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La corsa delle pensioni di invalidità. In Calabria il doppio dei casi dell’Emilia Romagna

Dic 5, 2017

MILANO – Avezzano, Abruzzo: da nove anni, un ex professore incassava la pensione di invalidità civile ma riusciva ad amministrare un centro di riabilitazione ben più remunerativo. Le Fiamme gialle, che ne hanno seguito i movimenti accertando che era tutto fuorché inabile e compiere i gesti di tutti i giorni, gli hanno sequestrato 200mia euro. Ad Ascea, in Campania, un 35enne cieco “assoluto” riusciva comunque ad accompagnare il figlio all’autobus, giocare a carte e perfino firmare un verbale che la Guardia di finanza gli aveva staccato durante un controllo sulla regolarità degli scontrini. La stessa Gdf che, constatata la contraddittorietà dei suoi comportamenti rispetto allo status formale di non vedente, gli ha infine contestato di aver incassato, dal 2012, 60mila euro di indennità illegittime. In Sicilia, a Messina, i carabinieri hanno appena pizzicato una collaudata associazione a delinquere che – grazie a medici e avvocati – attestava false patologie sulla base di un tariffario degno del miglior studio professionale.

Nell’Italia che dibatte dei correttivi alle pensioni con un pacchetto da 300 milioni di euro, si riaccende la spia dell’erogazione di prestazioni agli invalidi civili (pensioni e indennità accompagnamento) secondo maglie troppo larghe. Una partita che vale ben più risorse. Ne è convinto Carlo Cottarelli, ex commissario alla revisione della spesa ed economista del Fmi, che ha da poco lanciato l’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani presso l’Università Cattolica di Milano.

Secondo i numeri messi in fila dall’Osservatorio, dopo una stabilizzazione avviata nel 2010 – quando nelle Commissioni che validano le domande è entrato un medico dell’Istituto – seguita da qualche anno di tregua, dal 2014 la curva della spesa per invalidi civili dell’Inps è tornata a impennarsi. La stima è che quest’anno si chiuderà a 17,8 miliardi, 700 milioni in più del 2014. Nell’arco di 15 anni l’esborso è salito del 60 per cento. Se quattro anni fa erano attive 4.670 prestazioni ogni 100mila abitanti, ora siamo saliti oltre 5mila. L’amara percezione è che l’andamento “rifletta ancora logiche clientelari”, dice Cottarelli.

Come per molti indicatori, anche alla voce degli invalidi il Paese è spaccato. E gli estremi si allontanano sempre più. L’andamento delle prestazioni ha viaggiato al doppio proprio laddove era già anomalo il numero di partenza. In Calabria, nel 2014 le pensioni di invalidità superavano quota 7mila ogni 100mila abitanti, record in Italia. Da allora l’aumento è stato di 686 unità ogni 100mila persone, contro una media nazionale di 390. Oggi, in rapporto alla popolazione, la Calabria ha il doppio delle prestazioni dell’Emilia Romagna, il territorio più virtuoso. Seguono: Sardegna, Umbria e Puglia.

Il fenomeno, annota l’ex commissario, è “particolarmente odioso perché, oltre ad accrescere la spesa pubblica, sottrae risorse a chi avrebbe bisogno di maggiore assistenza”. Non è un caso che mentre la cronaca raccontava degli episodi-scandalo di cui sopra, a Firenze una coppia di invalidi si rivolgeva al Comune disperata perché metteva insieme appena 500 euro, tra marito e moglie, insufficienti a vivere decorosamente. E dire che i denari a disposizione andrebbero centellinati: come denunciato nella recente Giornata internazionale della disabilità, nel 2015 l’Italia ha destinato a quella voce 27,7 miliardi di euro pari all’1,7 per cento del Pil. Per la stessa funzione, in Europa si spende in media il 2 per cento del reddito nazionale.

Alla voce della spesa sanitaria, previdenziale e per le prestazioni sociali agevolate – nella quale rientrano anche i falsi invalidi – le Fiamme gialle hanno dedicato quasi 15mila controlli lo scorso anno, denunciato oltre 17mila persone e accertato frodi per più di 163 milioni di euro, facendo scattare il sequestro su 23,5 milioni. Dall’introduzione nelle commissioni di un rappresentante dell’Istituto previdenziale, si è dimezzata la quota di ricorsi contro le mancate erogazioni accolti in sede di contenzioso giudiziale. Significa che un po’ di potere di contrasto è stato messo in campo. Ma non basta. Secondo Cottarelli, la “via per ridurre gli abusi” passa attraverso “la centralizzazione delle decisioni di erogazione delle prestazioni di invalidità e dei successivi controlli, aumentando i poteri dell’Inps”. Una strada intrapresa in Calabria, dove il commissario ad acta ha stipulato un’intesa con l’Istituto per il controllo degli invalidi civili, contro il quale la Regione aveva fatto ricorso al Tar. Battaglia giunta fino al Consiglio di Stato, e risolta in favore dell’accordo nelle scorse settimane. Dai dati raccolti da Cottarelli è evidente che urge accelerare in quella direzione.

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