. Il medico legale non ha dubbi sull’origine di quelle ferite: ” Mezzi contusivi caratterizzati da significativa energia lesiva che debbono aver agito attingendo il soggetto in maniera cronologicamente concentrata, seppure in tempi rapidamente subentranti, sui diversi distretti corporei”. Una raffica veloce e violentissima.
Il professore esclude la versione di una caduta accidentale o di un “unico urto al suolo”: queste ipotesi non sono compatibili con i segni sul corpo del ragazzino. “Si deve, al contrario, ipotizzare – conclude l’azione di uno o più mezzi contusivi caratterizzati da superfici relativamente contenute e prive di particolari asperità e che appaiono pienamente compatibili anche con l’uso di mezzi da offesa naturali, quali l’uso di pugni e/o calci”.