FARO DEI PM DI ROMA
Il dossier giunge da un’inchiesta dello Stato Maggiore e si concentra sugli abusi e sulle attestazioni false compiute. I pm di Roma hanno avviato delle verifiche
17 gennaio 2020
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Su 16.500 alloggi che il ministero della Difesa mette a disposizione dei militari, sono 3.600 quelli irregolarmente occupati da militari che non ne hanno titolo. Il dossier giunge da un’inchiesta dello Stato Maggiore e si concentra sugli abusi e sulle attestazioni false compiute, comprese quelle riguardanti le cosidette “fasce protette”. Si tratta, in alcuni casi, di beni in zone di pregio, con canoni di affitto inferiori a quelli di mercato.
Dossier sotto la lente dei pm di Roma
I pm di Roma hanno aperto un fascicolo e avviato delle verifiche. Sono stati i sottosegretari del governo gialloverde Angelo Tofalo (M5S) e Raffaele Volpi (Lega) a gestire il dossier diviso per Regione con la mappa degli alloggi: un vero e proprio censimento dello Stato Maggiore che fa emergere gravi abusi e definisce l’identikit degli abusivi.
Il dossier Trenta
A novembre, a seguito di un esposto del sindacato militare, i pm di Roma hanno aperto una indagine conoscitiva sulla vicenda della casa dell’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta: la pentastellata viveva ancora nell’alloggio “di servizio” che era stato assegnato al marito quando era al governo. Pochi giorni dopo, in un’intervista a Radio 24 Trenta aveva annunciato: «Mio marito ha presentato rinuncia per la casa».
Coinvolti militari congedati o in pensione
Secondo quanto emerge sono in genere militari che si sono congedati oppure sono andati in pensione; figli di soldati deceduti o vedove che spesso non avrebbero effettuato la comunicazione agli uffici competenti; dipendenti civili, spesso trasferiti in altri ministeri o addirittura non più al servizio dello Stato.
Quattro anni fa l’allarme della Corte dei conti
La Corte dei Conti quattro anni fa aveva lanciato l’allarme sulle occupazioni senza titolo: cinquemila, che sono state abbandonate di fatto perché mancavano i soldi per la manutenzione. La Corte aveva inoltre denunciato «la gravità della situazione, che necessita di interventi chiari, precisi e puntuali e che vede oltre la metà degli alloggi esistenti indisponibili per il loro naturale impiego, perché occupati “sine titulo” o perché in attesa di lavori di ripristino».